Sinise è un celebrato attore cinematografico e televisivo hollywoodiano, oggi più che mai sulla cresta dell'onda grazie a una serie tv di successo come Csi: New York; ma è anche - come ho avuto modo di scoprire - un uomo molto impegnato per il proprio Paese. Dopo il concerto in Campania, infatti, partirà da Napoli alla volta dell'Iraq, per esibirsi davanti ai soldati di stanza lì. Per lui, i concerti della Lt. Dan Band, nella quale suona il basso, sono un modo tangibile per dare un contributo al morale dei militari americani impegnati nelle varie missioni di pace in giro per il mondo. "Tutto è iniziato dopo l'undici settembre, quando - racconta l'attore - ho contattato l'Uso, l'ente che organizza le iniziative di supporto alle nostre truppe, per dare il mio contributo: mi sembrava la cosa giusta da fare dopo quell'enorme shock". Per questo suo impegno, tra l'altro, Gary Sinise è stato anche premiato con una medaglia d'onore dall'allora presidente George W. Bush.
Come s'è sviluppata, negli anni, questa sua attività parallela?
"All'inizio, andavo in tournée da solo con la mia chitarra, che suono da quando ero piccolo e avevo ripreso in mano con regolarità nel 1997. Il primo tour è del 2003, quando suonai in Iraq e venni anche in Italia. In seguito, proposi all'Uso una serie di concerti con una band di amici di Chicago; e da allora, febbraio 2004 in Corea e Singapore, suoniamo ogni anno in giro per il mondo. Il nome della band deriva da quello del mio personaggio in Forrest Gump: l'ho scelto perché, durante i primi concerti da solo, tutti i militari continuavano a chiamarmi "tenente Dan, tenente Dan", ricordando quel personaggio che mi portò anche la candidatura all'Oscar".
Tornando alla sua attività "ufficiale", cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova stagione di Csi: New York, che vedremo in Italia da settembre?
"Davvero molto, perché la sesta stagione è nettamente la migliore dell'intero ciclo, grazie anche a episodi speciali come il triplo crossover con le altre due serie ambientate a Las Vegas e Miami. Anche i personaggi si evolveranno in direzioni decisamente interessanti, a partire dal mio Mac Taylor".
Quali sono le differenze principali che ha potuto riscontrare lavorando al cinema e in televisione?
"In entrambi i casi l'obiettivo è lo stesso: narrare buone storie. La differenza principale, però, riguarda proprio i personaggi che vai a interpretare: in Csi, infatti, seguo Mac lungo ventitre piccoli film per un'intera stagione. La cosa, comunque, mi piace molto, anche se forse mi manca un po' la libertà di interpretare personaggi diversi ogni volta".
Csi: New York le lascerà un po' di spazio, nell'immediato futuro, per tornare anche sul grande schermo?
"Per adesso no, perché ho firmato anche per la settima stagione, che inizieremo a girare nelle prossime settimane. Una serie come questa, d'altra parte, ti tiene impegnato per nove mesi all'anno, con pochissime pause, che io preferisco dedicare alla famiglia e ai concerti con la mia band. Piuttosto, se in futuro riuscissi a trovare una buona storia, mi piacerebbe dare un seguito alle mie due regie, Gli irriducibili e Uomini e topi, e tornare a dirigere un film".
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