lunedì 30 maggio 2011

RITORNA L'ISCHIA GLOBAL FILM & MUSIC FEST

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 30 maggio 2011)

Il nono Ischia Global Film & Music Fest si aprirà nel segno della grande musica italiana. Domenica 10 luglio, infatti, Gino Paoli sarà premiato col Legend Award 2011 nel corso del gala inaugurale previsto, come di consueto, al Regina Isabella di Lacco Ameno. Naturalmente, poi, il cantautore di Senza fine, Sapore di sale e tanti altri successi indimenticabili si esibirà in chiusura di serata, di fronte all’affollata platea di ospiti italiani e internazionali che animeranno le notti ischitane per l’intera settimana del festival ideato da Pascal Vicedomini.
E proprio Vicedomini, a poco più di un mese dall’apertura dell’Ischia Global 2011 e pochi giorni dopo la presentazione in anteprima a Cannes, alza il sipario su qualche altra chicca in programma nel corso della ricca settimana ischitana: “L’evento inaugurale con Gino Paoli – spiega – va in una direzione ben precisa: quella di festeggiare adeguatamente con i grandi protagonisti dell’arte e dello spettacolo nazionali i 150 anni dell’Unità d’Italia. E va intesa in tal senso anche la scelta di uno scenografo italiano da Oscar come Dante Ferretti nel ruolo di nuovo chairman della manifestazione. Nonostante ciò, però, potremo comunque sfoggiare il nostro tradizionale ricchissimo parterre internazionale: bastino i nomi di big del cinema mondiale come Terry Gilliam, Paul Haggis, Michael Radford, Shekhar Kapur, Gerard Butler, Christoph Waltz; oppure quello di un mito come Omar Sharif, che da egiziano parteciperà a un forum sull’emergenza culturale nel Mediterraneo; o, ancora, quello dell’attrice iraniana Nazanin Boniadi, principale animatrice della campagna a favore della liberazione del regista Jafar Panahi”.
Ma, spulciando tra le pieghe di un programma comunque ancora in itinere, si scoprono tanti altri appuntamenti interessanti come, per esempio, l’anteprima mondiale di 15 minuti del nuovo thriller di Joel Schumacher prodotto da Avi Lerner, Trespass, con Nicolas Cage e Nicole Kidman; un focus dedicato al cinema britannico; un omaggio a Luchino Visconti nella sua villa La Colombaia per i 150 anni dell’Unità d’Italia; ma anche la lezione di John Boorman nell’ambito del quarto Movie Educational Seminar rivolto ai giovani artisti; il Social Cinema Forum presieduto da Steven Zaillian e Andrea Purgatori. Tra i numerosi ospiti che saranno a Ischia dal 10 al 17 luglio, poi, spiccano i nomi degli attori italo-americani Joe Mantegna (star della serie tv Criminal Minds) e Melissa Leo (vincitrice quest’anno dell’Oscar per The Fighter), del presidente dei Grammy awards Neil Portnow e del mitico compositore di Elvis, Mike Stoller [...].

martedì 24 maggio 2011

BOB DYLAN HA 70 ANNI: RIFLESSIONI SU ALIAS...

Di Antonio Tricomi
(Rock Around the Screen - 24 maggio 2011)

