domenica 30 gennaio 2011

COMICDOME: ADDIO AL COMICS CODE AUTHORITY

Di Raffaele De Fazio

Tra le notizie fumettistiche del mese va segnalata, certamente, quella proveniente dagli Stati Uniti e riguardante, di fatto, la morte del Comics Code Authority, cioè di quel codice di autoregolamentazione censoria che le case editrici statunitensi avevano adottato negli anni Cinquanta allo scopo di monitorare e selezionare i fumetti più adatti al giovane pubblico americano.
Nato nel 1954, sull'onda dell'isteria oscurantista provocata dal discusso libro di Fredrich Wertham The Seduction of the Innocent (che criticava, in maniera assolutamente non scientifica né convincente, il ruolo diseducativo dei fumetti nei confronti dei teenagers americani), questo organismo costrinse, infatti, gli editori a rispondere a misure decisamente restrittive, in particolare in materia di rappresentazione del sesso e della violenza all'interno dei comics: misure che però, dopo quasi sessant'anni, erano diventate decisamente desuete.
Così, la prima major a dire addio al Comics Code è stata la Marvel, nel 2001, dando vita a un proprio codice interno per suddividere gli albi secondo fasce di età consigliate. Adesso anche la DC Comics e la Archie abbandonano per sempre il famigerato codice, sancendone la morte e dotandosi anche loro di proprie griglie di classificazione.
Era ora! Finalmente, Archie potrà divertirsi con Betty e Veronica come ogni sano ragazzo americano...

giovedì 27 gennaio 2011

UNO STUDIO DELL'AGIS SULLO SPETTACOLO E LA CRISI

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 26 gennaio 2010)

Anche in un periodo di crisi economica come quello attuale, lo spettacolo in Campania è un'industria che vanta numeri ragguardevoli: quasi 216 milioni di euro di volume d'affari, oltre 15 milioni di spettatori, più di 12mila addetti impiegati. Questi dati, relativi all'anno 2009, emergono dal volume L'industria dello spettacolo in Campania, realizzato dall'Unione Agis Campania e presentato ieri mattina al teatro Mercadante dal presidente di categoria Luigi Grispello assieme all'assessore regionale alla cultura Caterina Miraglia, al consigliere regionale Luciano Schifone, al presidente del Cda del Teatro stabile di Napoli Sergio Sciarelli e agli studiosi Riccardo Mercurio e Bruno Zambardino, i quali hanno contribuito, con l'altro economista Gianluigi Mangia, a una ricerca quantitativa di grande interesse, seppur limitata al triennio 2007-2009.
Di fronte a una platea gremita da operatori e addetti ai lavori di cinema, teatro, musica, danza e spettacolo viaggiante, la presentazione dello studio promosso dall'Agis offre l'occasione per fare il punto sul difficile presente di un'industria che potrebbe produrre sviluppo e, invece, arranca a causa della cospicua riduzione dei contributi statali e regionali e di finanziatori privati irrilevanti rispetto ad altre realtà italiane. "Il nostro settore - attacca Grispello - rischia di essere ferito a morte, sotto i colpi di tagli pari al 70 per cento. E, se il disimpegno mostrato dal governo nazionale in questi mesi dovesse essere confermato, sarebbe di portata storica e comporterebbe deleterie conseguenze, come la drastica caduta della produzione culturale e, quindi, dei relativi consumi con cessazioni di attività e di investimenti e una estesa disoccupazione e dispersione professionale. Per questo, chiediamo alla Regione, pur nella consapevolezza delle sue attuali difficoltà economiche, di assumersi un ruolo di primo piano nella difesa e nel sostegno delle attività di spettacolo sul territorio, facendo il possibile e, se occorre, anche l'impossibile".
Da parte sua, l'assessore Miraglia ricorda l'impegno dell’ente alla Conferenza delle Regioni, "dove abbiamo chiesto il raddoppio del Fus e una proroga delle varie agevolazioni fiscali di settore". Inoltre, ribadisce la volontà del governatore Stefano Caldoro di confermare i finanziamenti regionali alla Legge 6/2007 per lo spettacolo, peraltro già ridotti - come si evince proprio dallo studio dell'Agis - dai 19 milioni del 2007 ai 16 del 2009. Al tempo stesso, però, la Miraglia non può fare a meno di ricordare come la situazione sia destinata a peggiorare dopo il 2013, "quando non saranno più disponibili i fondi europei arrivati in questi anni in Campania. Per questo, diventa essenziale - conclude l'assessore - fare sistema e attrarre come mai prima d'ora sponsor privati con logiche nuove basate anche sui risultati economici: insomma, l'obiettivo comune è sopravvivere dopo il 2013". Il che non sarà semplice, se si pensa che, nel triennio 2007-2009, i fondi Por hanno inciso per il 29 per cento sul totale del sostegno pubblico allo spettacolo campano: 60 milioni di euro su 210 complessivi.
Dall'incontro del Mercadante, comunque, emergono anche alcune possibili direzioni da seguire, per provare a ridare slancio all'industria dello spettacolo in Campania in tempo di crisi: razionalizzazione e controlli più efficaci, per gestire meglio le scarse risorse a disposizione degli enti pubblici; collaborazione continua tra più assessorati e più istituzioni locali ("Così abbiamo salvato il Forum delle Culture", ricorda la Miraglia); un tavolo permanente con gli operatori (proposto da Schifone); certezza nei tempi di erogazione dei contributi, "in modo da poter programmare - sottolinea Sciarelli - con un minimo di profitto". E, poco prima della conclusione, risuona in sala l'invito all'autocritica di Luca De Fusco, direttore designato del teatro Mercadante: "Finora, abbiamo speso al meglio le risorse a nostra disposizione? Per esempio, perché co-produrre progetti teatrali con soggetti esterni al territorio campano, invece di far rimanere i soldi qui da noi?".

lunedì 24 gennaio 2011

COMICDOME: I FUMETTI PIU' VENDUTI DEL 2010 IN U.S.A.

