Di Diego Del PozzoSi è messa in moto anche in Italia la "macchina da guerra" del marketing che, negli Stati Uniti, ha contribuito a produrre il clamoroso successo di un film come Paranormal Activity di Oren Peli, costato appena 15.000 dollari e già oltre la strabiliante soglia dei 110 milioni d'incasso, che l'hanno trasformato nella pellicola più remunerativa di tutti i tempi.
Adesso, il "ciclone"
Paranormal Activity, distribuito dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis, sbarca anche in Italia e fa subito molto rumore, in alcuni casi anche attraverso episodi enfatizzati a uso e consumo dei media. Dal punto di vista degli incassi, il piccolo horror "fatto in casa" è riuscito a insidiare, nel week-end di uscita, addirittura il poderoso
Avatar, posizionandosi al secondo posto con 3.668.518 euro incassati in 411 sale, contro 5.687.902 in 675 sale, per una media persino superiore rispetto a quella del kolossal di Cameron: 8.926 euro a sala contro 8.427.
Paranormal Activity, però, sta facendo rumore in Italia anche per un altro motivo: le forti polemiche per il mancato divieto ai minori di 18 o 14 anni, richiesto da più parti dopo i primi giorni di proiezione e i numerosi episodi di svenimenti e malesseri che, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, si sarebbero verificati tra il pubblico più giovane, particolarmente esposto alle forti emozioni del film che, grazie allo stile "finto-documentaristico", fa sembrare più reale ciò che narra.
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