sabato 17 aprile 2010

LA E.C. COMICS E L'HORROR U.S.A. ANNI '50

Di Diego Del Pozzo
(Mega n.° 154 - Aprile 2010)

Questo mese saltiamo a bordo della nostra DeLorean DMC-12 opportunamente modificata e, sulle orme di Marty McFly, facciamo un salto indietro nel tempo fino agli Stati Uniti di metà anni Cinquanta. Il nostro, però, è un viaggio molto particolare, fatto di fumetti, cinema, televisione e narrativa popolare fanta-horror.
Nel campo dei mass media, infatti, proprio il fantastico e l'orrore rappresentano le chiavi di lettura più efficaci per provare a decodificare un periodo cruciale per l'America e l'Occidente come quello a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta, proponendosi come "specchi" sensibilissimi per riflettere (sul)le inedite complessità della società circostante, con prodotti spesso innovativi, capaci di portare alla luce le tensioni e le incertezze che albergano nei più oscuri recessi degli animi dei rappresentanti della dominante "middle class", attraverso immagini ambigue e storie perturbanti.
A tale proposito, grande merito deve essere riconosciuto a quell'autentico fenomeno di costume costituito dalle tante testate fanta-horror pubblicate fino alla metà del decennio dalla "mitica" EC Comics dell'editore William Gaines (lo stesso di Mad Magazine)... In un contesto più generale che vede le cifre di diffusione dei comic books negli Stati Uniti, già nel 1950, fare letteralmente impressione, con cinquanta milioni di albi stampati e distribuiti ogni mese, letti prevalentemente da adulti, va evidentemente sottolineato come ben un quarto della produzione totale contenga storie del terrore e/o del mistero; e, in cima al gradimento dei lettori, popolarissime, ci sono proprio le testate di Gaines, soprattutto Tales From the Crypt, The Vault of Horror, The Haunt of Fear, Weird Science e Weird Fantasy, che per fortuna adesso possono essere godute anche dagli appassionati italiani in una bella e curatissima ristampa cronologica proposta dalla meritoria casa editrice torinese 001 Edizioni.
Purtroppo, però, la crociata anti-comics condotta dallo psichiatra Fredric Wertham e culminata nella strombazzatissima pubblicazione, nel 1954, del suo pseudo-saggio scandalistico Seduction of the Innocent manda in crisi profonda questo tipo di produzione e porta alla creazione, anche in ambito fumettistico, di uno strumento di autoregolamentazione dell'industria, molto più articolato e restrittivo di quello analogo varato poco prima in ambito televisivo: si tratta della "famigerata" Comics Code Authority, fortemente voluta, in realtà, proprio dalle case editrici rivali della EC - con in testa la potente DC National - per frenare l'incredibile successo degli albi di Gaines. Così, l'ondata moralizzatrice che imperversa un po' ovunque attraverso il Paese diventa un'occasione preziosa da cogliere al volo.
Anche, o soprattutto, grazie ai fumetti di Bill Gaines, però, il fanta-horror ha, ormai, piantato radici ben salde nel terreno della cultura popolare statunitense, producendo le prime crepe di un certo rilievo nelle certezze dei benpensanti. "Mentre i sarcastici maestri di cerimonie dell'orrore - sottolinea un esperto come David J. Skal - erano diventati una specie in via di estinzione sulla stampa, il nuovo medium televisivo non ricadeva sotto la giurisdizione del Comics Code Authority, ed era inevitabile che il formato albo trovasse un equivalente catodico". Il discorso di Skal è ancora più valido se, dall'horror, lo si applica al più ampio ambito del fantastico, che riesce - con i suoi stessi anticorpi - ad avere la meglio sui controlli più o meno rigidi che, come detto, pure i prodotti del piccolo schermo si trovano a dover fronteggiare.
Le prime avvisaglie di cambiamento si erano avute, comunque, già nella primavera del 1954, con una trasmissione, The Vampira Show, che inizia alle undici di sera sull'affiliata di Los Angeles della ABC (la KABC-TV); un programma nel quale vengono trasmessi vecchi classici dell'orrore cinematografico, introdotti da una lugubre ma sensuale figura a metà strada tra Marlene Dietrich e la Morticia de La famiglia Addams: si tratta della trentunenne ex spogliarellista Maila Nurmi, in arte… Vampira. L'anomala presentatrice diventa, per qualche anno, un autentico fenomeno nazionale, con il suo volto spigoloso che campeggia dalle copertine delle riviste più lette (e il suo ritorno alla ribalta è di pochi anni fa, grazie all'omaggio tributatole da Tim Burton nel 1994 col bellissimo Ed Wood). Proprio Vampira e i vari "Host Monsters" dei fumetti EC ispirano, così, i tanti anfitrioni che, appena qualche anno più tardi, a cavallo col decennio Sessanta, prendono l'abitudine di introdurre e chiudere ogni episodio dei più popolari telefilm antologici fanta-horror: show ormai entrati di diritto nella storia della televisione, come Ai confini della realtà, Thriller e The Outer Limits.
In tutte queste serie, è la concezione stessa del fantastico e dell'orrore a essere irrimediabilmente mutata, rispetto ai decenni precedenti, poiché il pubblico postbellico è ancora interessato ai mostri ma, dopo gli orrori reali della Seconda Guerra Mondiale e delle bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki, al mantello nero di Dracula o ai canini dell'Uomo Lupo vanno necessariamente sostituite immagini in grado di richiamare alla mente le spaventose violazioni dei limiti alle quali il mondo ha assistito da così poco: quindi, spazio a giganteschi mutanti dal passo pesante, nati da innominabili esperimenti atomici; oppure a invasori alieni, più o meno crudeli, più o meno occulti, spesso dediti a lavaggi del cervello e conseguente controllo ideologico. In tal senso, dunque, i "nuovi mostri" della seconda metà degli anni Cinquanta incarnano alla perfezione la paura della Bomba e, al tempo stesso, il clima plumbeo della Guerra Fredda.

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