martedì 6 luglio 2010

IL CINEMA RITROVATO E LA NAPOLI DEL MUTO (MITO)

Di Diego Del Pozzo

Si è conclusa sabato a Bologna la ventiquattresima edizione del bellissimo festival Il Cinema Ritrovato, che dal 26 giugno al 3 luglio ha proposto ben 313 film restaurati o, comunque, salvati dall'oblìo.
Tra le novità dell'edizione 2010 mi ha molto interessato la sezione Progetto Napoli/Italia, nella quale sono stati presentati - incontrando, va sottolineato, grande successo di pubblico oltre che di critica - ben ventiquattro titoli provenienti da tre fondi filmici presenti presso la Cineteca di Bologna che organizza il festival: il fondo Vittorio Martinelli, il fondo Fausto Correra, il fondo Leda Gys (qui nella foto, in una scena del film Vedi Napoli e po' mori!). "Questi materiali - spiegano i due curatori del Progetto Napoli/Italia, Elena Correra e Luigi Virgolin - costituiscono un patrimonio visivo sicuramente unico, dal quale attingere per ragionare sulla forza dell'immaginario napoletano e sull'importanza della città partenopea nella costruzione dell'identità italiana. Siamo partiti proponendo prima una selezione di titoli restaurati del fondo Correra, sorprendentemente e recentemente ritrovati, per proseguire lungo due linee di ricerca: la tradizione del vedutismo e gli echi del Grand Tour da una parte, il solco tracciato dalle rotte della migrazione dall'altra".
Così, gli appassionati accorsi in questi giorni a Bologna hanno potuto scoprire autentiche gemme rare, capaci - come sottolinea il direttore artistico del festival, Peter von Bagh - "di comporre il caleidoscopio del secolo passato e di far dialogare la storia con ciascuno di noi in ogni momento, offrendoci essenziali chiavi di comprensione". E, dunque, accanto al restaurato Sorrento di Carmine Gallone (1912) o a un titolo curioso come Vedi Napoli e po' mori! (1924: qui a lato una scena) della premiata ditta Lombardo-Gys sono stati proiettati tanti misconosciuti frammenti documentaristici girati dagli operatori dei fratelli Lumière e di produzioni come Cines ed Edison, impegnati a immortalare Napoli e il Meridione in quello che va considerato l'ultimo Grand Tour vedutista del Diciannovesimo secolo (esemplari, in tal senso, titoli come Eating Macaroni in the Streets of Naples del 1903 e La festa dei Gigli di Nola del 1909).
Al centro del Progetto Napoli/Italia, però, c'è anche Enrico Caruso (qui, nella foto), il grande tenore nato a Napoli nel 1873 e, dopo i clamorosi successi negli Stati Uniti, identificato come il volto più noto della migrazione vincente di coloro che, inseguendo il proprio sogno Oltreoceano, riuscirono a realizzarlo. Nel programma partenopeo del festival bolognese, infatti, hanno suscitato notevole interesse le proiezioni della copia restaurata di My Cousin (diretto da Edward José nel 1918), cioè l'unico film ancora esistente tra quelli interpretati dal tenore; e poi la rara fonoscena La donna è mobile, breve produzione tedesca datata 1908, incentrata su una divertita interpretazione carusiana della famosa aria del Rigoletto. Sempre a Caruso, infine, Il Cinema Ritrovato dedica una grande mostra fotografica, intitolata Starring Caruso. Il tenore nel cinema muto e curata da Giuliana Muscio. Allestita nella sala espositiva della Cineteca, la mostra resterà aperta fino al 29 ottobre e farà da trait d'union con la prossima edizione del festival bolognese, che continuerà a indagare sul cinema napoletano delle origini.

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