giovedì 11 maggio 2017

UN MIO RICORDO DI MINO ARGENTIERI

Di Diego Del Pozzo
Chiunque abbia seguito i corsi universitari di Storia del cinema con Mino Argentieri all'Orientale di Napoli conosce molto bene le "mitiche" dispense che riproduco qui sotto. Oggi il Comune di Napoli, su iniziativa dell'assessore alla cultura Nino Daniele, ricorda Mino a poco meno di due mesi dalla sua scomparsa (avvenuta il 22 marzo), nel corso di un incontro aperto ai suoi ex studenti, amici, collaboratori. E ho pensato che poteva essere bello lasciare anche qui un mio ricordo personale dell'uomo che - come scrissi al momento della sua morte - ha cambiato per sempre il corso della mia vita.
All'epoca, infatti, al mio terzo anno di università all'Orientale, da studente presso la Facoltà di Scienze politiche, ero già impegnato nella mia tesi di laurea in Storia sociale con un altro professore per me molto importante come lo storico Paolo Frascani (un'avvincente tesi sul commercio ad Aversa durante l'Ottocento!!!) e la mia vita futura mi sembrava già piuttosto indirizzata verso la ricerca storica o, chissà, l'insegnamento di materie collegate. Poi, però, appena iniziai a seguire il corso di Mino (che ero riuscito a inserire, biennalizzandolo, nel piano di studi, sfidando la burocrazia universitaria, poiché era un esame di un'altra Facoltà), impazzii letteralmente, mollai tutto e capii che cosa avrei voluto fare davvero nella vita. Così, andai da Frascani (che, per fortuna, all'epoca era anche il preside di Scienze politiche e che poi mi sarei ritrovato, piacevolmente, come presidente in commissione di laurea) e mi scusai con lui, spiegandogli le mie ragioni. Fui anche fortunato, perché lui era il classico storico illuminato, tra l'altro figlio di un grande critico teatrale e cinematografico come Federico Frascani. Quindi, anche per la stima profonda nei confronti di Mino, non mi creò nessun problema e mi autorizzò a procedere subito in quel nuovo percorso di laurea, che poi rappresentò semplicemente l'inizio di ciò che mi avrebbe aspettato in futuro. Senza aver conosciuto Mino, dunque, quasi certamente la mia vita professionale oggi sarebbe completamente diversa.
Il ricordo che voglio condividere qui, però, è di tutt'altro genere e riguarda un uomo che, alla soglia dei 70 anni, scoprì il videoregistratore e iniziò a costruirsi la propria videoteca, con l'entusiasmo di un fanciullo. Per tutta la vita, infatti, Mino aveva sempre visto i film al cinema e quelli necessari alle sue ricerche recandosi alla Cineteca nazionale oppure presso qualche altra istituzione amica, quasi sempre comunque direttamente in pellicola. Nonostante ciò, per tutta la sua carriera universitaria a Napoli, durata più di 25 anni, aveva provveduto a far registrare ai tecnici dei nostri laboratori audiovisivi, con una precisione vicina alla pignoleria, qualsiasi film venisse trasmesso dai canali televisivi pubblici, privati, free e poi a pagamento, riuscendo così a creare da zero quello che, negli anni, era diventato il più grande archivio audiovisivo universitario italiano (credo che al suo picco abbia oltrepassato i 20mila titoli!!!), oggi purtroppo andato completamente perduto nel disinteresse generale. Si trattava di videocassette Beta e poi Vhs che noi studenti potevamo visionare, oltre che nelle aule durante i corsi regolari, anche nelle tante postazioni video presenti ai laboratori. E tanti di noi (compreso il sottoscritto) hanno costruito così la propria cultura cinematografica, trascorrendo intere giornate a divorare film in quella che, in pratica, era diventata la nostra seconda casa!
Ebbene, il ricordo riguardante Mino e la nascita della sua videoteca casalinga va situato intorno alla metà degli anni Novanta, all'epoca degli ultimi anni della sua frequentazione napoletana da pendolare in arrivo col treno da Roma due volte alla settimana, a cavallo tra la mia laurea e gli anni appena successivi nei quali collaboravo informalmente con la sua cattedra e, comunque, continuavo a gravitare lì intorno semplicemente per fare due chiacchiere con lui e, magari, costruire assieme qualche progetto culturale o qualche saggio per la sua storica rivista "Cinemasessanta".
