sabato 7 giugno 2014

SE NE VA SANDRO ZAMBETTI: SUE CREATURE "CINEFORUM" E IL BFM

Di Diego Del Pozzo

Ieri c’è stato un grave lutto per la cultura cinematografica italiana, senza che ovviamente nessun organo di stampa nazionale ne riportasse oggi la notizia: se n’è andato, dopo una lunga malattia all’età di 86 anni, il giornalista, critico cinematografico e organizzatore culturale Sandro Zambetti.
Bergamasco, laureato in lettere a Milano, fu per tanti anni direttore della rivista “Cineforum”, nonché fondatore e presidente del festival Bergamo Film Meeting e della fondazione Alasca. Di formazione cattolica e mentalità molto aperta, Zambetti si caratterizzava per la grande competenza e l’enorme passione per il cinema, portata avanti con idee spesso geniali e notevoli capacità anche organizzative (basti pensare alla sua direzione di “Cineforum” o alla gestione del Bergamo Film Meeting). Tra le sue tante pubblicazioni, mi piace ricordare almeno il suo Castoro Cinema su Francesco Rosi.
Fino a pochi minuti fa non sapevo nulla della sua scomparsa, anche perché – come ho scritto poco più su – nessun organo di stampa (tranne “L’eco di Bergamo”) ne ha ancora dato notizia. Io ho avuto modo di incrociarlo soltanto in maniera fugace, ma nonostante ciò ne conservo un ricordo molto bello ed estremamente nitido, che mi piacerebbe condividere anche in questa sede.
Devo tornare con la memoria al Bergamo Film Meeting del 1995 – un’edizione clamorosa, con Olivier Assayas ospite, retrospettive su Gregory La Cava e sui fiammeggianti musicals Mgm restaurati – quando feci il mio esordio da spettatore a quel bellissimo festival, in veste di appassionato studente di Storia del cinema dell’Orientale di Napoli. Ricordo che, dopo aver visto il programma della rassegna, avevo molto insistito per farmi accreditare con una lettera di presentazione (scritta a mano e che ancora conservo) dal mio professore dell’epoca, Mino Argentieri, in modo da ottenere il prezioso accredito culturale, al quale, con mia enorme sorpresa, l’organizzazione del festival aggiunse anche l’ospitalità alberghiera completa (erano proprio altri tempi!).
Mino era buon amico di Sandro, lui da comunista e il secondo cattolico, e mi aveva raccomandato di salutarglielo se ne avessi avuto l’occasione. Però, poiché all’epoca non ero ancora un frequentatore regolare di festival e ambienti cinematografici, non sapevo che faccia avesse. Così, un giorno, tra una proiezione e l’altra, decisi di recarmi nella sede del festival, o di “Cineforum”, non ricordo, per portargli di persona i saluti del mio professore. Entrai, mi presentai e fui accolto da un signore di una gentilezza quasi imbarazzante, che ci tenne a farmi fare un giro della sede e, soprattutto, volle assolutamente regalarmi tutti – e sottolineo tutti – i cataloghi e le monografie critiche delle precedenti undici edizioni del Bergamo Film Meeting.
Chissà, forse rimase colpito positivamente dal fatto che uno studente da Napoli si era fatto accreditare per seguire il festival bergamasco (e sono ancora oggi certo che, in quell’edizione, fossi l’unico studente accreditato proveniente da più a Sud di Roma). Comunque, sia come sia, come ben sa chiunque si occupi di cinema in Italia, tra le pubblicazioni delle quali Zambetti mi fece omaggio vi sono prelibatezze assolute (e cito solo le due monografie su Corman e quelle su Mrinal Sen, Powell & Pressburger, la Hammer) e, dunque, è facile immaginare la felicità del giovane studente cinéphile che ero all’epoca. E più io gli dicevo che bastava ciò che mi aveva già dato, più lui insisteva per regalarmi altri volumi, perché – giustamente – diceva che tutta quella roba era stata fatta per essere letta, non per giacere sugli scaffali. Per farla breve, dovetti comprare un borsone nuovo, per riportare con me fino a Napoli i suoi fantastici regali, spaccandomi la schiena ma pieno di entusiasmo. Nel prosieguo del festival, ovviamente, ogni volta che Sandro Zambetti mi incontrava tra una proiezione e l’altra non mancava mai di fermarsi per una chiacchiera, magari veloce ma sentita, da perfetto padrone di casa.
Al mio ritorno a Napoli, tra l’altro, mi capitò di scrivere proprio su quell’edizione del Bergamo Film Meeting il mio primo saggio professionale pubblicato da una rivista “ufficiale”, la “Cinemasessanta” diretta da Mino Argentieri: era un contributo dedicato alla fantastica retrospettiva su Gregory La Cava, che di lì a qualche mese Vieri Razzini avrebbe riproposto anche in televisione, nell’ambito dei suoi storici cicli in lingua originale su Rai 3.
Quello che ho voluto raccontare è un incontro veloce di tanto tempo fa, con una persona che poi non ha più saputo nulla di me nel corso degli anni. Però, se ancora oggi ne conservo un ricordo tanto intenso, è probabile che anche quel semplice episodio bergamasco con Sandro Zambetti abbia contribuito, in qualche modo, a indirizzare la mia vita in una determinata direzione piuttosto che in un’altra. E, allora, grazie per tutti quei libri di cinema, Sandro.