mercoledì 25 luglio 2012

SUCCESSO ANCHE A GIFFONI PER "IL CINEMA SECONDO SPRINGSTEEN"


In un’edizione contrassegnata dal connubio tra cinema e rock, bel successo al Giffoni Experience per la presentazione del libro “Il cinema secondo Springsteen” curato dal giornalista e saggista Diego Del Pozzo e dallo storico del cinema Vincenzo Esposito. Assieme ai due curatori, è intervenuto all’incontro anche il direttore del festival internazionale di cinema per ragazzi, Claudio Gubitosi, che ha sottolineato come il volume, edito da Quaderni di Cinemasud nella nuova collana “visionirock” (240 pagine, 12 euro), sia “il primo al mondo che analizza in maniera organica ed esaustiva tutte le sfaccettature del rapporto tra un rocker straordinario come Bruce Springsteen e l’universo del cinema”.
Arriva il momento della conferenza stampa giffonese
In tal senso, Springsteen si conferma come un caso unico, per il rapporto profondo e originale che lo lega alla settima arte: sia per l’influenza che il patrimonio culturale del cinema americano ha esercitato sulla sua scrittura estremamente “visiva”, sia anche per come egli stesso ha saputo ispirare tanti film e cineasti con autentici “pezzi di immaginario” derivanti dalla sua produzione (basti pensare, tra le tante, a pellicole come “Lupo solitario” di Sean Penn o “The Wrestler” di Darren Aronofski con Mickey Rourke). “Quella tra Bruce e il cinema – hanno spiegato Del Pozzo ed Esposito – è una relazione fortemente empatica e assolutamente paritaria, fatta di un “prendere” dal cinema ma anche di un generoso “dare” all’immaginario popolare americano”.
Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito al Giffoni Experience dopo la presentazione del libro
“Il cinema secondo Springsteen”, dopo la prefazione del critico cinematografico Valerio Caprara, propone i lunghi saggi dei due curatori seguiti da altri tre contributi di Antonio Tricomi, Fabio Maiello e Corrado Morra. Tra le pagine del volume, scorrono uno dopo l’altro titoli di film che hanno segnato in profondità l’immaginario springsteeniano e la sua scrittura, come “Furore” e “Sentieri selvaggi” di John Ford, il noir “Thunder Road” o “Badlands” di Terrence Malick, il poliziesco “Cop Land” o il neo-western “Le tre sepolture”.
Diego Del Pozzo e Patti Smith mentre sfogliano assieme una copia del libro "Il cinema secondo Springsteen"
E sempre al Giffoni Experience una copia del volume, con tanto di dedica, è stata regalata anche a una storica amica e sodale di Springsteen, che anni fa le regalò il classico “Because the Night”: Patti Smith, headliner del Neapolis Festival – da quest’anno in partnership con la kermesse giffonese – e protagonista di un'intensissima masterclass con i giovani giurati.

giovedì 12 luglio 2012

ESCLUSIVA "IL MATTINO": E SE I TAVIANI E DE SIMONE...

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 12 luglio 2012)

Roberto De Simone e Vittorio Taviani a Ischia
L’incontro all’Ischia Global 2012 tra due eccellenze della cultura italiana come Vittorio Taviani e Roberto De Simone fa riemergere dalle nebbie del tempo il progetto mancato di un film tratto da “La gatta cenerentola”. Mentre si abbracciano sulla terrazza del Regina Isabella, infatti, l’autore di “Cesare deve morire” apostrofa il musicologo napoletano: “Come stai? Non ci vediamo da più di vent’anni. Da quella volta che hai dato buca a me e a mio fratello Paolo”. Di fronte alla perplessità di De Simone (“Quale buca? Non ricordo”), Taviani svela l’arcano: “Ci eravamo incontrati perché volevamo fare un film dalla tua bellissima opera. Ne parlammo e tu ci dicesti di sì. Dopo un po’, però, cambiasti idea e ci spiegasti anche il perché: avevi paura che, se avessimo fatto il film, “La gatta cenerentola” sarebbe diventata nostra e non più tua. Così, purtroppo, non se ne fece più nulla”.
Vittorio Taviani e De Simone sono tra i premiati di ieri sera, assieme a Monica Bellucci. Prima, grande successo per “Cesare deve morire” sul maxischermo a picco sul mare della baia antistante il Regina Isabella. “Mi dispiace – dice commosso Taviani, rivolto al pubblico – che non possano essere qui con noi stasera anche gli interpreti del film, perché detenuti nel carcere di Rebibbia. Con loro, io a Paolo abbiamo vissuto una straordinaria esperienza, artistica e umana”.
In quanto a Roberto De Simone, nemmeno l’atmosfera rilassata della kermesse prodotta da Pascal Vicedomini riesce a fargli dimenticare le polemiche di questi giorni, dopo che il Comune di Portici ha anticipato quello di Napoli, trovandogli finalmente una sede per la casa-museo-laboratorio che la sua città natale non è mai riuscita a dargli. Sull’argomento, il compositore taglia corto e ribadisce: “Non voglio più avere niente a che fare con l’amministrazione comunale di Napoli”.