Accadde, dunque, che Mino comprò finalmente un videoregistratore. E accadde che io e un altro paio di amici o ex amici, laureati come me presso la sua cattedra, gli spiegammo che a Napoli esisteva un mercatino nei pressi della stazione dove si potevano trovare autentiche chicche cinéphile a prezzi irrisori (ovviamente, parlo della Duchesca!). Lì dentro, infatti, arrivavano regolarmente tutte le collane vhs da edicola che in quegli anni proliferavano (chi ricorda le tante de "L'Unità" veltroniana?), ma anche migliaia di altri titoli acquistati dai bancarellai alle aste fallimentari e, dunque, venduti poi a prezzi bassissimi (spesso con tanto di scontrino). Non roba falsa, insomma, ma materiali provenienti da circuiti distributivi alternativi, seppur legali.
Ricordo come fosse oggi la prima volta di Mino in mezzo alla Duchesca. Fermo di fronte a quelle bancarelle stracolme di film di tutti i tipi si guardava intorno con l'eccitazione di un bambino, con gli occhi che sbirciavano ovunque, da un western classico americano a un raro Mizoguchi d'epoca, da una commedia italiana dei telefoni bianchi a Truffaut e Welles, dall'Hitchcock del periodo muto ad Antonioni e Germi. Ogni volta non credeva ai suoi occhi e, ben presto, fece diventare quell'appuntamento una tappa irrinunciabile di quello che divenne un percorso fisso dalla stazione all'università (rigorosamente a piedi, per poter chiacchierare più a lungo, senza fretta). La giornata iniziava con me che lo aspettavo alla stazione di Aversa (l'ultima prima di Napoli) e lui che, sul treno proveniente da Roma, s'affacciava al finestrino e mi salutava per indicarmi la carrozza nella quale era seduto. Proseguivamo assieme per quell'ultimo quarto d'ora di tragitto, fino alla stazione centrale di Napoli, dove ci attendevano gli altri nostri compagni di passeggiata. La prima tappa era presso una minuscola bancarella spuntata all'improvviso in piazza Garibaldi (lui definiva l'omone che la gestiva "il nostro amico") e misteriosamente sempre fornita di chicche rarissime (una volta, Mino mi fregò sul tempo un'ultima copia in vhs fuori commercio de "L'arpa birmana"!). Poi, sempre camminando lentissimi e fermandoci ogni due minuti per chiacchierare meglio, ci tuffavamo nell'affollato e chiassoso mercatino della Duchesca, da dove Mino fuoriusciva ogni volta con la sua borsa ben più pesante rispetto a poco prima. L'itinerario, quindi, proseguiva lungo l'intero Rettifilo (corso Umberto I, per i non napoletani) fino ai laboratori situati a piazza Borsa (dove ora si trova la fermata Università della metropolitana nuova). Qui, Mino provvedeva a fare lezione e ricevimento, mentre noi lo attendevamo per l'immancabile pizza e poi per riaccompagnarlo alla stazione, dove avrebbe preso il treno per ritornare a Roma, sempre a piedi e sempre immersi in nuove lunghe e avvincenti chiacchierate su qualsiasi argomento.
Ecco come Mino, a 70 anni suonati ma con l'entusiasmo di un giovane innamorato (del cinema), costruì la propria videoteca!
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5 commenti:

  1. Grazie per questo contributo sulla vita di Mino, che, stando a Genova, incontravo solo nei festival e sentivo qualche volta a telefono per scrivere qualche pezzo per Cinema '60. La sua gentilezza, la sua intelligenza, l'attaccamento al suo lavoro resteranno per me indimenticabili.

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  2. grazie per aver condiviso questo bellissimo ricordo. E per aver riportato in luce le mitiche dispense :)

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  3. Ti ringrazio di aver menzionato la Videoteca realizzata dal prof Argentieri nel tuo ricordo. Nicola De Carlo

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  4. Con lui mi sono laureato il 24 giugno 1991 : una tesi su Francis Coppola e Joseph Conrad, Apicalypse Now e Heart of Darkness, Cuore di tenebra. Due anni di corso meravigliosi, indimenticabili. Uno studioso rigoroso e appassionato, che trasmetteva a pelle ma con grande intelligenza il comune amore per il cinema. Un vero Maestro. Quante volte ho ripensato a lui nel corso di questi ultimi 26 anni!

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