Di Raffaele De Fazio

Il distributore statunitense Diamond ha recentemente diramato i dati di vendita riguardanti il mercato fumettistico a stelle e strisce nel 2010.
Nella classifica degli albi, le due majors Marvel e DC Comics si dividono quasi equamente le prime venti posizioni. I nuovi Avengers di Bendis e Romita Jr., infatti, tagliano per primi il traguardo, ma la DC col Pipistrello e le Lanterne si accaparra dieci posizioni su venti. La Marvel continua a essere il primo editore, sia come vendite che come presenza sul mercato, ma come dico sempre io: "Anche il cine-panettone incassa milioni di euri ma di sicuro non mi sembra Quarto Potere". A vedere le posizioni successive alla ventesima, i primi "indipendenti" li troviamo molto staccati e sono quasi tutti frutto di licenze acquisite: Dark Horse piazza Buffy alla posizione 370 mentre IDW piazza True Blood alla posizione 299; più staccata ancora la Image, ovviamente con Walking Dead, intorno alla posizione 500. Se scorriamo, invece, la classifica dei volumi scopriamo che a farla da padrone sono proprio gli indipendenti: tra i primi dieci, infatti, la Image piazza ben cinque volumi di Walking Dead e la Oni Press tre di Scott Pilgrim (qui sopra), praticamente i due cult del momento, aiutati anche dalle rispettive e ben fatte trasposizioni cine-televisive.
Ma la Diamond non si è risparmiata, facendo notare anche che il mercato ha avuto nel 2010 una contrazione del 9% nelle vendite, con soli ventisei albi ad aver superato le 100.000 copie vendute. La nota positiva è che il mercato dei volumi continua a volare: nel 2010 s'è incrementato del 20%, quindi aspettiamoci per il futuro più volumi e più archi narrativi definiti, in modo da poter essere raccolti facilmente in volume.
Ed ora, ecco le due classifiche dei fumetti più venduti nel 2010.
Top 20 comics:
1) Avengers n.° 1 (Marvel);
2) X-Men n.° 1 (Marvel);
3) Blackest Night n.° 8 (DC);
4) Siege n.° 1 (Marvel);
5) Blackest Night n.° 7 (DC);
6) New Avengers n.° 1 (Marvel);
7) Brightest Day n.° 0 (DC);
8) Brightest Day n.° 1 (DC);
9) Siege n.° 2 (Marvel);
10) Batman: Return of Bruce Wayne n.° 1 (DC);
11) Siege n.° 3 (Marvel);
12) Siege n.° 4 (Marvel);
13) Secret Avengers n.° 1 (Marvel);
14) Brightest Day n.° 2 (DC);
15) Batman n.° 700 (DC);
16) Green Lantern n.° 50 (DC);
17) Wolverine n.° 1 (Marvel);
18) Flash n.° 1 (DC);
19) Brightest Day n.° 3 (DC);
20) Green Lantern n.° 53 (DC).
Top 10 volumi e graphic novels:
1) Walking Dead Vol. 1 (Image);
2) Kick-Ass (Marvel/Icon);
3) Walking Dead Vol. 11 (Image);
4) Scott Pilgrim Vol. 6 (Oni Press);
5) Superman Earth One (DC);
6) Scott Pilgrim Vol. 1 (Oni Press);
7) Walking Dead Vol. 12 (Image);
8) Walking Dead Vol. 2 (Image);
9) Walking Dead Vol. 13 (Image);
10) Scott Pilgrim Vol. 2 (Oni Press).

domenica 23 gennaio 2011

SU FLOP TV ANIMAZIONE DIGITALE MADE IN NAPLES

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 23 gennaio 2011)

Tra le realtà emergenti del panorama italiano dell'animazione digitale c'è anche lo studio napoletano Flat Animation, fondato appena tre anni fa dai trentenni Alessandro Abbate e Marco Nottola ma già forte di un successo "di culto" come l'esilarante sit-com robotica Grunen, acquistata da Fox Channels Italy e trasmessa dal 21 dicembre scorso su Flop tv, la web television del gruppo interamente dedicata alla comicità, al surreale e all'umorismo. E, dopo Grunen, il duo di creativi partenopei di Flat Animation raddoppia, perché è appena riuscito a vendere a Fox una nuova serie comica, destinata a replicare il successo della precedente: s'intitola Ernest & Belinda on Ermine Street e andrà in produzione a marzo, per poi essere diffusa prima su Flop tv e, successivamente (come i Grunen), anche su un canale Fox del pacchetto Sky.
Ernest & Belinda on Ermine Street (qui un'immagine) racconta le divertenti vicende dei due vicini di casa del titolo, lui burbero vedovo settantenne di origini italiane (di cognome fa Rizzo), lei trentenne afro-americana single e spensierata. Entrambi abitano al primo piano dello stesso stabile e dalle loro finestre adiacenti osservano e commentano "lo spettacolo inquietante e ridicolo al tempo stesso - spiegano i due autori - dell'isteria collettiva di cui si nutre la società occidentale contemporanea, perfettamente rappresentata dall'ambientazione americana". La sit-com è composta da 20 episodi di tre minuti ciascuno, realizzati in animazione digitale. "L'abbiamo costruita - proseguono Abbate e Nottola - sulle inquadrature, da diverse angolazioni, delle finestre di Ernest e Belinda, alle quali si aggiungono alcune panoramiche della strada sottostante. Dalle due finestre, la coppia di protagonisti interagisce col mondo circostante e, attraverso di loro, lo spettatore fa la stessa cosa".
Sul sito di Flop tv (www.floptv.tv) è già visibile, invece, il primo successo dello studio Flat Animation: Grunen. Ambientata nell'anno 2237, quando l'umanità è scomparsa e la Terra è popolata dai robot, la serie narra le (dis)avventure di un gruppo di bislacchi automi operai, in fuga dal loro padrone-schiavista sotto la guida del robot-ragioniere Hal, dalla cupa metropoli Los Topos fin nell'incontaminata Barnes Valley. Ideata e realizzata da Alessandro Abbate e Alessandro De Cristofaro con Marco Nottola, la serie scherza su vizi e debolezze degli esseri umani e denuncia le degenerazioni del modello capitalistico occidentale, il tutto condito da un gusto cinefilo che emerge fin dai titoli degli episodi, da Mission impossib-Hal a Hal-lywood Party. Nel futuro dello studio Flat Animation, però, ci sono anche "una versione a cartoni animati - concludono Abbate e Nottola - della Cantata dei pastori per la Rai e un doppio episodio pilota della serie Amori sfigati, prodotta da Aurelio De Laurentiis a partire dalle illustrazioni di Chiara Rapaccini, la vedova del compianto Mario Monicelli".

sabato 22 gennaio 2011

COMICDOME: IL MEGLIO E IL PEGGIO DEL 2010 CON I FINGER

Di Raffaele De Fazio (Welcome to Geeksville)