E' Rudy Wurlitzer a firmare la sceneggiatura di Pat Garrett & Billy the Kid, anno 1973, anche se lo script fu in realtà rivisto da Sam Peckinpah e i due litigarono aspramente, al punto che Wurlitzer ci fece un libro sopra (libro in cui la figura di Peckinpah veniva fatta a pezzi). Non sappiamo dunque a chi attribuire alcuni momenti fortemente dylaniani del film: forse allo stesso Dylan, che oltre a interpretare il ruolo di Alias compose com'è noto anche la colonna sonora? Non sappiamo quanta voce in capitolo avesse anche sulla stesura dei dialoghi, ma nulla si può escludere.
Prima scena. Il personaggio di Alias appare per la prima volta in un esterno, mentre Billy the Kid (Kris Kristofferson) organizza platealmente la sua fuga dal carcere, con la forca già issata sulla main street per lui. Poco dopo, lo sceriffo Pat Garrett (James Coburn) entra in un salone, si fa tagliare barba e capelli e nota Alias seduto a un tavolo, in disparte. Gli chiede: "E tu chi sei?". E Alias risponde: "Che domanda!". Il che potrebbe voler dire due cose. La prima, la più immediata: "Sono Bob Dylan, no? Lo sanno tutti". Oppure, più sottilmente, potrebbe voler dire che questa è una domanda a cui è impossibile rispondere. Tutta l'arte di Dylan va in questa direzione: l'essere umano è inconoscibile e occorrerebbe liberarsi dall'ansia delle definizioni e ancor più delle autodefinizioni. Chi siamo noi? E chi diavolo può dirlo? Viene alla mente Rimbaud, forse il poeta preferito da Dylan: "Io è un altro". Oppure il titolo di una sua canzone, I'm Not There. Come dire: "Io sono quello che non c'è". Oppure ancora la girandola di pronomi personali in Tangled Up in Blue, canzone scritta l'anno dopo il film di Peckinpah: io, tu, lui, lei, continua variazione dei punti di vista. E poi lo stesso personaggio del film si chiama Alias.
Seconda scena, in parte tagliata dalla versione italiana. Alias e Billy the Kid stanno discutendo sull'opportunità di fuggire in California. Il Kid non ci è mai stato e si chiede come possa essere. Alias gli risponde: "Dipende da chi sei tu". Altra grande lezione di Dylan (se lui fosse uno che insegna, ma per fortuna non lo è): devi essere totalmente padrone del tuo destino; non importa cosa scegli di fare, l'importante è che a farlo sia proprio tu, che la tua scelta sia consapevole. La vita si gode essendo se stessi, non tanto facendo questa o quell'altra cosa. Poi alla fine il Kid decide di partire per il Messico, che conosce bene. Alias gli chiede com'è il Messico e il Kid gli risponde: "Dipende da chi sei tu".
Terza scena. Alias e altri due seguaci del Kid entrano in un saloon, dove però incontrano Pat Garrett. Lo sceriffo li disarma e mentre ne interroga due chiede ad Alias di voltarsi e di leggere le etichette dei cibi conservati sullo scaffale. Alias inforca gli occhiali da vista (che Dylan porta solo in privato) e comincia a scandire le varie qualità di fagioli e di altri cibi. Intanto i suoi due amici vengono interrogati e uno anche ucciso. E' un momento surreale, l'elenco scandito da Alias-Dylan ottiene un effetto straniante, la scena potrebbe essere inclusa in una delle sue canzoni surreali e visionarie della metà degli anni Sessanta.
Poi c'è da riflettere sulla stessa natura del personaggio Alias. In realtà potrebbe essere uno che fa il doppio gioco (arriva al rifugio del Kid assieme ad alcuni bounty killers che vogliono catturare il ribelle, ma poi aiuta lo stesso Kid a eliminarli). Alias non porta pistole ma è molto bravo con il coltello. Si muove a scatti, con eleganza, spesso presente ma non sempre al centro della scena. Un po' come Dylan, sulla scena da cinquant'anni, mai con il ruolo di superstar (non come i Beatles o gli Stones nei Sessanta, né come Springsteen o gli U2 più tardi) ma sempre presente con il peso del suo prestigio.
Ci sarebbe poi da dire della colonna sonora. Le registrazioni inserite nel film non sono necessariamente quelle incluse nel disco. Un'altra interprete della pellicola, Rita Coolidge (ai tempi moglie di Kristofferson), vi appare come corista, assieme a musicisti come Roger McGuinn e Booker T. Jones. Knockin' on Heaven's Door fu scritta per la scena in cui l'anziano amico di Garrett, da lui ingaggiato per aiutarlo a prendere il Kid, rimane gravemente ferito in uno scontro a fuoco. L'uomo si dirige verso il fiume per morire, seguito a distanza dalla sua donna, interpretata dalla star del cinema messicano Katy Jurado. Alla fine è solo uno struggente duello di sguardi. La canzone è poi diventata uno dei superclassici di Dylan, molto riscritta dall'autore e molto coverata da altri artisti. Ovviamente assumendo di volta in volta altri significati. Nel suo primo concerto a New York dopo l'11 settembre 2001 Dylan non volle cantarla, essendo la morte il tema del brano. Somiglia molto a Helpless di Neil Young, pubblicata nel 1970 sull'album di Crosby Stills Nash & Young Déjà vu. Ma Dylan sostiene che Young gli è debitore per la sua ispirazione a fare musica, quindi...

domenica 22 maggio 2011

A NAPOLI, UN FUMETTO "LIVE" IN CINQUE PIAZZE

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 22 maggio 2011)

