domenica 22 novembre 2015

PIETRO MARCELLO E LA SUA (NOSTRA) ITALIA "BELLA E PERDUTA"

Di Diego Del Pozzo

Il nuovo film di Pietro Marcello, scritto assieme a Maurizio Braucci è un magnifico esempio di quello che Pasolini definì "cinema di poesia".
Un orgoglioso bufalo campano di nome Sarchiapone (che parla con la voce di Elio Germano), la dolente e irriverente maschera tradizionale di Pulcinella posta al confine tra mondo dei vivi e dei morti (ne è interprete un ottimo Sergio Vitolo), la purezza rara dell'Angelo di Carditello (il compianto Tommaso Cestrone, purtroppo morto durante le riprese), la stessa Reggia borbonica di Carditello e il territorio circostante (una volta noto come "Campania Felix" e oggi come "Terra dei Fuochi"), utilizzati quali metafore-emblemi del rapporto irrisolto tra l'uomo e il mondo che lo circonda, sono protagonisti di un apologo affascinante e di grande originalità tematica e, soprattutto, formale che, come sempre accade nel cinema del regista casertano, abbatte i confini (ma quali, poi?) tra documentario e ricostruzione finzionale per abbandonarsi alla piacevole ma rischiosa ricchezza dell'imprevisto e della riscrittura in itinere.
"Bella e perduta" è un fantasy visionario e un road movie dell'anima, ma anche un film arrabbiato (negli anni Settanta si sarebbe detto "d'impegno civile") e un atto d'accusa nei confronti di istituzioni disattente verso le tante bellezze ambientali e storico-monumentali che in Italia spuntano un po' dovunque e che, in un Paese più furbo e lungimirante, sarebbero motivo d'orgoglio e fonti di ricchezza.
Marcello e Braucci, miscelando generi e formati, riferimenti culturali e suggestioni arcane, Mito e Storia consegnano al cinema italiano ed europeo una riflessione avanzata su ciò che vuol dire lavorare oggi con le immagini in movimento. E, al tempo stesso, costringono gli spettatori a specchiarsi negli occhi del bufalo Sarchiapone, guardarsi dentro e confrontarsi con lo spaesamento che, fondamentalmente, caratterizza le loro (nostre) esistenze quotidiane.

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martedì 3 novembre 2015

SPRINGSTEEN, PORTELLI E UN INCONTRO SULL'AMERICAN DREAM

Da Rock Around the Screen

Mercoledì 4 novembre, all’Accademia di Belle Arti di Napoli è in programma una giornata di studio per riflettere sull’american dream e sulle sue promesse mancate, attraverso la musica, il cinema, la letteratura e la storia sociale. 
Intitolata opportunamente Bruce Springsteen e lo “sfuggente sogno americano” (con riferimento a quel “runaway american dream” citato nella hit Born to Run) e organizzata dal Triennio di Fotografia, Cinema e Televisione (cattedre di Storia e teoria dei nuovi media e Teoria e analisi del cinema e dell’audiovisivo), la giornata ha come occasione la presentazione a Napoli del nuovo libro di Alessandro Portelli, Badlands. Springsteen e l’America: il lavoro e i sogni, edito da Donzelli.
Portelli ne dialogherà, alle 17 nel teatro “Niccolini” dell’Accademia, con i docenti Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito (curatori del libro Il cinema secondo Springsteen, Mephite/Cinemasud, 2012), moderati dal saggista e critico Stefano Fedele. La presentazione sarà preceduta, alle 15, dalla proiezione del film La rabbia giovane (Badlands, 1973) di Terrence Malick e di alcuni videoclip di Springsteen.
Alessandro Portelli è un fan specialissimo del rocker del New Jersey. Considerato tra i fondatori della storia orale, è professore di Letteratura angloamericana all’Università “La Sapienza” di Roma, ha fondato e presiede il Circolo Gianni Bosio per la conoscenza critica e la presenza alternativa della cultura popolare; e collabora con la Casa della Memoria e della Storia di Roma e col quotidiano il manifesto.
Col suo nuovo libro, slittando dalla musica alla letteratura e dalla storia al presente, mette la sua nota affabulazione al servizio del cantore dell’America che più ama, quella tutta fondata sul lavoro; un’America in cui la promessa della mobilità sociale e della realizzazione di sé è spesso frustrata e tradita e nella quale il “sogno americano” si fa ogni giorno più sfuggente. Attraverso una rilettura dei testi che Portelli sa ancorare al contesto culturale e storico, il libro guarda al mondo di Springsteen sotto la lente del lavoro che divora le vite dei suoi personaggi; ma mette in evidenza anche il sound travolgente dell’artista americano, capace di evocare, nonostante tutto, l’orgoglio di essere ancora vivi e di non arrendersi mai.