(Il Mattino - 11 giugno 2011)
Ieri sera a Napoli è stato premiato l’impegno civile di Claudia Cardinale nel corso degli anni. La cosa le farà certamente piacere…
“Molto, perché sono convinta che gli artisti abbiano il dovere di essere generosi con chi è meno fortunato. Noi, infatti, possiamo dare voce a coloro che non ce l’hanno, come nel caso delle mie battaglie a favore dei diritti delle donne, che mi hanno fatto conoscere situazioni agghiaccianti: per esempio, in Cisgiordania ho incontrato in segreto, perché vive nascosta, una donna che è stata letteralmente bruciata viva dai propri parenti, dopo essere rimasta incinta. Anche se siamo nel Terzo millennio, dunque, le donne hanno ancora bisogno di tutto l’aiuto possibile”.
L’impegno civile, però, non le fa trascurare il suo lavoro di attrice, ancora molto intenso. Quali sono i suoi impegni attuali?
“Ho appena finito di girare tre film, tutti con registi esordienti: in Tunisia, Il filo di Mehdi Ben Attia sul tema dell’omosessualità; in Turchia, Diventare italiana con la signora Enrica di Ali Ilhan; a New York, Joy de V. di Nadia Szold. Inoltre, ho recitato in Un balcon sur la mer di Nicole Garcia e in Father, il nuovo film del mio compagno Pasquale Squitieri. Per quanto riguarda il teatro, invece, ho appena ricevuto tre copioni di nuovi spettacoli da mettere in scena a Parigi, ma non ho ancora avuto il tempo di leggerli”.
Come mai questa sua predilezione per i registi esordienti?
“Perché provo molta rabbia per le difficoltà attuali del cinema, soprattutto in Italia. Purtroppo, non ci sono più i grandi produttori di una volta e i finanziamenti pubblici sono sempre di meno. Perciò, cerco di aiutare come posso i giovani registi”.
Il suo giudizio sul cinema italiano di oggi, insomma, non sembra positivo.
“I talenti ci sono. Ma, negli anni Sessanta, il cinema italiano era visto in tutto il mondo e, in tal modo, ha potuto influenzare le generazioni successive di autori, come riconosciuto da “giganti” come Scorsese o Coppola. Credo che uno dei problemi sia il crollo delle co-produzioni internazionali. In ogni caso, oggi anche per me a Parigi è difficile restare aggiornata sulla scena italiana contemporanea, perché i nostri film all’estero non arrivano”.
Ai suoi tempi, la situazione era completamente diversa. Tra i tanti grandi autori con i quali ha lavorato chi ricorda con più affetto?
“Il Monicelli de I soliti ignoti è stato il primo: mi ha insegnato tanto, anche perché ero spaurita e non parlavo nemmeno bene l’italiano. Con lui sono rimasta in contatto quasi fino alla sua scomparsa. Poi, però, come posso non citare il Fellini di 8 ½, film nel quale ero la musa per antonomasia? O il Bolognini de La viaccia? O, naturalmente, il Visconti di un capolavoro come Il Gattopardo? Insomma, ho avuto il privilegio di lavorare nel momento d’oro del cinema italiano, con grandi autori e in film spesso tratti da grandi romanzi”.
A Napoli, città del suo compagno Pasquale Squitieri, manca da parecchio tempo. Come ha trovato la città?
“Per me è sempre meravigliosa, perché qui ho conosciuto Pasquale nel 1973, sul set de I guappi. Amo molto questa città, il suo cibo e, soprattutto, la sua musica straordinaria. Anche per questo, in questi anni, le immagini dei rifiuti onnipresenti in strada mi hanno addolorato molto, anche perché ho potuto toccare con mano, a Parigi, la pubblicità negativa che ne è derivata per la città”.
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