Un fumetto realizzato in tempo reale, nel corso di cinque performance artistiche contemporanee che, ieri sera, hanno animato cinque piazze del centro storico cittadino all’insegna dell’amore per l’universo della “nona arte”: è con questa originale iniziativa culturale che gli organizzatori di Napoli Comicon, il tradizionale salone internazionale del fumetto che si svolge ogni anno a Castel Sant’Elmo, hanno voluto ribadire la centralità che, ormai già da qualche anno, il fumetto ha assunto all’interno del panorama artistico e culturale partenopeo, grazie alla presenza sul territorio di strutture formative all’avanguardia come la Scuola di Comix di via Atri, di eventi forti come lo stesso Comicon, di numerosi autori capaci di pubblicare con importanti case editrici italiane e internazionali, di una rete di librerie specializzate (le fumetterie) che sanno trasformarsi in luoghi di confronto tra appassionati e addetti ai lavori e, dunque, in veri e propri cenacoli di cultura fumettistica.
L’happening di ieri sera intitolato Cinque piazze per un fumetto, dunque, non poteva che incontrare il gradimento convinto del folto pubblico che ne ha seguito le varie fasi fin dalle 21, quando in piazza Dante, piazza Bellini, piazza Miraglia, piazza San Domenico Maggiore e all’incrocio del campanile di Santa Chiara cinque autori giovani ma già affermati come Luca Dalisi, Ilaria Grimaldi, Gianluca Maconi, Ernesto Pugliese e Margherita Tramutoli hanno iniziato a disegnare le rispettive vignette di una storia inedita dedicata al tema della multiculturalità del centro storico partenopeo. Questa storia-striscia collettiva, divisa in cinque momenti, è stata poi montata e letta in diretta un paio d’ore dopo nella libreria delle donne Evaluna di piazza Bellini [...].

sabato 21 maggio 2011

A NAPOLI, L'ALASTOR RILANCIA IL "FREE COMIC BOOK DAY"

Di Diego Del Pozzo

Napoli e la Campania si confermano all'avanguardia per quel che concerne l'attenzione dedicata all'universo del fumetto, quella "nona arte" ormai pienamente sdoganata, già da diversi anni, anche all'interno dei salotti buoni della cultura ufficiale. Così, dopo il successo di pubblico ottenuto dal Comicon nelle scorse settimane, oggi tocca proprio a Napoli "salvare" un'iniziativa culturale e promozionale interessante come il Free Comic Book Day, cioè la giornata nazionale del fumetto gratuito. Infatti, mentre la manifestazione ufficiale - organizzata sotto l'egida del Ministero della Gioventù e capace, l'anno scorso, di coinvolgere la quasi totalità delle fumetterie italiane in un ventaglio di oltre 150 eventi coordinati - quest'anno è saltata all'ultimo momento a causa del mancato finanziamento governativo di 80mila euro, nelle principali librerie specializzate della Campania il Free Comic Book Day si svolgerà lo stesso.
A organizzare l'iniziativa di "salvataggio" è, infatti, il gruppo campano Alastor, importante distributore nazionale per le fumetterie, con sede in provincia ad Arzano e "cuore" nell'omonimo megastore cittadino a tre piani in via Mezzocannone, di fronte all'Università "Federico II". E proprio qui, grazie agli accordi stretti con case editrici italiane e internazionali, si concentreranno le principali iniziative della giornata del fumetto gratuito che, rifacendosi allo spirito e ai contenuti dell'originale manifestazione americana (il Free Comic Book Day, infatti, nasce negli Stati Uniti nel 2002), sarà imperniata innanzitutto sulla distribuzione gratuita di centinaia di albi a fumetti e di gadget dedicati; ma anche su una serie di incontri a sorpresa con autori, su dimostrazioni di giochi di ruolo, su tornei "live" tra gli appassionati. Alla base di una giornata tanto speciale per i seguaci della cosiddetta arte sequenziale vi sono, ovviamente, intenti promozionali e commerciali, anche se appare abbastanza evidente come questi si abbinino, in maniera quasi naturale, a quelli schiettamente culturali, poiché pur sempre di divulgazione della cultura - seppur "popular" - si sta parlando.
A differenza della versione statunitense, prevista ogni anno il primo sabato di maggio, il Free Comic Book Day italiano si tiene, oggi come ogni anno, durante il terzo sabato del mese, per questioni legate ai tempi di distribuzione in Italia degli albi gratuiti stampati dalle case editrici americane. E, tra i tanti che saranno distribuiti gratuitamente oggi, se ne segnalano due dedicati all'universo dei supereroi e pubblicati dai due principali editori a stelle e strisce, la DC Comics (quella di Superman e Batman) e la Marvel (quella di Thor e Spider-Man): rispettivamente, un attesissimo albo speciale di Green Lantern (nel disegno qui a lato) legato alla saga corale Flashpoint e un albo di Spider-Man che introduce il nuovo crossover estivo destinato, poi, a svilupparsi narrativamente sulle varie testate americane del celebre personaggio.
Dunque, l'appuntamento è alla fumetteria Alastor di Napoli, dalle 10 alle 19.30. E, naturalmente, buona lettura a tutti!

