giovedì 8 settembre 2011

ALLA MOSTRA DI VENEZIA ARRIVA "HOLLYWOOD INVASION"!

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 8 settembre 2011)

Tre decenni di rapporti tra cinema americano ed europeo, inseriti nel più ampio contesto delle relazioni sociali e culturali tra nuovo e vecchio continente, riprendono vita nei 60 minuti di Hollywood Invasion, il documentario scritto e diretto dal critico cinematografico napoletano Marco Spagnoli, con produzione e distribuzione di NbcUniversal e musiche di Pivio e Aldo De Scalzi, in programma giovedì alla Mostra di Venezia come evento speciale della sezione Controcampo italiano. Dopo l’anteprima mondiale al Lido, poi, il film andrà in onda in prima tv il 21 settembre alle 21.15 su Studio Universal.
“Ma il mio - anticipa Spagnoli - vuol essere, più che altro, un “controcampo americano”, poiché Hollywood Invasion è un progetto complementare a un altro mio lavoro di due anni fa, Hollywood sul Tevere, rispetto al quale attinge allo stesso periodo storico, quello compreso tra anni ’50 e ‘70, raccontandolo però dal punto di vista americano invece che europeo come nel precedente documentario”. L’autore, infatti, ripercorre trent’anni di grande cinema internazionale attraverso materiali spesso inediti tratti da reportage e servizi televisivi del network statunitense Nbc, “che se da un lato - precisa - confermano la potenza invasiva delle produzioni hollywoodiane in Europa, dall’altro testimoniano la fascinazione nei confronti dei talenti europei, capaci a loro volta di “invadere” l’immaginario collettivo statunitense, segnandolo in profondità grazie al carisma e talento”. E se il precedente documentario era nato scavando nell’archivio Luce a Cinecittà, stavolta Spagnoli ha lavorato a New York all’interno dell’immenso archivio NbcUniversal, quasi tutto inaccessibile al pubblico e, dunque, pieno di sorprese inattese e gemme rare.
Tra gli inediti più sorprendenti ce n’è uno ambientato a Napoli: il lungo filmato televisivo a colori della visita in città del presidente americano John Fitzgerald Kennedy il 2 luglio 1963. “Quando l’ho visto - spiega Spagnoli - sono sobbalzato sulla sedia, perché sembravano le immagini di quattro mesi più tardi a Dallas, quando Kennedy fu assassinato. Naturalmente, però, lo sfondo del centro di Napoli è inconfondibile, come dimostrano i minuti del corteo tra piazza Plebiscito e piazza Garibaldi montati nel film. Queste immagini, tra l’altro, hanno anche un valore storico, perché Napoli fu l’ultima tappa dell’ultimo viaggio europeo di Kennedy prima della morte”. Ma quando si parla di rapporti tra l’Italia e Hollywood negli anni Sessanta, il primo nome che viene in mente è quello di una star globale di origini napoletane come Sophia Loren, non a caso effigiata sul manifesto di Hollywood Invasion. “Nel film - conferma Spagnoli - lei compare ben tre volte. In particolare, risulteranno sorprendenti le immagini tratte da una biografia televisiva della Nbc, con la Loren intervistata nel 1962 sul set parigino del film di Anatole Litvak Il coltello nella piaga, dove appare simpaticissima e, come gran parte degli artisti italiani ed europei dell’epoca, in possesso di un inglese fluente”. E Sophia è protagonista anche di un altro momento emblematico dell’ammirazione nutrita da Hollywood verso gli artisti europei, quando un annoiato inviato della Nbc a Cannes si esalta definendola “Queen of movies”, aggiungendo che senza di lei i film non sarebbero altro che semplice celluloide. “Più in generale, comunque, lo sguardo degli americani su noi italiani ed europei - aggiunge Spagnoli - risulta più accurato e intelligente rispetto ai tanti cliché presenti oggi nelle produzioni hollywoodiane”.
Dopo Venezia, Marco Spagnoli sarà presente probabilmente anche al Festival di Roma con un altro suo documentario, che si preannuncia interessante fin dal titolo: Saviano racconta Scarface. “Avevo intervistato lo scrittore per gli extra di una nuova edizione in dvd, ma la conversazione di quasi 90 minuti era talmente densa e sorprendente da meritare un film autonomo. E anche qui - conclude - le sorprese non mancheranno, come quando Saviano racconta di aver scritto Gomorra col poster di Scarface appeso alle spalle, perché quel film è stato decisivo per la sua crescita culturale”.

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