domenica 2 gennaio 2011

INTERVISTA A MELISSA LEO, TRA CINEMA E TELEVISIONE

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 2 gennaio 2011)


Gli appassionati di polizieschi televisivi di qualità hanno conosciuto e apprezzato Melissa Leo nei panni della testarda detective Kay Howard, interpretata dal 1993 al 1997 in Homicide, premiatissima serie tratta dal libro dell'ex reporter di nera David Simon e che tanta importanza ha avuto sui successivi sviluppi dei crime serial a stelle e strisce. Ambientata nella Baltimora cruda e realistica dove lo stesso Simon girerà poi anche The Wire, Homicide aveva la protagonista femminile proprio nella cinquantenne attrice newyorkese di origini salernitane. "Ma ho scoperto la mia discendenza italiana soltanto da un paio d'anni, perché - racconta Melissa - avevo sempre creduto che Leo fosse un'abbreviazione di cognomi slavi tipo Leopowski. Comunque, sono felicissima di questa mia parte italiana e campana, nella quale mi riconosco molto e che cercherò di approfondire meglio in futuro".
Premiata durante "Capri, Hollywood" come miglior attrice femminile dell'anno, Melissa Leo è candidata al Golden Globe per il ruolo di Alice Ward interpretato in The Fighter di David O. Russell, film che potrebbe portarle anche una nomination più prestigiosa, dopo che già due anni fa concorse per l'Oscar con Frozen River. "Il film di Russell - spiega Melissa - è tratto dalla vera storia di Micky Ward e Dickie Eklund, due fratellastri pugili professionisti, interpretati da Mark Wahlberg e Christian Bale. Il mio personaggio, Alice, è la loro mamma nonché manager. Si tratta di una donna straordinaria, che è riuscita a tenere unita una famiglia decisamente disfunzionale. Grazie a lei, infatti, Dickie è riuscito a riabilitarsi dopo aver conosciuto la prigione per droga e Micky, allenato proprio dal fratellastro, ha saputo diventare addirittura campione del mondo nel 2000. The Fighter, però, non è semplicemente un film sul pugilato, ma un dramma familiare di rara intensità e profondità, dal quale tutti noi ci aspettiamo molto".
A "Capri, Hollywood" è stato presentato in anteprima italiana un altro suo nuovo film, Conviction.
"Nel quale, però, ho un ruolo molto diverso: quello della poliziotta di una cittadina americana di provincia, responsabile dell'ingiusta condanna per omicidio di un ragazzo che, invece, è innocente. Si tratta di un personaggio assolutamente negativo e del quale non condivido nulla, ma che è stato elettrizzante poter interpretare. Nei due ruoli principali del protagonista e di sua sorella ci sono Sam Rockwell e Hilary Swank, con i quali è stato bellissimo lavorare".
Lei che ha lavorato per anni in serie tv di successo, quali differenze riscontra tra l'attuale panorama televisivo e quello cinematografico negli Stati Uniti?
"Vi sono indubbie differenze e, al giorno d'oggi, sono sempre di più i grossi nomi di Hollywood che passano dal cinema alla televisione. Per me, i motivi sono essenzialmente tre: maggiore libertà creativa che network come Hbo offrono rispetto alla maggioranza degli studios cinematografici; più garanzie di guadagni regolari per lunghi periodi; infine, il potere invasivo della televisione, che rispetto al cinema entra direttamente nei salotti della gente e, dunque, ti dà più popolarità. Anche nell'immediato futuro, comunque, continuerò ad alternare cinema e televisione. Quest'anno ho girato diversi film, tutti in uscita in questi mesi: oltre a The Fighter e Conviction, anche The Space Between di Travis Fine e Welcome to the Rileys di Jake Scott. In televisione, invece, sono tra i protagonisti della nuova serie creata da David Simon per Hbo, Treme, dal nome del quartiere di New Orleans nel quale è ambientata. Nelle prossime settimane andrà in onda la seconda stagione. Inoltre, sarò anche nella miniserie Mildred Pierce, diretta da Todd Haynes sempre per Hbo. Accanto a me, reciterà anche Kate Winslet".
In un contesto come quello di Hollywood, un po' ostile nei confronti di attrici mature che non hanno paura di nascondere la propria età sul set, cosa pensa di tante colleghe sue coetanee che ricorrono alla chirurgia plastica?
"E' una cosa che non condivido e alla quale non ricorrerò mai, anche perché, così facendo, tra vent'anni sarò l'unica a poter interpretare ruoli di donne anziane e lavorerò di più. Scherzi a parte, penso che questi interventi rischino di bloccare o ridurre l'espressività facciale, che per un'attrice è fondamentale. Comunque, sono contenta che io e altre colleghe stiamo invertendo la tendenza, facendo da esempio anche per le attrici più giovani e meno consapevoli. In molti casi, infatti, non si tratta di libere scelte ma di pressioni degli studios, che non esitano a imporre il loro modello estetico, come quando, ai tempi di Marilyn Monroe, le veniva suggerito persino come ridere".

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