martedì 17 maggio 2011

DAVIDE MARENGO PRESENTA IL SUO NUOVO FILM

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 16 maggio 2011)

Il trentottenne regista napoletano Davide Marengo continua a frequentare i territori narrativi del cinema di genere anche col suo nuovo film, Breve storia di lunghi tradimenti, in lavorazione in questi giorni tra Roma e Torino, prima della seconda fase delle riprese, in programma a giugno in Sud America tra Colombia e Bolivia. Però, coerentemente con una filmografia nella quale spiccano interessanti commedie noir come Notturno bus del 2007 e la serie tv di Rai Uno Il commissario Manara del 2008, anche stavolta Marengo ha deciso di contaminare più generi narrativi, miscelando azione, amore, intrighi e persino qualche risata in un “bank thriller” calato negli ambienti della finanza globalizzata. “Questo perché – sottolinea il regista – mi è sempre piaciuto miscelare i generi, in particolare quelli che amo molto come il noir e la commedia. In questo modo, posso spaziare e, al tempo stesso, andare alla ricerca di pubblici differenti”.
E anche il nuovo film (qui una scena) sembra fatto apposta per sfuggire alle definizioni preconcette: “Sarà un thriller – conferma Marengo – con tanto noir e mistero, ma anche con un pizzico di commedia perché, come detto, adoro il miscuglio dei generi, soprattutto se affrontato con ironia”. La pellicola, prodotta da Emme in collaborazione con Rai Cinema, è tratta dal romanzo noir Breve storia di lunghi tradimenti di Tullio Avoledo (pubblicato da Einaudi). A firmare la sceneggiatura è lo stesso Marengo con Paolo Logli, Alessandro Pondi, Andrea Cotti e Isotta Toso; mentre della troupe fanno parte il direttore della fotografia Vittorio Omodei Zorini, lo scenografo Tonino Zera, la costumista Eva Coen, il montatore Patrizio Marone e l’autore delle musiche Massimo Nunzi.
Particolarmente interessante è il cast artistico del film, che schiera, accanto alla coppia di protagonisti composta da Guido Caprino e Carolina Crescentini, anche interpreti come Maya Sansa, Carolina Ramirez, un carismatico Philippe Leroy, Ennio Fantastichini, Nino Frassica, Marcello Mazzarella, Manuela Morabito, Francesco Pannofino, Michele Venitucci. “Caprino interpreta Giulio, un giovane avvocato di provincia – racconta Marengo – che si ritrova catapultato in un intrigo internazionale tra Sud America ed Europa, dove banche d’affari senza scrupoli approfittano dei disastri ecologici per arricchirsi. A trascinarlo in questa disavventura è la bella e spietata Cecilia di Carolina Crescentini. Così, in poche ore il protagonista dovrà lasciare l’Italia, mettendo ancora più in crisi il suo già traballante matrimonio con Valeria interpretata da Maya Sansa. Però, nonostante tutto ciò, Giulio non perderà mai il suo sguardo ironico sulla vita”.
Ai noir “contaminati” Davide Marengo – figlio di quel Renato decano dei giornalisti musicali italiani nonché produttore di nomi storici come Nuova Compagnia di Canto Popolare, Teresa De Sio, Edoardo ed Eugenio Bennato – arriva attraverso la musica, poiché prima di Notturno bus, ma anche prima dei due film tv realizzati per la serie Rai Crimini (Little Dream e Neve sporca) e della terza stagione della sit-com Boris è stato per diversi anni un apprezzato e premiato autore di videoclip per Daniele Silvestri, Negramaro, Carmen Consoli. E proprio alla rockband pugliese ha dedicato il suo rockumentary del 2007 Dall’altra parte della Luna, mentre il suo vero esordio nel lungometraggio è il documentario del 2005 Craj – Domani, ispirato allo spettacolo teatrale di Teresa De Sio con Giovanni Lindo Ferretti e dedicato alle sonorità popolari della taranta. Col nuovo film Breve storia di lunghi tradimenti, però, Davide Marengo dirà la sua sui guasti provocati da una finanza globale ormai senza più regole né controlli: “Oggi un Paese non si conquista, ma semplicemente – conclude – si compra: è questa la filosofia di uno dei personaggi del film. Oggi, infatti, per impadronirsi delle risorse energetiche dei paesi del Terzo Mondo non c’è più bisogno di guerre o colpi di stato, perché si punta a conquistarne il controllo attraverso i complessi meccanismi della finanza internazionale”.

