domenica 10 ottobre 2010

PUPI AVATI PRESENTA A NAPOLI IL SUO NUOVO FILM

Di Diego Del Pozzo

Un male atroce come l'Alzheimer può trasformarsi, se "maneggiato" da un regista dotato della giusta sensibilità come Pupi Avati, in occasione proficua di scavo nell'animo umano, grazie a un film intenso, dolce e dolente come Una sconfinata giovinezza, da ieri nelle sale italiane grazie a 01 Distribution. Nel giorno dell'uscita, Avati ha scelto Napoli per presentare la pellicola al pubblico (prima alla Feltrinelli di piazza dei Martiri e in serata al cinema Filangieri), assieme agli interpreti Serena Grandi, Lino Capolicchio e Manuela Morabito, che recitano accanto a Gianni Cavina, Erica Blanc, Osvaldo Ruggieri, al compianto Vincenzo Crocitti e all'ottima coppia di protagonisti composta da Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. "L'Alzheimer - racconta il regista - è una tra le patologie più crudeli e devastanti, perché non ti permette di tornare indietro ma ti consuma un po' alla volta. Però, per un narratore che lavora sul tempo, presenta anche aspetti affascinanti legati agli effetti regressivi che, in molti casi, fanno riemergere il bambino ancora dentro ciascuno di noi. Naturalmente, poi, l'esito tragico della malattia fa sì che questo bambino si perda per sempre". La dolorosa vicenda del giornalista sportivo Lino (Bentivoglio) e di sua moglie Chicca (Neri), le cui esistenze sono sconvolte dal male di lui, trova due punti fermi nei personaggi di Serena Grandi e Lino Capolicchio, lei nel ruolo della zia che cresce il protagonista bambino nei flashback che costellano la narrazione, lui in quello dell'arcigno fratello medico di Chicca. "Ho cercato di caratterizzare zia Amabile - spiega l'attrice lanciata anni fa da Tinto Brass - come una donna di campagna forte e caparbia, anche grazie alla carica che Pupi mi ha trasmesso sul set. Sono entrata nel personaggio, infatti, affidandomi totalmente a lui, senza pensare all'assenza di make-up o all'invecchiamento al quale mi ha sottoposta". Con ottimi risultati secondo Avati, che aggiunge: "Dopo averla scelta per Il papà di Giovanna, ho chiamato ancora Serena per questo nuovo film, perché credo che abbia tutte le doti per potersi confrontare con generi mai praticati prima".
Nel caso di Capolicchio, invece, la frequentazione con Avati è di vecchia data: "Sono al mio ottavo film con lui, a partire da La casa delle finestre che ridono del 1976. Oltre alla stima professionale, quindi, gli voglio anche molto bene. In questa occasione, poi, ho avuto il piacere di lavorare con Francesca Neri, che in pratica ho scoperto io, anni fa, quando insegnavo al Centro Sperimentale. Capitò per caso, un giorno nel quale dovetti sostituire Sergio Leone agli esami di ammissione: mi si presentò davanti questa ragazza timidissima, tanto da non rispondere nemmeno alle mie domande. Guardandola negli occhi, però, capii che aveva qualcosa dentro e, così, feci di tutto per metterla a suo agio e farle fare il provino, che naturalmente superò". Capolicchio, che sta preparando il suo nuovo film da regista, si dice molto colpito da un aspetto della sua partecipazione a Una sconfinata giovinezza: "Erano dieci anni che non recitavo in un film e, in questi giorni, ho ricevuto telefonate che mi sembravano quasi meravigliate per il fatto che fossi ancora vivo: evidentemente, al giorno d'oggi, se non appari sul grande o sul piccolo schermo ti considerano morto".
Da parte sua, Serena Grandi ascolta con un sorriso le parole del collega, ben lieta di essere stata accolta nella "Avati Family": "Sono felicissima di poter lavorare con un vero maestro come Pupi Avati. Per questo, nel personaggio di zia Amabile ho messo tutta me stessa, rifacendomi alle mie precedenti esperienze di attrice, ma anche al mio vissuto personale. Ho cercato di restituire al meglio, infatti, sia il dolore che deriva dalla perdita di un familiare, sia la responsabilità di dover crescere un bambino per aiutarlo a diventare qualcuno da grande".

Nessun commento:

Posta un commento