giovedì 14 marzo 2013

INTERVISTA A GABRIELE SALVATORES: "IL MIO EASTERN SIBERIANO"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 14 marzo 2013)

Per la presentazione di “Educazione siberiana” al pubblico napoletano Gabriele Salvatores ha pensato a qualcosa di speciale, anche perché lui, milanese d’adozione, a Napoli ci è nato. Così, oltre a salutare gli spettatori del film stasera al Modernissimo (prima dello spettacolo delle 20.30), il regista sarà anche domani mattina nella multisala di via Cisterna dell’Olio, per una lezione-incontro a inviti con gli studenti delle scuole superiori e delle università.
Di che cosa parlerà ai ragazzi, Salvatores?
“Non ho in mente una vera e propria lezione, anche perché non è il mio mestiere. Piuttosto, cercherò con loro un confronto franco e diretto, dal quale emergerà certamente qualcosa di interessante e sorprendente, come accade sempre in questo tipo di incontri. Penso che vi saranno curiosità sul nuovo film, ma senz’altro non si parlerà di sola tecnica”.
“Educazione siberiana” è tratto dall’omonimo libro di Nicolai Lilin, edito da Einaudi nel 2009. Come ha affrontato questa trasposizione?
“Innanzitutto, focalizzando l’attenzione su una storia, tra le tante raccontate da Lilin. Poi, concentrandomi sugli aspetti più visionari del suo modo di narrare, a sua volta non puramente cronachistico. Da parte mia, ho voluto costruire un’epopea quasi western, anche se, vista l’ambientazione sovietica e poi russa, sarebbe più corretto parlare di eastern. Comunque, ho puntato ad approfondire proprio quel tipo di stilemi e di appuntamenti narrativi, senza stare troppo attaccato al realismo della messa in scena”.
In effetti, la narrazione è attraversata da squarci di forte e accesa visionarietà, in buona parte derivanti dalle suggestioni del paesaggio nel quale ha girato.
“Tranne che per la sequenza dell’alluvione realizzata in un bacino idrico a Rieti, le riprese sono state effettuate quasi per intero in Lituania, in scenari naturali magnifici caratterizzati dal bianco assoluto della neve e del ghiaccio. Su quella base cromatica ho potuto giocare efficacemente, per esempio, col rosso del sangue e con i colori accesi dei simboli della cultura urca siberiana, l’etnia al centro della trama. Con l’ambiente circostante c’è stata una vera e propria sfida: ogni momento delle riprese, infatti, è stato influenzato anche fisicamente dal freddo pungente e dai mutamenti atmosferici, oltre che dalla particolarissima luce di quelle terre. E da tutto ciò deriva il mood del film”.
Un altro punto di forza di “Educazione siberiana” sono gli attori. E, accanto a veterani come John Malkovich e Peter Stormare, spiccano i due giovani esordienti lituani Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius. Come li ha trovati?
“Non è stato facile, anche perché cercavo interpreti che avessero in sé alcune caratteristiche interiori dei personaggi che avrebbero interpretato. Così, ho costruito su Arnas, che studia filosofia e si diletta col pugilato, il carattere di Kolima; e su Vilius, estroverso studente di canto lirico, quello di Gagarin. Assieme abbiamo trovato le giuste chiavi interpretative. Con un attore di grande esperienza come Malkovich, invece, abbiamo giocato una esaltante partita a tennis, rimpallandoci suggestioni e suggerimenti e arricchendo reciprocamente il suo bellissimo nonno Kuzja, il patriarca della comunità di “criminali onesti” siberiani narrata nel film”.
Senza indugiarvi più di tanto, infine, come è riuscito con pochi tocchi a restituire così bene il momento di passaggio epocale della caduta del muro di Berlino e del passaggio dall’Unione sovietica alla Russia?
“Il bello di questo tipo di film sta proprio nell’intreccio tra le storie private dei personaggi e la grande storia. Quando questo intreccio riesce, allora se ne giova l’intero dispositivo drammaturgico. In particolare, sono molto soddisfatto di quel momento che si apre con la parabola sulla dignità del lupo, passa per il crollo del muro e culmina nella sequenza della giostra-astronave, che con i suoi colori rompe la monotonia del ghiaccio e con le note di “Absolute beginners” di David Bowie offre ai ragazzi un primo barlume di Occidente e di felicità pura ma fugace poco prima di affacciarli da debuttanti assoluti, come nella canzone, sulla scena di un nuovo mondo che li attende”.