Solitamente a gennaio si tirano le somme dell'anno appena trascorso e, poiché gli ultimi articoli erano stati un po' troppo seriosi, dopo un conciliabolo tra le mie personalità il comitato scientifico formato dal sottoscritto ha deciso di istituire i Bill Finger Awards, dedicati al meglio e al peggio dello scorso anno. Per chi non lo sapesse, Bill Finger è stato il co-creatore di Batman con Bob Kane, dal quale fu relegato in un ruolo di secondo piano pur essendo il vero creatore dell'universo dell'Uomo Pipistrello. A lui, dunque, saranno dedicati i Bill Finger Awards o, se preferite, The Finger. Ecco le varie categorie per il 2010. 1) Miglior Fumetto Supereroistico (consegna il premio Yuri Gagarin): Blackest Night (DC Comics). Devo ammetterlo: questo premio era troppo semplice. Dopo averceli fatti a peperini con tutte le Crisis possibili e immaginabili, la DC sforna, con Geoff Johns e soci, una saga bella, godibilissima, piena di colpi di scena avvincenti, ottimamente disegnata sia nella serie base che nei principali tie-in. Insomma, tutto quello che un maxi-evento deve essere. Senza dimenticare una perfetta gestione del parco personaggi in prospettiva di successivi sfruttamenti extra-fumettistici. In poche parole: perfetta!
2) Miglior Scrittore (consegna il premio Sammy Davis jr.): Grant Morrison. Lo scrittore glasvegiano è da anni sulla cresta dell'onda con la sua prosa mai banale e le sue idee sempre sorprendenti. Ma quest'anno credo che gli sia riuscita forse la cosa più difficile che un autore mainstream deve fronteggiare: il rilancio di un'icona. Il gimmick di rilanciare una serie che non vende uccidendo il protagonista è ormai vangelo nel mercato americano, ma il compito affidatogli dalla DC è stato un altro: preparare l'Icona Batman ad affrontare i prossimi decenni. A cavallo dell'uscita dello splendido film di Nolan, Batman non è un personaggio che ha bisogno di un boost nelle vendite, in quanto tutte le serie del Bat-verse vendono abbastanza bene. La DC, dunque, accetta la proposta di Morrison e gli consente di uccidere Bruce Wayne e, introducendo Demian (una tra le migliori creazioni di Morrison), di ricreare un nuovo dinamico duo con Dick Grayson nei panni di Batman. Lo so, detta così sembra una minkiata, ma il tutto è perfettamente orchestrato, ottimamente scritto, piacevole da leggere, avvincente, pieno di sorprese, mai banale. Dopo aver splendidamente decantato il Mito Superman con Frank Quitely nella serie All Star, Morrison decide di mixare dark e pop e di fonderle con il Mito Batman, non per decantarlo stavolta ma per rilanciarlo per i prossimi anni. Bravo!
3) Miglior Autore Completo (consegna il premio Tazio Nuvolari): David Mazzucchelli. Quando abbandonò il genere supereroistico, dopo Batman Year One nel 1987, molti pensarono che la sua parabola fosse finita. Ma quello che molti non avevano capito, invece, era che David Mazzucchelli non poteva restare confinato in quel genere. Attraverso gli anni, infatti, con le sue rarefatte opere sempre personalissime - vuoi che fossero la storia di un uomo gigante nella campagna rurale americana o l'adattamento di uno dei migliori racconti di Paul Auster (Città di Vetro) - Mazzucchelli ha sempre cercato di colpire con storie che fossero più cervello che muscoli, il tutto con un tratto che, ormai scevro dalle gabbie del genere supereroistico, è libero di poter sperimentare sulla tavola come mai prima d'ora. Quest'anno, con Asteryos Polyp ha stupito ed emozionato e, dopo 3 Eisner e 3 Harvey Awards, questo Finger serve soltanto a dire: "Grazie!".
4) Miglior Affare dell'anno (consegna il premio Cuordipietra Famedoro): Disney & Marvel. Non poteva essere altrimenti. Il matrimonio tra queste due realtà se ben gestito produrrà fantastilioni di dollari. Le copertine stile Tron, l'esordio dei primi titoli Crossgen (un brand acquistato dalla Disney alcuni anni fa); e credo che siamo solo all'inizio. Spero soltanto che non nascano dei mostri.
Ma il Finger ha una doppia valenza e si permette di onorare i Primi ma anche di sostenere gli Ultimi con critiche costruttive. Pertanto:
5) Peggior Gestione del Parco Personaggi (consegna il premio Has Fidanken): Marvel Comics. Allora, che vogliamo fare? Avete resuscitato Kraven, Mijolnir si può alzare in assenza di gravità, Frankencastle (Frankencastle!?!) che torna umano grazie al puparuolo dell'amore in una pagina e mezzo, 5/6 testate su Deadpool (Odio Deadpool!!!), Hulk Rosso, Wolverine all'inferno ma contemporaneamente su tutte le testate. Vi manca di stuprare Howard the Duck e poi le avete fatte tutte. Le Marvel Storie che mi hanno fatto sognare negli anni Ottanta e Novanta me le ricordo tutte, ma se guardo agli ultimi dieci anni vedo il vuoto assoluto. Purtroppo per voi non abbiamo tutti 15 anni. Cresci Marvel!
6) Peggior Editore Italiano (consegna il premio Caino-però-quello-di-Neil-Gaiman): Planeta DeAgostini. Riuscire a fare peggio della Play Press sembrava un'impresa quasi impossibile, eppure il colosso editoriale iberico pare deciso a voler perseguire questo obiettivo. Credo che in vent'anni la Marvel Italia non abbia mai sbagliato la gestione di un crossover, monetizzando al massimo l'occasione e cercando comunque di garantire ai propri lettori una fruibile lettura dell'evento. Avendo a disposizione il miglior maxi-evento degli ultimi dieci anni (Blackest Night), invece, Planeta butta alle ortiche la timeline della serie e incasina le uscite in maniera dilettantesca. Anche chi vi scrive non sa quali possano essere i problemi della Planeta, se interni oppure con i referenti italiani. Sta di fatto che un editore su un maxi-evento ci si gioca la faccia e, con Blackest Night, Planeta ha compiuto un vero e proprio suicidio editoriale, perlomeno di immagine. Dopo averci abbuffato con uscite di tutti i tipi, con volumi che negli Stati Uniti ancora non esistono o sono introvabili, con confezioni de-luxe da far sbavare il fan più accanito, adesso il DC fan che segue le uscite americane ha la sensazione di essere in uno dei ristoranti migliori della città ma di essere servito soltanto a hot-dog. Sveglia!!!
7) Finger preventivo a fumetto di prossima pubblicazione (consegna il premio il fiero alleato Galeazzo Musolesi): Frank Miller. Per l'anno appena iniziato Frank ci sta cucinando un prequel di 300 dal titolo Xerxes e una graphic novel di propaganda politica dal titolo Holy Terror per la quale voleva usare Batman contro Al-Qaida (ma, fortunatamente, la DC glielo ha impedito e dovrà utilizzare un vigilante di sua invenzione). Senza dimenticare il seguito di All Star Batman & Robin, la cagata meglio disegnata della storia dei comics. Frank, un consiglio, per citare Judge Reynolds in Beverly Hills Cop 2: "Scansa la merda che ti soffoca il cervello"; e ricordarti che sei un autore di fumetti.