lunedì 9 maggio 2011

VENEZIA RENDERA' OMAGGIO A MARCO BELLOCCHIO

Tra i tanti articoli pubblicati oggi sui quotidiani italiani, a commento della scelta di Marco Muller di omaggiare col Leone d'Oro alla carriera il grande Marco Bellocchio durante la prossima Mostra del Cinema di Venezia, mi sembra perfetto quello del critico cinematografico del quotidiano napoletano Il Mattino, Valerio Caprara, che in una sola frase riesce a individuare il vero motivo per il quale Bellocchio merita questo prestigioso riconoscimento: "Bellocchio - scrive, infatti, Caprara - non ha mai smesso di stimolare lo spettatore, spingendolo a confrontarsi con il potere delle immagini per irrobustire, anziché mortificare, la sua autonomia emozionale, morale, intellettuale". Parole sante. (d.d.p.)

domenica 8 maggio 2011

giovedì 5 maggio 2011

INIZIATE A NAPOLI LE RIPRESE DEL NUOVO FILM DI GARRONE

Di Diego Del Pozzo

Primo giorno di riprese, ieri a Napoli, per Big House, l'atteso nuovo film di Matteo Garrone, prodotto da Fandango e Archimede in collaborazione con Rai Cinema, a tre anni dal clamoroso successo internazionale del precedente Gomorra. E, dopo aver portato sul grande schermo le storie di camorra riprese dall'omonimo bestseller di Roberto Saviano, stavolta - come anticipato qualche mese fa dal quotidiano Il Mattino - il regista romano ha deciso di dire la sua, con i toni della commedia pulp graffiante e un po' amara, su un altro tema di grande attualità: l'influenza che la televisione ha sulle menti e sulle vite quotidiane degli italiani di oggi.
La lavorazione andrà avanti per undici settimane, tra Napoli (e dintorni) e Roma. Ieri, intanto, in attesa di spostarsi tra qualche giorno all'interno di una villa vesuviana diroccata a San Giovanni a Teduccio e poi a San Giorgio a Cremano e nei saloni del Grand Hotel La Sonrisa di Sant'Antonio Abate (dove sarà ambientata la sequenza di un matrimonio che si preannuncia particolarmente kitsch), Garrone ha scelto di battere i primi ciak del nuovo film in pieno centro storico partenopeo. E, poiché il regista ha l'abitudine di girare i suoi film seguendo la sequenza narrativa prevista dalla sceneggiatura (che, in questo caso, è scritta da lui assieme a Ugo Chiti, Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci), le scene girate ieri dovrebbero essere anche quelle con le quali si aprirà Big House.
Ieri mattina, dunque, poco dopo il sorgere del sole, il piazzale antistante la scuola elementare "Giovanni Bovio" di via Carbonara, a poche centinaia di metri da Porta Capuana, viene invaso dai camion della produzione, che allestisce il primo set all'interno di un tipico basso napoletano situato nell'adiacente vico Sant'Elmo, un angusto budello che scorre in profondità alle spalle dell'edificio scolastico e sbuca dal lato di via Rosaroll. Qui, appena il vicolo curva verso sinistra, Garrone prende possesso del territorio e, assieme al direttore della fotografia Marco Onorato, inizia a studiare i tagli di luce resi infidi dalla particolare conformazione del vicolo. Maglioncino a girocollo verde chiaro e jeans stropicciati, capelli arruffati e modi sicuri, il regista sembra perfettamente a suo agio nel ventre più autentico della città, circondato dagli sguardi dei residenti, curiosi per la pacifica invasione da parte della troupe, composta - oltre che da Onorato - da altri fedelissimi del regista, come lo scenografo Paolo Confini, il montatore Marco Spoletini, il tecnico del suono Maricetta Lombardo; mentre i costumi sono stati affidati a Maurizio Millenotti, David di Donatello nel 1999 per La leggenda del pianista sull'oceano di Giuseppe Tornatore e nominato all'Oscar nel 1986 per Otello e nel 1990 per Amleto, entrambi di Franco Zeffirelli.
Big House, la cui trama è ancora ufficialmente top secret, racconterà la storia di un pescivendolo vesuviano, appassionatissimo di reality show televisivi come il Grande Fratello e fermamente convinto che, da un momento all'altro, toccherà proprio a lui raggiungere la fama attraverso il piccolo schermo. La sua convinzione, però, si trasformerà ben presto in ossessione sempre più totalizzante e pericolosa, per sé e per gli altri. Nei prossimi giorni, col supporto tecnico della Film Commission Regione Campania, il set del film di Garrone si sposterà a più riprese tra l'hinterland vesuviano e il centro di Napoli, con ciak previsti pure al largo San Marcellino (nell'omonimo chiostro monumentale) e sulle banchine del porto. Per quel che riguarda il cast, infine, stavolta Garrone ha scelto di non affidarsi a interpreti particolarmente affermati, ma di privilegiare esordienti e attori di derivazione teatrale e televisiva. Nei due ruoli principali, per esempio, recitano una novità assoluta come Aniello Arena e l'attrice napoletana Loredana Simioli.