martedì 10 luglio 2012

ISCHIA GLOBAL 2012: INTERVISTA A VIRGINIA MADSEN

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 10 luglio 2012)

Virginia Madsen occupa un posto speciale nei cuori dei cinefili, grazie al personaggio della sensuale e diabolica Dolly Harshaw interpretata nel 1990 nel torbido thriller erotico “The Hot Spot – Il posto caldo”, diretto da Dennis Hopper. Negli anni, però, la bionda attrice originaria di Chicago, da ieri ospite dell’Ischia Global Film & Music Fest (che la premierà sabato sera), ha saputo ritagliarsi un proprio spazio nella galassia hollywoodiana, resistendo al mutare delle stagioni e delle mode, alternando ruoli per il piccolo e il grande schermo, spesso affidandosi ad autori come Francis Ford Coppola (“L’uomo della pioggia”), Alexander Payne (“Sideways”, che le vale la candidatura all’Oscar nel 2005), Robert Altman (“Radio America”), Rob Reiner, che l’ha diretta nel recente “The Magic of Belle Isle”, in anteprima italiana sabato sera nella baia del Regina Isabella di Lacco Ameno alla presenza del regista e della protagonista.
"The Hot Spot - Il posto caldo" (1990)
Di che parla, Virginia, questo suo nuovo film?
Racconta una originale storia d’amore tra il mio personaggio e quello di Morgan Freeman: lui è un uomo che ha deciso di lasciarsi morire affogando nell’alcool; io sono una donna divorziata che ha rinunciato a vivere e si è chiusa in se stessa. Il nostro incontro provocherà la rinascita di entrambi e, soprattutto, bloccherà la spirale autodistruttiva nella quale ci stavamo calando. Sul set l’esperienza è stata davvero magnifica, in un clima da vera famiglia, con i nostri figli presenti alle riprese e con Rob e Morgan che cantavano in continuazione, in particolare brani del mio amato Frank Sinatra”.
Lei sarà premiata sabato sera a Ischia, ma nel suo futuro c’è anche un film da girare poco distante, a Capri. Di che si tratta?
E’ un progetto della mia amica Maria Grazia Cucinotta, che conosco da sette anni e con la quale, finalmente, avrò l’occasione di lavorare insieme. Il titolo è “Road to Capri” e noi saremo due mamme, io tipicamente americana e lei italiana, amiche tra loro e che hanno avuto due figli da uno stesso uomo, interpretato da Giancarlo Giannini. Gireremo a Capri e in altre parti d’Italia, con la regia di Boris Damast, ma la produzione deve chiudere ancora il resto dei finanziamenti e, dunque, tutto è rinviato al 2013”.
A cosa altro sta lavorando, invece, in questo periodo?
Ho appena terminato “The Hot Flashes” di Susan Seidelman, una storia ambientata nell’universo del basket femminile che interpreto accanto a Brooke Shields, Daryl Hannah, Camryn Manheim. Sarà in anteprima a Toronto a settembre. Nell’immediato futuro, poi, mi piacerebbe lavorare con qualche regista europeo, in particolare francese o italiano, anche se il mio sogno sarebbe recitare per un maestro del passato come Vittorio De Sica. Ne parlo spesso con mio fratello Michael, che è buon amico del regista americano che preferisco attualmente, cioè Quentin Tarantino”.
In effetti, suo fratello Michael Madsen è uno tra gli attori-feticcio di Tarantino. Non avete mai pensato di recitare assieme, magari proprio in un film diretto dall’autore di “Pulp Fiction” e “Kill Bill”?
Ci pensiamo continuamente, ma finora non è ancora capitata la sceneggiatura giusta. Una sola volta ci aveva quasi convinto una storia nella quale avremmo dovuto essere marito e moglie. Ma poi ci siamo resi conto che non avremmo proprio potuto farcela senza metterci a ridere”.
"The Hot Spot - Il posto caldo" (1990)
Ripensa mai al film-svolta della sua carriera, il torbido “The Hot Spot – Il posto caldo” di Dennis Hopper?
Considero un privilegio aver partecipato a quel film e, soprattutto, aver potuto lavorare con un grande come Dennis. All’epoca ci fu molto scandalo per le scene di nudo e per l’erotismo che ne permeava l’atmosfera; e io stessa sono stata criticata molte volte per avervi recitato, mentre per me è sempre stato un onore e, anzi, sono fiera di essere ricordata ancora oggi per quel ruolo così coraggioso. Purtroppo, questi giudizi bigotti sono indicativi del clima che si respira a Hollywood da un po’ di tempo a questa parte”.
Com’è, dunque, la situazione del cinema hollywoodiano, negli anni della “nuova grande depressione”?
La crisi colpisce soprattutto il cinema indipendente e i progetti più coraggiosi e personali, che diventano sempre più difficilmente realizzabili. Non è un caso, allora, che sempre più cineasti e interpreti si cimentino con le serie televisive, soprattutto quelle più sperimentali prodotte dai canali via cavo come Hbo: lì, infatti, ci sono più libertà creativa, più voglia di osare e, cosa fondamentale dal mio punto di vista, più ruoli da protagoniste per le donne, a differenza di quanto avviene oggi a Hollywood”.