giovedì 20 gennaio 2011

MICHELE PLACIDO PRESENTA IL SUO "VALLANZASCA"

Di Diego Del Pozzo

Alla vigilia dell'uscita nelle sale del suo nuovo film Vallanzasca - Gli angeli del male, Michele Placido sceglie Napoli per rispondere nuovamente alla Lega, che nei giorni scorsi aveva invitato a boicottare la pellicola. "Più che di federalismo, il pensiero di alcuni leghisti - attacca il regista pugliese - è intriso di razzismo culturale, perché pensano ancora che il Sud sia abitato dai lazzaroni, proprio come facevano ai tempi dell'Unità d'Italia. Purtroppo, è un retaggio culturale ancora troppo presente nelle teste di molti politici del Nord. Credo che Vallanzasca non sia piaciuto alla Lega perché tratta di un bandito milanese e loro non vogliono che se ne parli, anche se la criminalità organizzata è presente pure nel Nord Italia. E il deputato leghista Cavallotto sappia che, molto presto, gli toccherà vedere, inevitabilmente, anche film dedicati a questa presenza criminale al Nord".
Vallanzasca - Gli angeli del male, che esce domani in tutta Italia distribuito dalla 20th Century Fox, suscitò polemiche già alla Mostra di Venezia, dove Placido dovette difendersi dalle accuse di aver descritto in maniera troppo affascinante una figura negativa come quella del bandito milanese. "Mi piacerebbe - sottolinea il regista - che qualche esperto di comportamenti di massa mi spiegasse il perché di queste polemiche. Io, infatti, ho voluto fare semplicemente un film di genere e non un trattato socio-politico ideologico. Forse, però, tutti questi benpensanti moralisti che si sono indignati per il film non hanno fatto altro che riversare su qualcun altro le proprie fragilità e i propri sensi di colpa. Renato Vallanzasca è stato condannato e sta pagando per i delitti commessi, molto più di quanto abbiano mai fatto i responsabili di tante stragi italiane, rimaste impunite. Quando ho deciso di portare sul grande schermo questa storia immaginavo che avrebbe fatto discutere, anche perché il cinema deve servire anche a far pensare e aprire dibattiti. Le commedie di successo come quella di Checco Zalone, che tra l'altro è pugliese come me e mi piace molto, vanno bene per coloro che preferiscono non pensare. Io, invece, sono d'accordo con Marco Bellocchio, quando dice che bisogna stare attenti al troppo non pensare". I veri scandali, comunque, per Placido sono altri: "Basti pensare a ciò che c'è in questi giorni sui giornali. All'estero dicono che dovremmo vergognarci. E, qui da noi, lo ha ribadito forte e chiaro pure la Chiesa. Spero che questo brutto momento passi presto". In Vallanzasca - Gli angeli del male, il protagonista Kim Rossi Stuart (nella foto qui sopra) offre una straordinaria performance attoriale, completamente calato nel personaggio del "Bel René": "Per me, la vita di Vallanzasca - conclude Kim - è sempre stata votata all'autodistruzione. E io ho cercato di rendere al meglio il viaggio dentro una mente davvero ai confini della realtà. E, comunque, noi tutti ci siamo posti il problema di comunicare correttamente al pubblico questa storia di delitto e castigo".

martedì 18 gennaio 2011

IL TEOREMA DI EUCLITORIDE

"[...] Un rilevante numero di giovani donne che si sono prostituite con Silvio Berlusconi, presso le sue residenze, dietro pagamento di corrispettivo in denaro da parte di quest'ultimo". Questo brano virgolettato, ormai stracitato da tutti i principali mass media italiani e internazionali, è un breve stralcio tratto dalla domanda di autorizzazione a eseguire perquisizioni domiciliari inviata dalla Procura della Repubblica di Milano alla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che si riunirà domani. Secondo quanto si legge nella richiesta, i pubblici ministeri milanesi avrebbero trovato "ampi riscontri investigativi" anche a proposito delle case date in comodato d'uso gratuito ad alcune ragazze che partecipavano alle sexy-serate berlusconiane. Ebbene, il presidente del Consiglio parla, come al solito, di teorema accusatorio da parte dei magistrati. Certo, però, non si riferisce al Teorema di Euclide. Anche perché pare che abbia molta più familiarità, invece, col Teorema di Euclitoride. (d.d.p.)

lunedì 17 gennaio 2011

GILLIAM SI FA IN DUE SUL SET DI "THE WHOLLY FAMILY"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 16 gennaio 2011)