Ps: Un'altra versione di questo articolo è stata pubblicata sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi (chi volesse leggerla può cliccare sull'immagine riprodotta all'interno del testo).

UN OTTIMO FILM INEDITO: "PANDEMIA" DI LUCIO FIORENTINO

Di Diego Del Pozzo

Ci sono film che non riescono a raggiungere un proprio pubblico, nonostante siano stati realizzati con passione e onestà e non abbiano nulla da invidiare, dal punto di vista estetico, a pellicole che, invece, una distribuzione non sempre attenta non esita a far uscire nei cinema, spesso in decine di copie non sempre pienamente giustificate. E quello dei film realizzati e abbandonati a se stessi è un malcostume molto diffuso nel sempre più asfittico panorama produttivo del cinema italiano.
Un caso emblematico, da menzionare per il coraggio della confezione e per l'originalità del tema trattato, è certamente quello di Pandemia, lungometraggio d'esordio del quarantaduenne cineasta indipendente partenopeo Lucio Fiorentino; che, a quasi tre anni dall'ultimo ciak battuto sui set cilentani, lo presenta in anteprima nazionale stasera al multicinema Modernissimo di Napoli, assieme al cast quasi al completo. Pandemia, interamente girato nel Cilento interno ai confini tra Campania e Basilicata, in particolare nel borgo quasi disabitato di Romagnano al Monte e a Castelluccio Cosentino nei pressi di Sicignano degli Alburni, racconta gli ultimi giorni del mondo così come lo conosciamo, un'apocalisse prossima ventura che scrive la parola fine sul genere umano sterminato da piogge infette.
Fiorentino affronta l'impegnativa materia narrativa con mano sicura, sguardo registico colto e consapevole, arricchito da riferimenti letterari ad autori come Salvatore Niffoi, José Saramago e James Ballard, ma anche cinematografici a un gigante della settima arte come Andreij Tarkovskij. La confezione è arricchita dalla bella fotografia di Alessandro Abate, dal montaggio di Jacopo Quadri e dalle musiche di Riccardo Veno. "All'inizio, avevo alcune immagini - racconta l'autore - di uomini che vagavano in una natura forte e selvaggia con la quale non hanno più nessun contatto. Poi, è arrivata la suggestione che fossero circondati da qualcosa di enorme ma in apparenza nascosto: uomini che vivessero una vita svuotata di senso, senza tempo e in giornate uguali a se stesse, come in una lunga attesa. Lentamente, quindi, è maturata in me l'idea che questi personaggi fossero dei sopravvissuti a un'enorme catastrofe arrivata con la pioggia e in attesa delle nuove piogge e, forse, della fine definitiva. Insomma, tranne che per la pioggia, almeno per ora non contaminata, i miei personaggi sono ciò che siamo noi: sopravvissuti quotidiani in attesa della fine".
Nel cast, composto da attori prevalentemente di provenienza teatrale, come i protagonisti Marco Foschi, Alice Palazzi e Massimo Foschi, ma anche Tommaso Ragno, Francesco Bolo Rossini, Barbara Valmorin, Chiara Baffi, Giovanni Calcagno, Salvatore Caruso, Michelangelo Dalisi, Annibale Pavone e Adamo Naimoli, spiccano le presenze della musa fassbinderiana Hanna Schygulla (in un inquietante cameo) e di Veronica De Laurentiis, figlia del compianto Dino e di Silvana Mangano, qui al suo primo film italiano. "Tutti i loro personaggi - aggiunge Fiorentino - sono inseriti in uno scenario naturale rarefatto e quasi sospeso, fatto di silenzi e di ritmo diradato. Con questi accorgimenti, e puntando innanzitutto sulle loro interiorità, ho provato a ovviare al budget bassissimo, inferiore ai 500mila euro, che avevo a disposizione. La scelta di girare in Cilento, poi, è nata dalla mia esigenza di una natura poco addomesticata e che, ad appena un passo da casa mia, mi riuscisse a calare all'interno di un immaginario lontano e senza tempo. In fase iniziale, quindi, mi sono ritirato in quei luoghi, la cui forza ancestrale scatenava in me di notte paure profonde e di giorno la fantasia. E proprio lì ho scritto la struttura di base della storia che, poi, con l'apporto di Paolo Miorandi e Alessandro Scippa è diventata la sceneggiatura. Ho cercato, però, di restare fedele alla mia visione originaria, fatta di silenzio, poche parole, scarso plot drammaturgico, atmosfere rarefatte, tempi dilatati. Volevo, infatti, che lo spettatore - conclude Lucio Fiorentino - più che guardare questi uomini in movimento tra le cose ultime, vivesse profondamente e nelle sue stesse viscere l'esperienza della sospensione dal tempo".

