giovedì 18 novembre 2010

CAMUS-PASOLINI: INTERVISTA A STANISLAS NORDEY

Di Diego Del Pozzo

Grazie alla sua storica versione teatrale di Bestia da stile, messa in scena nel 1992 nella sezione "Off" del Festival di Avignone, Stanislas Nordey ha il merito di aver fatto scoprire alla Francia il Pier Paolo Pasolini autore teatrale, fino ad allora mai rappresentato sui palcoscenici dell'Esagono, dov'era conosciuto e ammirato soprattutto come poeta e cineasta. Da allora, il teatro pasoliniano ha accompagnato l'intera carriera di Nordey, quarantacinquenne attore e regista premiato, negli anni, con riconoscimenti teatrali prestigiosi come il Laurence Olivier Award e il premio Georges Lerminier del Syndicat de la Critique. Nordey (qui nella foto), reduce dalla regia teatrale de I giusti di Albert Camus, è intervenuto alle Giornate Camus-Pasolini, organizzate a Napoli dall'Istituto francese Grenoble, con le Università Federico II, L'Orientale, Paris 3 e Amiens, la Fondazione Banco di Napoli, la Cineteca di Bologna (per il Fondo Pasolini) e Sofia. In particolare, ha partecipato alla giornata inaugurale della manifestazione, dedicata al tema Mettere in scena Camus e Pasolini, del quale ha discusso con Maurizio Scaparro, Orlando Cinque e Laura Angiulli.
Cosa hanno in comune, dunque, il teatro di Camus e quello di Pasolini?
"Ben poco, perché perseguono fini differenti, pur rifacendosi entrambi alla tragedia antica. Pasolini rivendica le difficoltà del suo linguaggio teatrale, mentre Camus riesce ad abbinare facile e difficile. Più in generale, invece, entrambi sono sempre stati considerati degli eclettici, se visti dall'esterno, per aver frequentato regolarmente linguaggi artistici diversi. In realtà, tutti e due hanno saputo declinare le proprie ossessioni in forme differenti, abbinando spesso saggio e narrazione con rara efficacia".
Negli anni, il teatro pasoliniano ha fatto quasi da bussola al suo percorso artistico.
"Ho iniziato proprio con lui, mettendo in scena Bestia da stile nel 1992. Poi, sono seguiti Calderon, Pilade, Porcile e il ruolo da attore in Orgia: insomma, ho lavorato su cinque dei sei testi teatrali di Pasolini. Ma non è solo questo, perché ho basato la mia stessa estetica sul suo manifesto teatrale, portandone le indicazioni sulla scena francese e contribuendo, in qualche modo, alla ridefinizione dei ruoli di attori e regista secondo le modernissime intuizioni pasoliniane. Nel corso degli anni, quindi, ho orientato le mie scelte artistiche basandomi sul suo linguaggio e ho sempre utilizzato Pasolini come parametro di riferimento anche quando mi sono confrontato con testi di altri autori".
Cosa la colpisce di più dell'opera pasoliniana?
"Certamente la sua straordinaria capacità di abbinare forza poetica e analisi politica. Tra i suoi tanti aspetti differenti, comunque, io preferisco il Pasolini poeta. Amo molto, però, anche il suo cinema. In particolare, un film come Salò, inconoscibile e controverso a ogni nuova visione".
Dopo la regia de I giusti di Camus, che le è valso il premio Georges Lerminier, ha in programma un ritorno a Pasolini?
"In effetti sì, perché ho in mente di fare qualcosa da Petrolio, uno tra i suoi testi più dirompenti. Però, sto lavorando anche a una versione de La metamorfosi di Kafka e alla commedia Trovarsi di Pirandello".
Dopo gli incontri ospitati dal Grenoble e dedicati al teatro e al cinema dei due autori, le Giornate Camus-Pasolini si concludono oggi (a partire dalle 9.30), a Palazzo Giusso dell'Orientale (largo San Giovanni Maggiore, 30), con la tavola rotonda Il mito e la tragedia.
Ps: Una versione più breve di questa intervista è stata pubblicata ieri sul quotidiano Il Mattino.

Nessun commento:

Posta un commento