Dalla settimana napoletana di Terry Gilliam verranno fuori due film al prezzo di uno. Oltre al cortometraggio The Wholly Family scritto e diretto dal visionario regista ex Monty Python, infatti, l'antico pastificio Garofalo di Gragnano produrrà anche il documentario che sta realizzando in questi stessi giorni, sui luoghi delle riprese, il regista Tonino Zangardi, col supporto di un altro battagliero filmaker indipendente italiano, il pugliese Nico Cirasola, presente anche come attore nel corto di Gilliam, ma a Napoli pure per studiare la possibilità - al momento ancora molto remota, a causa degli scarsi mezzi economici attualmente a disposizione della Film Commission Regione Campania - di girare all'ombra del Vesuvio alcune sequenze del suo prossimo film su Rodolfo Valentino.
Sul set di Terry Gilliam, invece, Cirasola sta aiutando Zangardi a realizzare quello che, una volta ultimato, sarà molto più di un semplice backstage, per configurarsi come vero e proprio ritratto a tutto tondo del cineasta originario di Minneapolis ma ormai naturalizzato inglese da molti anni. Tonino Zangardi, infatti, integrerà il materiale girato durante le riprese di The Wholly Family con una lunga video-intervista allo stesso Gilliam, da realizzare proprio oggi nell'albergo napoletano che ospita gli uffici della produzione. "Ma nel documentario - racconta Zangardi - ci saranno anche spezzoni tratti dai film di Terry, che ha dimostrato grande disponibilità verso il progetto. Ne verrà fuori un vero e proprio special su una tra le figure più influenti del cinema mondiale di questi decenni. Penso che la vetrina ideale per un lavoro simile possa essere una sezione collaterale della Mostra di Venezia, prima di un successivo passaggio televisivo. Naturalmente, poi, sarà incluso nel dvd del cortometraggio prodotto dal pastificio Garofalo". E saranno tante, nel documentario, le curiosità dai vari set napoletani alternatisi in settimana. "Gilliam è rimasto affascinato da Napoli - aggiunge Zangardi - e la cosa ha reso il lavoro di tutti noi ancora più elettrizzante e pieno di sorprese".
In effetti, tra Terry Gilliam e Napoli s'è sviluppato, in questi giorni, un rapporto sorprendente, con le tante sollecitazioni provenienti dall'esterno che hanno integrato continuamente gli spunti narrativi presenti in sceneggiatura, costringendo attori e troupe a seguire l'autore di Brazil e Parnassus in affascinanti improvvisazioni sul set. "Ma per tutti noi - sottolinea il produttore Gabriele Oricchio - è stata un'esperienza unica e straordinaria, vissuta realmente 24 ore su 24 al fianco di un artista vero e dall'immaginazione costantemente in azione". Le riprese di The Wholly Family - che avrà le musiche di Daniele Sepe - si sono concluse ieri nei Campi Flegrei, con i ciak realizzati nella Casina Vanvitelliana del Fusaro, dove sono state girate le sequenze dell'incubo del bambino protagonista interpretato dal piccolo Nicolas Connolly. Per più di due terzi, il cortometraggio di Gilliam si sviluppa attraverso una lunga sequenza onirica (girata anche nell'ospedale delle bambole e nell'Antro della Sibilla), nella quale il suo stile visionario rilegge la maschera partenopea per antonomasia. L'incubo del ragazzino, infatti, è popolato da Pulcinella di tutti i tipi (interpretati, tra gli altri, da Antonino Iuorio e Renato De Maria): buffi e minacciosi, grandi e piccoli, mostruosi e malinconici, neonati e con la gobba. La trama misteriosa prende avvio dalla gita a Napoli di una litigiosa coppia americana, interpretata da Douglas Dean e Cristiana Capotondi, a passeggio lungo San Gregorio Armeno col loro bimbo (Connolly), che a un certo punto ruba una statuetta di Pulcinella dalla bottega gestita dal personaggio di Sergio Solli. Così, di notte in albergo, il piccolo vive un incubo inquietante destinato a risolversi in un poetico finale a sorpresa, perfetto per affascinare gli appassionati di cinema e di folklore partenopeo.

venerdì 14 gennaio 2011

DA STASERA ARRIVA ANCHE IN ITALIA "BOARDWALK EMPIRE"

Di Diego Del Pozzo

Da stasera e per i prossimi cinque venerdì, su Sky Cinema 1 alle ore 21, inizia la trasmissione italiana della serie-evento della stagione televisiva: Boardwalk Empire. Prodotta da Mark Wahlberg e Martin Scorsese per il network HBO (sinonimo di libertà espressiva e qualità dei prodotti), la serie è ideata e sceneggiata da Terence Winter, cioè uno tra i migliori scrittori de I Soprano. Ne è protagonista Steve Buscemi, al primo grande ruolo da protagonista dopo una carriera trascorsa come caratterista di gran classe. Accanto a lui, in un cast comunque notevole, spicca il "bel tenebroso" Michael Pitt.
Ambientata ad Atlantic City negli anni Venti, in pieno Proibizionismo, Boardwalk Empire è costata più di 60 milioni di dollari (ben 18 soltanto per il bellissimo pilot diretto proprio da Scorsese) e si è imposta da subito come il fenomeno della stagione televisiva statunitense e mondiale, grazie alla ricchezza delle ricostruzioni e a uno sguardo disincantato molto scorsesiano sulla criminalità organizzata, la corruzione politica e il loro ruolo nell'evoluzione (evoluzione?) degli Stati Uniti così come li conosciamo oggi.

mercoledì 12 gennaio 2011

INTERVISTA A CARLO VERDONE, SUL NUOVO FILM E ALTRO

(Per leggere l'articolo basta cliccarci sopra)

DA NAPOLI, UN CARTOON D'AUTORE COL DALAI LAMA

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martedì 11 gennaio 2011

SUL SET CON TERRY GILLIAM TRA I VICOLI DI NAPOLI


(In alto, Terry Gilliam sul set a Napoli, in una foto di Gianni Fiorito. Per leggere l'articolo, invece, basta cliccarci sopra)

domenica 9 gennaio 2011

TERRY GILLIAM DA DOMANI SUL SET NEL VENTRE DI NAPOLI

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 9 gennaio 2011)