Ps: Un'altra versione di questo articolo è stata pubblicata sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi (chi volesse leggerla può cliccare sull'immagine riprodotta all'interno del testo).

lunedì 2 maggio 2011

IGORT AL COMICON: "TORNERO' A FARE UN FUMETTO A NAPOLI"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 1 maggio 2011)

Quasi dieci anni dopo il suo celebre romanzo a fumetti 5 è il numero perfetto del 2002, uno tra i più importanti e noti autori europei della nona arte, il sardo Igort (al secolo Igor Tuveri), tornerà ad ambientare un nuovo lavoro grafico all'ombra del Vesuvio. La voglia gli è venuta proprio in questi giorni, mentre passeggiava in città con alcuni amici partenopei nei momenti di pausa concessi dal fitto programma di Napoli Comicon, il salone internazionale del fumetto che si conclude stasera a Castel Sant'Elmo.
Al Comicon, Igort (qui sotto, nella foto, è il secondo da destra durante la consegna del Premio Micheluzzi 2011 a Manuele Fior) ha partecipato ieri a un'interessante tavola rotonda dedicata ai rapporti tra cinema e fumetto, assieme al regista Maurizio Nichetti, allo sceneggiatore Nicola Lusuardi e al critico Luca Raffaelli. E, appena terminato il dibattito, l'autore cagliaritano ha rivelato i primi dettagli del suo nuovo progetto artistico: "Vorrei realizzare un volume simile ai Quaderni ucraini usciti l'anno scorso per Mondadori. Insomma, una specie di Quaderno napoletano a fumetti, nel quale poter inserire tutte le straordinarie suggestioni e le affascinanti contraddizioni di una città che amo profondamente: il momento è giusto e già da tempo sto raccogliendo appunti in vista di questo lavoro. Alcuni amici, poi, mi hanno anche convinto a prendere casa in città per calarmi meglio nella realtà locale".
L'appassionato di romanzi a fumetti sa che i Quaderni ucraini (che saranno completati a luglio col secondo volume, sempre nella collana mondadoriana Strade Blu) sono stati realizzati a partire da interviste nelle quali la gente ucraina ha raccontato a Igort il passato sovietico ma anche l'attuale momento di confusione. "Ho registrato le testimonianze - ricorda l'autore - con una telecamera e poi le ho trasformate in disegni, andando però al di là del semplice realismo per lasciarmi trasportare dalle suggestioni che mi provenivano da quei racconti terribili e commoventi. Per Napoli potrei procedere in modo simile, facendo un passo indietro come autore, per lasciar parlare direttamente la città e i suoi abitanti: in tal modo, sarebbe proprio Napoli a decidere il tono del mio reportage a fumetti e il modo nel quale io dovrò guardarla e raccontarla".
Intanto, il progetto della trasposizione cinematografica di 5 è il numero perfetto - anticipato dal Mattino qualche mese fa - va avanti senza intoppi. E, anche in questo caso, Igort rivela nuovi dettagli. "La produzione sarà senz'altro americana - spiega - perché sono stati firmati da poco i contratti. Il regista Johnnie To, tra i maestri della "new wave" di Hong Kong, inizierà il casting nelle prossime settimane, col produttore Marco Muller. So che stanno lavorando anche all'ipotesi di un coinvolgimento di Robert De Niro per il ruolo principale del "guappo" in pensione Peppino Lo Cicero. In passato, io avevo contattato John Turturro, che però ci lasciò perplessi dicendo che avrebbe voluto recitare direttamente in napoletano. Per il film, io mi sto occupando della sceneggiatura ma anche di alcuni aspetti più visivi. Comunque, le riprese dovrebbero svolgersi più o meno tra un anno e mezzo, interamente a Napoli e dintorni, per non meno di otto-nove settimane".
Ieri pomeriggio, infine, Igort ha portato a casa i due riconoscimenti più prestigiosi nell'ambito dei Premi Micheluzzi assegnati ogni anno durante il Comicon: come autore, la menzione speciale per i Quaderni ucraini; come editore, invece, ha festeggiato la proclamazione di Cinquemila chilometri al secondo di Manuele Fior, pubblicato dalla sua ottima Coconino Press, quale miglior fumetto dell'anno.

