Li ho visti nello stesso pomeriggio, uno di seguito all'altro. E li ho trovati entrambi bellissimi e coraggiosissimi: due film a modo loro etici e profondamente politici, che riescono a scavare con straordinaria efficacia tra le pieghe di una contemporaneità sempre più sfrangiata e devastata (nella livida, tenera e disperata Napoli odierna, abbandonata da uno Stato assente; ma anche nel barbaro e ancestrale racconto epico del mito fondativo di Roma).
Sia Giovannesi che Rovere, però, sanno farlo rifacendosi a un'idea di messa in scena coerente, originale e, per fortuna, di notevoli qualità tutte cinematografiche, raccontando le loro storie innanzitutto con lo sguardo, attraverso sequenze di straordinaria visionarietà, nelle quali la parola si trasforma in atto e l'interazione tra i corpi attoriali a loro disposizione (tutti magnifici!) con gli ambienti circostanti produce autentici cortocircuiti sensoriali, resi ancora più estremi e coinvolgenti dal mirabile lavoro, in entrambi i film, del direttore della fotografia Daniele Ciprì.