domenica 17 marzo 2019

LA MARVEL OMAGGIA L'INDIE U.S.A. ANNI '90 CON "CAPTAIN MARVEL"

Di Diego Del Pozzo

Captain Marvel è una origin story tutta al femminile godibile e divertente, che - ambientata nel 1995 - dice cose importanti sulla continuity del Marvel Cinematic Universe e impone all'attenzione un personaggio che, quasi certamente, sarà decisivo nell'evoluzione di questo universo narrativo, affidandolo peraltro a un'attrice brava e "in parte" come Brie Larson (molto meglio in abiti civili che col super-costume, però).
Ma, a mio avviso, il film diretto da Anna Boden e Ryan Fleck è anche (o soprattutto?) un'intelligente riflessione sul periodo - la prima metà degli anni Novanta - nel quale la scena indie americana cinematografica e musicale viene inglobata dall'industria dell'entertainment globale e trasformata nel nuovo mainstream del Terzo millennio. In tal senso, il profluvio di citazioni nineties è assolutamente pregnante e non fine a se stesso.
Poi, onestamente, la caratterizzazione rock del personaggio di Carol Danvers e la sua predilezione per i Guns n' Roses (certificata dalla scena nella quale la si vede in una foto, con tanto di maglietta ufficiale e bandana alla Axl Rose, risalente agli anni di Appetite for Destruction e Lies) sono davvero fantastiche, così come il più bel cameo (meta-testuale) di Stan Lee in un film Marvel, con lui colto in metropolitana, impegnato a ripetere le sue battute, mentre si reca sul set di Mallrats di Kevin Smith (in Italia Generazione X), film che negli Stati Uniti esce a ottobre 1995 e che s'inserisce alla perfezione nel ragionamento di cui sopra sul rapporto indie-mainstream.
Tra l'altro, volendo divertirsi un po' con la timeline del Marvel Cinematic Universe (ma questa è roba da nerd), proprio il cameo di Smilin' Stan permette di circoscrivere con precisione l'azione di Captain Marvel in un periodo di circa cinque settimane compreso tra il 6 marzo e il 12 aprile 1995, le date di inizio e fine riprese del film di Smith secondo IMDB.
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