IVAN COTRONEO GIRA A NAPOLI IL SUO PRIMO FILM DA REGISTA

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 30 aprile 2011)

La Napoli dell'infanzia, quella conosciuta e amata a inizio anni Settanta, riletta attraverso gli occhi di un bambino di nove anni. E' quella che racconta nel suo film d'esordio come regista, La kryptonite nella borsa, il romanziere e sceneggiatore televisivo e cinematografico Ivan Cotroneo (nella foto), impegnato proprio in questi giorni sui tanti set allestiti in giro per la città col supporto della Film Commission Regione Campania. Sarà una lavorazione piuttosto complessa, infatti, quella dell'esordio alla regia che Cotroneo ha tratto dal suo terzo romanzo, omonimo, edito da Bompiani nel 2007: sette settimane di lavorazione, con location dislocate tra centro cittadino, Mostra d'Oltremare, Posillipo, il Vomero.
Protagonisti della pellicola, le cui riprese sono iniziate mercoledì a Procida per spostarsi subito a Napoli, sono quattro attori importanti come Luca Zingaretti, Valeria Golino, Cristiana Capotondi e Libero De Rienzo. Ma, rivela Cotroneo in una pausa delle riprese, "al loro fianco ho scelto tanti altri interpreti napoletani, che ho avuto modo di conoscere nei film da me sceneggiati in passato: da Massimiliano Gallo a Nunzia Schiano, da Sergio Solli a Monica Nappo, da Antonia Truppo a Giulia Pica e tanti altri". Le riprese stanno andando avanti in pieno centro cittadino, dove sono stati già girati numerosi esterni e interni tra corso Vittorio Emanuele e la Galleria Principe di Napoli di fronte al Museo nazionale (ieri pomeriggio), mentre oggi il set si trasferirà in via dei Tribunali. Lunedì, quindi, i ciak si svolgeranno su alcune banchine del porto e, nei giorni successivi, in piazza Mercato (dove sarà ambientata una scena complessa con un'enorme giostra d'epoca collocata al centro della piazza), nell'ala monumentale dell'Università Suor Orsola Benincasa, al Vomero e alla Mostra d'Oltremare.
La produzione è firmata dalla Indigo Film di Francesca Cima e Nicola Giuliano, mentre alla sceneggiatura hanno collaborato con Cotroneo anche Monica Rametta e Ludovica Rampoldi. "La storia - racconta il neo-regista - è ambientata in una Napoli bella e colorata come la ricordo da bambino. Nel film, il mio alter ego Peppino è interpretato dal piccolo esordiente Luigi Catani, che si troverà calato in una serie di bizzarre avventure. L'anno preciso dell'azione è il 1973, ma né nel libro né nel film c'è traccia del colera, perché a me interessava portare sul grande schermo una città positiva, fatta di rapporti di quartiere solidi e sinceri". La trama si sviluppa quando il piccolo Peppino, in seguito al rapporto conflittuale tra i suoi genitori e alla conseguente depressione della mamma (Golino), viene affidato a una coppia di zii poco più che ventenni (Capotondi e De Rienzo), assieme ai quali avrà modo di conoscere una coloratissima e un po' psichedelica "Swinging Naples" fatta di feste in scantinati, collettivi femministi, comunità greche che ballano in piazza, sesso libero, sigarette di contrabbando, droghe e alcool. "Ho cercato di inserire nel film - prosegue Cotroneo - tutti quei luoghi che ho frequentato da bambino e ragazzo: luoghi che, in molti casi, non hanno avuto bisogno nemmeno di troppi interventi scenografici, perché erano rimasti quasi uguali ad allora. Penso, per esempio, ai vicoli dei Decumani. La cosa più bella per me, però, è che a distanza di tanti anni ho ritrovato in città lo stesso calore che ricordavo nelle azioni quotidiane della gente comune".
Lo scrittore napoletano Ivan Cotroneo sceneggia da anni anche per il cinema e la televisione. Per il grande schermo, per esempio, ha firmato solo nell'ultimo anno gli script di La prima linea di Renato De Maria, Io sono l'amore di Luca Guadagnino e Mine vaganti di Ferzan Ozpetek. La sua popolarità, però, è legata anche all'ideazione di Tutti pazzi per amore, serie televisiva italiana molto amata dal pubblico e, caso unico per una produzione italiana, venduta in ben dodici paesi europei. "Dopo tanti anni di scrittura - conclude Cotroneo - narrare stando dietro la macchina da presa è molto emozionante. Tra l'altro, così ho potuto mettere a frutto ciò che ho imparato stando sul set al fianco di registi come Corsicato, Ozpetek o Riccardo Milani". Forte di un budget superiore ai tre milioni e mezzo di euro, l'esordio di Cotroneo è stato riconosciuto come film di interesse culturale nazionale (400mila euro di contributi ministeriali). Al termine della lavorazione, la produzione proverà certamente a proporlo per la selezione in qualche festival italiano o internazionale.