Terry Gilliam è a Napoli già da qualche giorno, per prepararsi al meglio in vista della settimana di riprese in città del suo nuovo, misteriosissimo cortometraggio The Wholly Family, che inizierà a girare da domani in pieno centro storico e che lo terrà impegnato all'ombra del Vesuvio fino a sabato, per sei giorni di lavoro da condurre ai ritmi frenetici ai quali, peraltro, il visionario cineasta di Brazil è più che abituato.
La prima giornata di lavorazione sarà tutta in esterni, lungo San Gregorio Armeno, dove Gilliam (qui nella foto) è stato visto passeggiare più volte già durante il mese di dicembre. Martedì, quindi, il set si sposterà all'interno dell'adiacente ex asilo Filangieri, attuale sede del Forum delle culture. Nei due giorni successivi, poi, la troupe lavorerà prima nel complesso monumentale dell'Annunziata e ancora in giro per il centro antico. E, in conclusione, toccherà ai Campi flegrei, dove saranno realizzate riprese in luoghi suggestivi come l'Antro della Sibilla e la Casina Vanvitelliana. La trama del cortometraggio sarà caratterizzata anche dalle atmosfere fantasy tanto care al cineasta originario di Minneapolis ma ormai naturalizzato inglese. Il breve film, infatti, racconterà la storia un po' surreale di un bambino americano in viaggio a Napoli assieme ai suoi genitori, disperati per il suo comportamento pestifero. Ad aiutarli, però, contribuirà l'intervento inatteso di una specie di "deus ex machina" molto partenopeo.
A produrre il cortometraggio di Gilliam è il Pastificio Garofalo, che già dal 2006 ha iniziato a promuovere la propria immagine in maniera innovativa attraverso un impegno diretto nella produzione cinematografica di qualità. "Ho scritto questo breve film come un esercizio", ha anticipato Gilliam la scorsa settimana. "E, nonostante il titolo identico, non mi sono ispirato - ha aggiunto - all'omonima poesia di Eve Merriam, ma sono partito da un mio script originale". The Wholly Family avrà una durata di circa quindici minuti e potrà giovarsi, come confermato dallo stesso Terry Gilliam, degli autorevoli contributi tecnici di Nicola Pecorini alla fotografia e del Premio Oscar - nel 1994, per L'età dell'innocenza di Scorsese - Gabriella Pescucci ai costumi, entrambi già accanto al regista in diversi suoi film precedenti.
Dall'albergo in pieno centro scelto come base operativa, la produzione ha tenuto i contatti con le varie realtà locali che, in modi diversi, hanno contribuito al progetto. Così, nelle scorse settimane, si sono svolte due conferenze di servizi presso il Comune di Napoli, per organizzare al meglio il necessario supporto durante le riprese in zone densamente popolate come quelle del centro storico. Vi hanno preso parte i rappresentanti degli Assessorati comunali alla Mobilità e al Turismo e grandi eventi, assieme ai responsabili della Polizia municipale e ai vertici delle due Municipalità coinvolte, la seconda e la quarta. Altro supporto indispensabile è stato assicurato alla produzione dal Forum delle culture e dalla Film Commission Regione Campania. Chi lo ha incontrato in questi giorni, parla di un Terry Gilliam entusiasta dell'accoglienza ricevuta a Napoli, città che, peraltro, conosce piuttosto bene e che ama molto. E, ad amici americani con i quali si è trovato a comunicare via e-mail, il regista ha confidato uno tra gli elementi che maggiormente lo hanno affascinato della realtà partenopea: "Il cibo, davvero fantastico".

giovedì 6 gennaio 2011

UN BEL LIBRO SULL'ALBA DEL CINEMA IN CAMPANIA

(Per leggere l'articolo basta cliccarci sopra. Qui sotto, la copertina del libro).

mercoledì 5 gennaio 2011

UNA TRAVOLGENTE POP SONG DI QUALCHE ANNO FA!

Prendiamoci un break, con un po' di buona musica di qualche anno fa, dall'altro mio sito Rock Around the Screen. Cliccate qui e lasciatevi andare!

martedì 4 gennaio 2011

PARLA IL DIRETTORE DELLA FILM COMMISSION CAMPANIA

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 28 dicembre 2010)


Anche la Film Commission Regione Campania paga le conseguenze della crisi economica del settore audiovisivo in Italia, tra tagli al Fus (il Fondo unico per lo spettacolo) e mancati contributi da parte dell'ente regionale al quale la società fa capo. Tutto ciò, nonostante gli indiscutibili risultati positivi conseguiti nei primi sei anni di attività, durante i quali, sottolinea il direttore Maurizio Gemma (nelle due foto sotto, da solo e col resto dello staff della società), "la Film Commission campana ha favorito la realizzazione di oltre 200 progetti cinematografici e televisivi sull'intero territorio regionale, generando una ricaduta di spesa diretta legata a queste produzioni superiore ai 110 milioni di euro, ai quali va aggiunto l'indotto, a fronte di un budget annuo di 600mila euro, che per il 2010 non ci è stato ancora assegnato".
Ma com'è possibile, Gemma, che una struttura considerata tra le più efficienti in Italia nel proprio settore debba dibattersi tra tante difficoltà?
"Purtroppo è possibile. Quotidianamente ci confrontiamo con Film Commission di altre regioni, per esempio Puglia e Piemonte, che godono di finanziamenti ben superiori e che possono permettersi di attrarre le produzioni anche grazie a incentivi economici che noi, invece, non siamo in grado di assicurare. Nonostante ciò, però, suppliamo a questi deficit con impegno e creatività. E questi sforzi ci hanno portati a presiedere l'associazione italiana di categoria".
Un buon esempio del vostro lavoro è legato al film campione d'incassi Benvenuti al Sud.
"Si tratta di un esempio perfetto di ciò che deve fare una Film Commission efficiente: quando venimmo a sapere di un remake della commedia francese Giù al Nord ci attivammo per provare a portare in Campania il set del film, che la produzione intendeva realizzare altrove. Con piccoli escamotage, come i 100mila euro ottenuti dall'Assessorato regionale all'agricoltura per il "product placement" dei prodotti enogastronomici campani, ma anche con grandi sforzi personali, li abbiamo trascinati a Castellabate e gli abbiamo fatto conoscere set naturali che ignoravano e che, invece, erano perfetti per la loro storia. Il resto è cosa nota: Benvenuti al Sud ha incassato più di 30 milioni di euro, secondo assoluto dietro La vita è bella di Benigni; a Castellabate c'è il tutto esaurito anche fuori stagione grazie ai flussi turistici provocati dal film; e, infine, da mesi si parla ovunque di un'altra Campania, lontanissima da quella della monnezza e della camorra".
Nei giorni dell'ispezione ministeriale voluta da Tremonti in Regione, però, siete stati accusati di sperperare denaro.
"E quest'accusa ci ha fatto molto male, in quanto infondata. Anche perché non abbiamo mai potuto contare sui 10 milioni di euro dei quali si è parlato in quei giorni, previsti da due delibere della Regione di marzo 2009 e febbraio 2010, poi annullate. Peccato, perché con quei fondi europei mai arrivati avremmo potuto realizzare investimenti strutturali che avrebbero prodotto concreto sviluppo sul territorio".
Di che si tratta?
"Di un articolato programma per la promozione dell'immagine della Campania attraverso interventi sull'intera filiera cinetelevisiva. Bastino tre esempi. Innanzitutto, avremmo preso in gestione il Centro di produzione Rai di Piscinola, non più utilizzato dopo le riprese de La nuova squadra: un'area di 2.500 metri quadrati dove, in attesa dei Napoli Studios tante volte annunciati e mai concretamente realizzati, avremmo creato una struttura adeguata da offrire alle produzioni interessate a girare in Campania, con teatri di posa, scenografie, uffici, sale riunioni, impiantandovi al tempo stesso un laboratorio permanente per i talenti e le maestranze del nostro territorio. Poi, avremmo varato col regista Enzo d'Alò una scuola campana per animatori cinematografici, che sarebbero stati subito impiegati su un episodio del Pinocchio che sta realizzando con Lorenzo Mattotti. Infine, avremmo chiuso un accordo con Google per inserire su tutte le piattaforme dei new media luoghi e itinerari del cinema in Campania, grazie all'utilizzo delle sequenze di oltre cento anni di film e al lavoro di un importante esperto di geo-referenziazione come Marco Bottigliero. Purtroppo, non so se potremo mai realizzare nulla di tutto ciò".

