Di Diego Del Pozzo
Il nuovo film di Pietro Marcello, scritto assieme a Maurizio Braucci è un magnifico esempio di quello che Pasolini definì "cinema di poesia".
Un orgoglioso bufalo campano di nome Sarchiapone (che parla con la voce di Elio Germano), la dolente e irriverente maschera tradizionale di Pulcinella posta al confine tra mondo dei vivi e dei morti (ne è interprete un ottimo Sergio Vitolo), la purezza rara dell'Angelo di Carditello (il compianto Tommaso Cestrone, purtroppo morto durante le riprese), la stessa Reggia borbonica di Carditello e il territorio circostante (una volta noto come "Campania Felix" e oggi come "Terra dei Fuochi"), utilizzati quali metafore-emblemi del rapporto irrisolto tra l'uomo e il mondo che lo circonda, sono protagonisti di un apologo affascinante e di grande originalità tematica e, soprattutto, formale che, come sempre accade nel cinema del regista casertano, abbatte i confini (ma quali, poi?) tra documentario e ricostruzione finzionale per abbandonarsi alla piacevole ma rischiosa ricchezza dell'imprevisto e della riscrittura in itinere.
"Bella e perduta" è un fantasy visionario e un road movie dell'anima, ma anche un film arrabbiato (negli anni Settanta si sarebbe detto "d'impegno civile") e un atto d'accusa nei confronti di istituzioni disattente verso le tante bellezze ambientali e storico-monumentali che in Italia spuntano un po' dovunque e che, in un Paese più furbo e lungimirante, sarebbero motivo d'orgoglio e fonti di ricchezza.
Marcello e Braucci, miscelando generi e formati, riferimenti culturali e suggestioni arcane, Mito e Storia consegnano al cinema italiano ed europeo una riflessione avanzata su ciò che vuol dire lavorare oggi con le immagini in movimento. E, al tempo stesso, costringono gli spettatori a specchiarsi negli occhi del bufalo Sarchiapone, guardarsi dentro e confrontarsi con lo spaesamento che, fondamentalmente, caratterizza le loro (nostre) esistenze quotidiane.
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