lunedì 24 maggio 2010

PER "LOST" UN FINALE AMBIGUO E TANTE DOMANDE

Di Diego Del Pozzo

Grazie al mio dvd recorder, ho appena terminato la visione mattutina, senza levatacce, del doppio episodio finale di Lost, la serie televisiva che, come tanti altri milioni di fans in tutto il mondo, ho seguito regolarmente per tutte e sei le sue stagioni.
L'attesa era fortissima un po' dovunque, anche perché il possente marketing ABC-Disney aveva sapientemente creato il media event destinato a far parlare a lungo, programmando una messa in onda quasi globale in contemporanea con quella statunitense. In Italia, l'appuntamento era fissato per le ore 6 di stamattina, sul canale Fox del pacchetto Sky, in lingua originale senza sottotitoli, con replica prevista per stasera alle 22 (stavolta sottotitolata) e con la messa in onda della versione tradotta in italiano inserita in calendario per lunedì prossimo, 31 maggio. Naturalmente, già pochi minuti dopo i titoli di coda, su Internet pullulavano "lanci" di agenzia, articoli giornalistici e commenti degli appassionati dedicati al finale di quello che è stato, senza dubbio, lo show capace di riscrivere le regole della serialità televisiva nel corso dei cosiddetti Anni Zero (magari assieme a 24 e a pochissimi altri...). Per chi avesse già visto gli episodi conclusivi e volesse confrontarsi con ipotesi sul finale differenti dalle proprie, dunque, rimando a uno tra i tanti possibili siti web dedicati all'argomento, cioè la densissima pagina dei commenti presente sull'ottimo sito specializzato TvBlog: per leggerli basta cliccare qui.
Per quanto mi riguarda, invece, non posso che manifestare le mie perplessità per un finale che, come peraltro l'intera sesta stagione, ha deluso ampiamente le mie attese, per qualità della scrittura e banalità delle idee messe in campo per uscire dal "vicolo cieco" creativo derivante, inevitabilmente, dai troppi ingredienti che gli autori avevano mescolato nel calderone durante le precedenti cinque stagioni. In realtà, rispetto ad altri episodi di questo ultimo ciclo (per esempio, quelli abbastanza ridicoli sulle origini di Richard e su quelle dei "fratellini" Jacob - Uomo Nero), il doppio appuntamento conclusivo m'è sembrato scritto appena un poco meglio, anche se gli autori hanno pigiato troppo sul pedale della commozione, facendo man mano reincontrare tutti i vari personaggi innamoratisi e/o accoppiatisi nel corso delle varie stagioni. Persino il doppio espediente finale riguardante le due realtà parallele che s'erano sviluppate per l'intera sesta stagione può essere considerato "in linea" con le atmosfere e i toni generali dello show, anche se da una serie (che è stata) innovativa come Lost mi sarei, in ogni caso, aspettato decisamente di più. Come previsto dagli osservatori più avvertiti, comunque, alla fine di quest'affascinante avventura pluriennale, le domande in sospeso restano molto più numerose delle risposte: qualunque ipotesi si scontra, infatti, con tasselli narrativi, singole sequenze, episodi specifici che, se ben analizzati, non coincidono quasi mai del tutto l'uno con l'altro e, dunque, paiono smentire tali ipotesi un attimo dopo averle formulate. La mia interpretazione della trama, per quel che può valere, è la seguente: nella realtà dell'isola (cioè quella "vera", quella primaria) Jack raccoglie l'eredità di Jacob, sconfigge l'Uomo Nero e salva l'isola, morendo nel tentativo, però non prima di aver passato a sua volta il testimone a Hugo - che avrà Ben quale suo "braccio destro" - come protettore di quell'avamposto sperduto in mezzo all'oceano; nel frattempo, nella controversa realtà "parallela" (secondaria) sviluppatasi all'inizio della sesta stagione in seguito all'esplosione di una bomba sull'isola, i vari personaggi ritrovano i propri ricordi dell'isola e prendono coscienza, man mano, di essere tutti morti, secondo quello che era il destino di ciascuno, e di trovarsi in una sorta di limbo (Purgatorio?) dal quale, alla fine della serie, s'incammineranno verso la luce eterna nella quale, presumibilmente, riposeranno felici (con l'unica eccezione di Ben, il quale non segue gli altri personaggi verso la luce, forse perché dovrà ancora scontare i propri "peccati"...).
Uno dei problemi di questo finale misticheggiante e para-religioso, però, è rappresentato proprio dallo statuto della "realtà parallela", che all'inizio della stagione conclusiva viene fatta percepire come qualcosa di concreto, generata com'è da un evento altrettanto concreto come la devastante esplosione provocata da Juliet, mentre nel finale - con un ribaltamento troppo improvviso e non motivato in maniera adeguata e convincente - viene in qualche modo "degradata" a puro stato esistenziale "post mortem", anticamera probabilmente del Paradiso o dell'Inferno. E tutto ciò, oltre a essere di una banalità sconvolgente, mi sembra assolutamente inconciliabile e incoerente dal punto di vista narrativo.
Comunque, per la gioia dei fans più accaniti, si parla già di venti minuti inediti del doppio episodio finale, destinati a essere inclusi nel cofanetto dvd della sesta stagione, di prossima uscita. E' proprio vero, insomma, che le vie del marketing sono infinite...
In ogni caso, deludente o no che ne sia stato il finale, Lost entra di diritto nella storia della televisione statunitense e mondiale e sarà ricordato come uno tra i suoi più maturi e qualitativi prodotti di fiction seriale.

1 commento:

  1. ciao,sai per caso quando verrà trasmessa la sesta stagione su rai2? grazie in anticipo.GEA.

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