lunedì 3 gennaio 2011

SKOLIMOWSKI E L'ESSENZA DELL'ATTO DI UCCIDERE

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 3 gennaio 2011)


Tra le anteprime di "Capri, Hollywood" 2010, quella che ha fatto più discutere è il crudo e poetico Essential Killing, col quale il settantaduenne maestro polacco Jerzy Skolimowski ha conquistato, in settembre, ben due riconoscimenti alla Mostra di Venezia: la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile (assegnata al protagonista Vincent Gallo) e il Gran premio della giuria, presieduta da un Quentin Tarantino che ha evidentemente molto amato questa riflessione d'autore su ciò che di essenziale vi è nell'atto di uccidere, cioè il puro istinto di sopravvivenza celato dietro la disperata dicotomia "io vivo - tu muori".
Essential Killing racconta la vicenda di un uomo catturato dalle forze armate americane in Afghanistan e trasportato in un centro di detenzione segreto in Europa. Il veicolo sul quale viaggia il prigioniero, però, ha un incidente e così lui si trova in fuga in una immensa e silenziosa foresta innevata, resa ancora più abbagliante dalla notevole fotografia di Adam Sikora. Braccato dall'esercito, l'uomo interpretato da un Vincent Gallo muto per l'intero film lotta fino all'ultimo sangue per la propria sopravvivenza, uccidendo ogni volta che è necessario. "Tutto è nato - spiega Skolimowski - dall'osservazione dei luoghi nei quali vivo. Da qualche anno, infatti, ho venduto la mia casa californiana di Malibu e sono tornato in Polonia, dove abito in una casa situata nel bel mezzo di una foresta. Poco distante da casa mia, in una zona militare piuttosto sorvegliata, c'è una base segreta americana dove si dice che la Cia torturi e interroghi i prigionieri catturati in Medio Oriente. Mi sembrava un buon soggetto per un film interessante".
Uno specifico episodio, poi, ha fatto decollare il progetto: "Un paio di inverni fa, con la strada completamente ricoperta di neve, ebbi un incidente e - prosegue il regista polacco - uscii di strada con la mia auto. Fu allora che pensai all'incipit del film: cosa succederebbe, infatti, se anche un mezzo militare con a bordo prigionieri diretti a quella base avesse un incidente simile al mio e nell'urto perdesse un prigioniero? E cosa accadrebbe se quell'uomo di origini mediorientali, catapultato in una realtà lontanissima dalla sua, fosse costretto a fuggire nella foresta innevata, braccato come un animale selvatico interessato soltanto alla propria sopravvivenza?". A queste domande, Skolimowski ha risposto costruendo sulla fisicità debordante e l'espressività dolente di un Vincent Gallo al quale non servono parole quello che egli stesso definisce "un dramma psicologico, che si esplicita dopo i primi venti minuti da action movie. A me, infatti, più che il dato politico - conclude il regista - interessava lo scavo in profondità nella testa di un uomo che si trasforma in assassino solo perché s'è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato: volevo capire come reagiva la natura umana se calata in una situazione estrema".

LE ACCUSE DI ROMINA POWER: PAPA' UCCISO DAGLI STUDIOS

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domenica 2 gennaio 2011

INTERVISTA A MELISSA LEO, TRA CINEMA E TELEVISIONE

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 2 gennaio 2011)


Gli appassionati di polizieschi televisivi di qualità hanno conosciuto e apprezzato Melissa Leo nei panni della testarda detective Kay Howard, interpretata dal 1993 al 1997 in Homicide, premiatissima serie tratta dal libro dell'ex reporter di nera David Simon e che tanta importanza ha avuto sui successivi sviluppi dei crime serial a stelle e strisce. Ambientata nella Baltimora cruda e realistica dove lo stesso Simon girerà poi anche The Wire, Homicide aveva la protagonista femminile proprio nella cinquantenne attrice newyorkese di origini salernitane. "Ma ho scoperto la mia discendenza italiana soltanto da un paio d'anni, perché - racconta Melissa - avevo sempre creduto che Leo fosse un'abbreviazione di cognomi slavi tipo Leopowski. Comunque, sono felicissima di questa mia parte italiana e campana, nella quale mi riconosco molto e che cercherò di approfondire meglio in futuro".
Premiata durante "Capri, Hollywood" come miglior attrice femminile dell'anno, Melissa Leo è candidata al Golden Globe per il ruolo di Alice Ward interpretato in The Fighter di David O. Russell, film che potrebbe portarle anche una nomination più prestigiosa, dopo che già due anni fa concorse per l'Oscar con Frozen River. "Il film di Russell - spiega Melissa - è tratto dalla vera storia di Micky Ward e Dickie Eklund, due fratellastri pugili professionisti, interpretati da Mark Wahlberg e Christian Bale. Il mio personaggio, Alice, è la loro mamma nonché manager. Si tratta di una donna straordinaria, che è riuscita a tenere unita una famiglia decisamente disfunzionale. Grazie a lei, infatti, Dickie è riuscito a riabilitarsi dopo aver conosciuto la prigione per droga e Micky, allenato proprio dal fratellastro, ha saputo diventare addirittura campione del mondo nel 2000. The Fighter, però, non è semplicemente un film sul pugilato, ma un dramma familiare di rara intensità e profondità, dal quale tutti noi ci aspettiamo molto".
A "Capri, Hollywood" è stato presentato in anteprima italiana un altro suo nuovo film, Conviction.
"Nel quale, però, ho un ruolo molto diverso: quello della poliziotta di una cittadina americana di provincia, responsabile dell'ingiusta condanna per omicidio di un ragazzo che, invece, è innocente. Si tratta di un personaggio assolutamente negativo e del quale non condivido nulla, ma che è stato elettrizzante poter interpretare. Nei due ruoli principali del protagonista e di sua sorella ci sono Sam Rockwell e Hilary Swank, con i quali è stato bellissimo lavorare".
Lei che ha lavorato per anni in serie tv di successo, quali differenze riscontra tra l'attuale panorama televisivo e quello cinematografico negli Stati Uniti?
"Vi sono indubbie differenze e, al giorno d'oggi, sono sempre di più i grossi nomi di Hollywood che passano dal cinema alla televisione. Per me, i motivi sono essenzialmente tre: maggiore libertà creativa che network come Hbo offrono rispetto alla maggioranza degli studios cinematografici; più garanzie di guadagni regolari per lunghi periodi; infine, il potere invasivo della televisione, che rispetto al cinema entra direttamente nei salotti della gente e, dunque, ti dà più popolarità. Anche nell'immediato futuro, comunque, continuerò ad alternare cinema e televisione. Quest'anno ho girato diversi film, tutti in uscita in questi mesi: oltre a The Fighter e Conviction, anche The Space Between di Travis Fine e Welcome to the Rileys di Jake Scott. In televisione, invece, sono tra i protagonisti della nuova serie creata da David Simon per Hbo, Treme, dal nome del quartiere di New Orleans nel quale è ambientata. Nelle prossime settimane andrà in onda la seconda stagione. Inoltre, sarò anche nella miniserie Mildred Pierce, diretta da Todd Haynes sempre per Hbo. Accanto a me, reciterà anche Kate Winslet".
In un contesto come quello di Hollywood, un po' ostile nei confronti di attrici mature che non hanno paura di nascondere la propria età sul set, cosa pensa di tante colleghe sue coetanee che ricorrono alla chirurgia plastica?
"E' una cosa che non condivido e alla quale non ricorrerò mai, anche perché, così facendo, tra vent'anni sarò l'unica a poter interpretare ruoli di donne anziane e lavorerò di più. Scherzi a parte, penso che questi interventi rischino di bloccare o ridurre l'espressività facciale, che per un'attrice è fondamentale. Comunque, sono contenta che io e altre colleghe stiamo invertendo la tendenza, facendo da esempio anche per le attrici più giovani e meno consapevoli. In molti casi, infatti, non si tratta di libere scelte ma di pressioni degli studios, che non esitano a imporre il loro modello estetico, come quando, ai tempi di Marilyn Monroe, le veniva suggerito persino come ridere".

