lunedì 1 novembre 2010

SERIE TV: "THE WALKING DEAD" E' UN CAPOLAVORO

Di Diego Del Pozzo

Inutile girarci troppo intorno: The Walking Dead è un capolavoro e si candida fin d'ora - se le premesse del pilot saranno mantenute - a essere inclusa nel ristretto novero delle migliori serie televisive horror di sempre. Tratta dal premiatissimo fumetto di Robert Kirkman edito negli Stati Uniti dalla Image Comics e in Italia da SaldaPress, la serie andata in onda per la prima volta ieri sera Oltreoceano sul network AMC (lo stesso di Mad Men) fissa nuovi standard qualitativi nel settore dell'orrore seriale per lo schermo catodico. Gli appassionati italiani potranno vederla stasera, alle ore 22.45, sul canale Fox del pacchetto Sky, a sole 24 ore di distanza dal debutto statunitense.
The Walking Dead colpisce, innanzitutto, per l'ambiziosa messa in scena da kolossal cinematografico, esaltata ancora di più dal formato "extralarge" dell'episodio pilota, lungo quasi settanta minuti (novanta con le pubblicità). In tal senso, i nomi della co-produttrice Gale Anne Hurd (quella, per citare alcuni titoli, della saga di Terminator e di Aliens - Scontro finale) e, soprattutto, di Frank Darabont (Le ali della libertà, Il miglio verde, The Majestic) come ideatore, co-produttore e sceneggiatore della serie, oltre che regista del primo episodio, costituiscono garanzie assolute. Tra l'altro, il pilot si giova enormemente della straordinaria dimestichezza di Darabont con le ambientazioni periferiche e rurali cariche di mistero e di minaccia, come dimostra la filmografia precedente dell'autore di origini franco-ungheresi; e acquisisce ulteriore peso grazie alla qualità della magnifica fotografia del veterano David Tattersall e alla scelta di limitare al minimo il ricorso agli effetti speciali e girare, invece, quasi tutto in esterni, nella Georgia placida delle cittadine di campagna ma anche in una Atlanta post-apocalittica assolutamente credibile e realistica. La fluidità della regia di Darabont, la raffinatezza della sua scrittura, la capacità di tenere sempre viva la suspence (magistrali, in tal senso, le sequenze nell'ospedale e quelle dell'arrivo ad Atlanta) giocando con i silenzi inquietanti e con i continui chiaroscuri della colonna sonora di Bear McCreary, la sensibilità con la quale vengono indagate le personalità dei vari caratteri contribuiscono a fare di The Walking Dead una "quality series" tra le più rilevanti di questa nuova Golden Age of American Television.
Non ho ancora detto, volutamente, che questa serie parla di zombie. Perché lo fa alla maniera di George Romero, cioè utilizzandoli come figure simboliche della nostra sfilacciata contemporaneità: "Un buon film di zombie - sottolinea, infatti, Robert Kirkman, l'autore del fumetto di riferimento, anch'egli tra i co-produttori del tv show - riesce a farci vedere come siamo messi male. Mette in discussione il nostro ruolo nella società e quello della nostra società nel mondo". La trama della serie è incentrata sulle vicende di un gruppo di sopravvissuti a una misteriosa Apocalisse, che ha lasciato dietro di sé un mondo in bilico tra la vita e la morte, popolato da zombie contro i quali i pochi esseri umani ancora non contaminati devono combattere per poter semplicemente continuare a vivere. A guidare il gruppo di superstiti è Rick Grimes, un vice-sceriffo di polizia di provincia, risvegliatosi - nell'episodio pilota - da un coma durato mesi e precipitato all'improvviso in un mondo decisamente diverso da come lui lo ricordava: un inferno nel quale i morti camminano sulla terra. Nel ruolo principale, si distingue un ottimo Andrew Lincoln, misconosciuto e sorprendente attore inglese che riesce a reggere quasi soltanto sulle proprie spalle l'intero episodio pilota.
La prima stagione di The Walking Dead è composta da soli sei episodi, ma il network AMC ha già commissionato agli autori un secondo ciclo, per la gioia dei tantissimi fans.

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