Sono trascorsi ormai più di dieci anni da una scomparsa decisamente prematura, che ha lasciato un vuoto enorme nella cultura (non soltanto cinematografica) italiana.
La grandezza dello studioso non ha bisogno di troppe parole. L'unicità del personaggio, anche dal punto di vista umano, invece può essere ben testimoniata anche dallo strano modo nel quale lo conobbi personalmente, dopo essermi formato (direi innamorato) da studente di Storia del cinema sui suoi libri.
Nella primavera del 1997, ormai laureato già da un po' e collaboratore della cattedra di Storia del cinema dell'Orientale di Napoli, stavo lavorando all'organizzazione di una lunga rassegna cinematografica all'aperto (Strange Days, Strange Nights) che si sarebbe poi tenuta nei mesi di luglio e agosto nel parco pubblico di Aversa, cittadina in provincia di Caserta. Tra i film che avevo scelto c'era anche Star Trek: First Contact, al quale intendevo dedicare una serata a tema ben oltre la semplice proiezione. Così, attraverso l'amico comune Andrea Plazzi, contattai Franco e lo invitai per presentare il fantastico libro che aveva pubblicato l'anno prima proprio per la casa editrice di Andrea, la mitica PuntoZero di Bologna (il libro, ovviamente, è Star Trek - Foto di gruppo con astronave). Lui accettò subito e, quando giungemmo al giorno della proiezione e al suo arrivo in treno ad Aversa, non si scompose minimamente, nonostante il mio imbarazzo, di fronte all'austera sistemazione nell'alberghetto a tre stelle nei pressi della stazione ferroviaria (all'epoca, l'unico della cittadina normanna). La serata fu memorabile, con questo grande studioso che presentò da par suo il libro e il film di fronte a una rumorosa platea da arena all'aperto (c'erano almeno 600-700 persone, ansiose di vedere il film ma rapite dal suo eloquio!), divertendosi molto perché per tutto il tempo gli fecero da cornice scenografica i membri dello STIC (lo Star Trek Italian Club) rigorosamente in divisa ufficiale della Flotta Stellare.
Dopo quell'incontro, con Franco nacque una bella, sincera e disinteressata frequentazione amicale, portata avanti negli anni soprattutto via email e rinsaldata da periodiche chiacchierate di persona durante festival e iniziative cine-culturali in giro per l'Italia. Nel 2002, poi, ebbi da lui il gigantesco onore di avere la sua prefazione - semplicemente meravigliosa, nei toni e nel contenuto - per aprire il mio libro sulle serie tv, Ai confini della realtà. Cinquant'anni di telefilm americani. E, a conferma del suo spessore umano, Franco accompagnò il testo con alcuni preziosi consigli più privati, che ancora conservo nella mia memoria.
La scomparsa di Franco La Polla nel 2009 è stata davvero un bruttissimo colpo per la comunità degli studiosi di cinema e audiovisivo, perché - come ha opportunamente sottolineato qualche giorno fa Roy Menarini in un suo ricordo qui su Facebook - al di là della grandezza e unicità dell'uomo da un esegeta raffinato e colto come lui in questi anni ci sarebbero arrivate certamente tante altre analisi e intuizioni originali e inattese sul panorama in continua mutazione dei media audiovisivi; analisi che, invece, ci sono state purtroppo negate.
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Qui, ecco la breve descrizione-introduzione della rassegna bolognese, dal sito della Cineteca: "Dieci anni fa scompariva Franco La Polla, professore americanista, critico cinematografico, storico del cinema hollywoodiano, per diverse generazioni una luce guida nella scoperta del cinema degli Stati Uniti. La passione americana di La Polla era un’autentica passione culturale e sentimentale, sostenuta sempre dall’analisi critica e dall’ironia, per questo così contagiosa e di lunga eco. La breve rassegna, che vuole servire anche come invito a rileggere i suoi scritti, offre incursioni nella Hollywood classica, nel musical, nel new american cinema, con in più un omaggio al prediletto Truffaut" (http://www.cinetecadibologna.it/lapolla2019).
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