(Il Mattino - 30 novembre 2010)
Nelle case degli italiani la notizia è arrivata con Fabio Fazio, che ha interrotto l'ultima puntata di Vieni via con me su Raitre: "Non posso andare avanti, devo dirvi che è morto Mario Monicelli. Lo avremmo tanto voluto qui, ma era malato e adesso non c'è più", ha detto il conduttore, visibilmente commosso. Poi, nel gioco a due con Roberto Saviano "Resto perché/Vado via perché", di nuovo un ricordo del regista: "Resto perché voglio rivedere tanti film di Monicelli", ha detto Fazio, elencando tutti i titoli più celebri, da I soliti ignoti a La grande guerra, da L'armata Brancaleone a Speriamo che sia femmina, da Il marchese del grillo a Parenti serpenti. "Quello che è successo mi ha lasciato estremamente basito", ha commentato a caldo Aurelio De Laurentiis: "Io che lo conoscevo profondamente e sapevo della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo, posso capire questo gesto. Ultimamente aveva perso anche la vista ma fino all'ultimo era stato capace di una deambulazione perfetta. Insomma, una persona sana che non tollerava l'idea di poter dipendere da qualcuno", ha commentato il produttore, che ha firmato tanti dei film di Monicelli, da Un borghese piccolo piccolo ad Amici miei. "Ultimamente aveva perso molti punti di riferimento con la morte, per esempio, di Pinelli e Suso Cecchi d'Amico", ha continuato De Laurentiis, cercando di spiegarsi i motivi della scelta dell'anziano maestro, piegato dalla malattia nel fisico, mai nel morale, almeno mai sino al punto di perdere il gusto per la battuta salace, anzi feroce. Almeno sino a ieri, quando si è ucciso come il padre, ponendo fine a una vita che gli sembrava non più degna di essere vissuta.
Era favorevole all'eutanasia, il regista. Per lui quello dell'eutanasia era "un tema che si potrebbe benissimo trattare come una commedia all'italiana, ironizzando e mettendo in ridicolo quelli che pensano che un disgraziato debba rimanere lì a soffrire, per grazia di non si sa chi, per la deontologia del medico, o per chissà cosa altro". Ne aveva parlato anche in tv a Le Iene e a Radio Radicale: "La commedia non è mai stata violentissima contro la Chiesa e, anzi, ha sempre raccontato i preti come persone con le quali si potesse convivere, poiché nessun sacerdote è stato terribilmente prono alle regole della sua confessione, della quale magari ha rotto i digiuni commettendo anche peccati carnali. Dunque, perché dovrebbe esserci un Dio così terribile da non concedere il perdono? Perciò, noi ci si fida di questo assunto e si fa come si vuole".
"Non so che cosa si dirà domani di quello che è successo, ma una cosa va detta", ha commentato commosso il regista Giovanni Veronesi: "Non ho mai sentito nessuno che si suicida a 95 anni. Era davvero speciale".
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