lunedì 20 luglio 2009

THE BOSS: ONE NIGHT IN ROME / 1

Di Paolo Biamonte

(Ansa - 20 luglio 2009)

ROMA - "E' bello essere nella città più bella del mondo. Siamo venuti da mille miglia per mantenere la nostra solenne promessa: curare le nostre anime e costruire una casa di musica e rumore. Roma ha bisogno del rumore". Bruce Springsteen e la sua E Street Band la promessa l'hanno mantenuta e come, e Roma è impazzita di gioia per il "rumore" che l'anno scorso a Milano aveva procurato tante polemiche.
Il Boss, alla soglia dei 60 anni - li compirà il 23 settembre - è in stato di grazia e quando sale sul palco insieme ai suoi impagabili compagni di avventura spara sul pubblico una Badlands che trasforma lo stadio Olimpico in una bolgia: cori, una platea che lo ama e crede in lui e conosce a perfezione i tempi del concerto. Come in tutti gli show di questo tour, la scaletta si muove tra passato e presente e cambia ogni sera: a Roma Springsteen e la sua band si sono presentati in una veste dura, molto rock. Out in The Street, She's the one, No Surrender sono il menù servito prima di Outlaw Pete dal suo ultimo album, Workin' on a dream. C'è spazio anche per Seeds, con un assolo di chitarra di Bruce e per una Atlantic City con una coda gospel. Hungry Heart - con la prima strofa cantata in coro solo dalle decine di migliaia di fans presenti - precede quello che è diventato uno dei momenti più attesi dello show: i brani a richiesta. Springsteen raccoglie dal pubblico i cartelli con i titoli, ne sceglie qualcuno e li suona pronto consegna. Ieri sera sono usciti fuori: Pink Cadillac, I'm on fire, Surprise, Surprise, Prove It All Night. Un concerto di Springsteen è una lunga maratona e quella di Roma prevede anche Johnny 99, Born To Run, Thunder Road, Dancing in the dark e un lunghissimo medley Twist and Shout / La Bamba.
Da tempo il Boss ha dimostrato di essere uno dei più grandi performer della storia della musica popolare, un artista dalla credibilità indiscutibile che in 40 anni di carriera ha costruito un mito con dischi fondamentali e, soprattutto, concerti irresistibili. Pochi possono reggere il confronto con lui e la sua band. Il loro spettacolo è qualcosa più di un concerto, è un'esperienza, costruita con la cultura e l'attitudine di chi conosce bene la storia ed è cresciuto con le review della black music. Molte delle sue canzoni sono dei film di pochi minuti, portano l'ascoltatore in un viaggio nella parte migliore dell'America, sono piene di riferimenti condivisi e parlano un linguaggio che dimostra come il rock and roll sia uno strumento fondamentale per capire la cultura contemporanea. Per il suo pubblico Springsteen è una sorta di fratello maggiore che ha saputo trasformare in splendido rock sogni, sconfitte, desideri, passioni e quando sale su un palco è veramente The Boss, l'uomo che, comunque sia andata la vita, ti fa sentire di essere "nato per correre".
"Questa è una canzone per la gente d'Abruzzo": così Bruce Springsteen, all'inizio dei bis, ha dedicato My City of Ruins alle vittime del terremoto. Il brano, che fa parte dell'album The Rising, Springsteen lo aveva eseguito in un concerto di fronte a Ground Zero dopo l'attentato dell'11 settembre. L'altro ieri, un gruppo di ragazzi abruzzesi aveva consegnato una richiesta a Steve Van Zandt che era ospite di una radio romana che trasmette il suo programma radiofonico realizzato via internet. Springsteen l'ha accolta.