L'UNIVERSO DI "GOMORRA" VISTO DAGLI IMMIGRATI

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 30 dicembre 2010)

La cupa violenza della camorra casalese vista attraverso gli occhi di un ragazzo appena giunto a Castelvolturno dal Burkina Faso è al centro di un film le cui riprese si sono concluse pochi giorni fa sul litorale domizio. Si tratta di Là-Bas, esordio nel lungometraggio di Guido Lombardi dopo i numerosi riconoscimenti come autore di corti. Prodotto dalla factory partenopea Figli del Bronx assieme a Minerva, Eskimo e Raicinema, il film descrive l'universo di Gomorra dal punto di vista della comunità africana di Castelvolturno e culmina in una lunga sequenza nella quale si ricostruisce la strage di immigrati del 18 settembre 2008, quando un commando di killer facente capo al boss casalese Giuseppe Setola uccise un pregiudicato locale e ben sei africani presenti in quel momento sul luogo dell'agguato.
Del film parla, durante il festival cinematografico "Capri, Hollywood", il produttore nonché co-protagonista Gaetano Di Vaio, che col suo marchio Figli del Bronx ha già firmato lavori di qualità come Il loro Natale (del quale è anche regista) e Napoli Napoli Napoli, il sincero documentario diretto dal cineasta italo-americano Abel Ferrara, ormai partenopeo d'adozione in ossequio alle origini familiari (il nonno emigrò da Sarno all'inizio del Novecento). "E proprio sul set del film di Ferrara - racconta Di Vaio - è nata l'idea di Là-Bas, quando Guido Lombardi, all'epoca assistente del regista, mi parlò dell'idea di partenza. Accadeva quasi quattro anni fa, prim'ancora della strage di Castelvolturno. Poiché il copione prevedeva comunque un conflitto a fuoco tra immigrati e camorristi locali, nel corso della lunga lavorazione abbiamo deciso di inserire il riferimento esplicito a quel tragico avvenimento reale".
Là-Bas racconta la storia di un ragazzo della media borghesia africana, che arriva in Italia in aereo dal Burkina Faso, per iniziare a lavorare con lo zio già residente a Castelvolturno, ignorando che il parente collabora con i clan camorristici locali. "Per il ruolo del protagonista - prosegue Di Vaio - abbiamo scelto un ragazzo esordiente davvero straordinario: si chiama Kader Alassane e, qualora il film dovesse avere il successo che ci aspettiamo, potrebbe far molto parlare di sé. Tutti gli attori, comunque, sono stati selezionati tra non professionisti, con i quali, però, abbiamo portato avanti un vero e proprio laboratorio di recitazione lungo più di un anno, reso possibile grazie al supporto della Film Commission Regione Campania, dell'Assessorato regionale al lavoro e di Gesco Campania. Tutto ciò ha allungato la lavorazione del film, ma ha regalato a noi tutti un'esperienza umana e professionale incredibile". Il film, del quale Di Vaio ha mostrato una decina di minuti in anteprima durante "Capri, Hollywood", sarà pronto in primavera e proverà a concorrere per Cannes o, successivamente, Venezia (dove Figli del Bronx è già stata, negli ultimi due anni, con Napoli Napoli Napoli e Il loro Natale).
Le sequenze viste a Capri, caratterizzate da un ritmo all'americana e dalla splendida fotografia di Francesca Amitrano, sono state apprezzate anche da Abel Ferrara, che di Guido Lombardi è stato un po' il maestro. E proprio di Ferrara sarà il prossimo lavoro prodotto da Figli del Bronx: "A febbraio - conferma Gaetano Di Vaio - inizieremo le riprese del documentario Sarno-New York, finanziato dal Forum delle Culture e dedicato alla storia del nonno di Abel: così, metteremo a confronto nuove e vecchie migrazioni, per ricordare a chi guarderà i due film che nella situazione odierna degli africani in Italia ci siamo stati anche noi italiani, ai tempi dell'emigrazione negli Stati Uniti". La conferma arriva dallo stesso Abel Ferrara: "Sto finendo di scrivere il documentario con Maurizio Braucci e lo imposterò come un atto d'amore verso la mia famiglia, ma anche verso una terra come la Campania, ormai saldamente nel mio cuore".

sabato 1 gennaio 2011

ABEL FERRARA SHOCK: "COMPRAVO LA DROGA A SCAMPIA"

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