(Il Mattino - 22 novembre 2013)
domenica 24 novembre 2013
RITORNO ALLA MERINI PER ANTONIETTA DE LILLO
Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 22 novembre 2013)
(Il Mattino - 22 novembre 2013)
Con il suo nuovo documentario “La pazza della porta accanto”, che domenica apre la sezione “E intanto in Italia” del Torino Film Festival 2013, Antonietta De Lillo prosegue nella ricerca sui nuovi linguaggi e formati di ciò che è diventato oggi il cinema, concretizzando un desiderio coltivato per anni, almeno da quel 1995 che la vide firmare la regia di “Ogni sedia ha il suo rumore”, dedicato alla figura inimitabile di Alda Merini.
Ma se l’omaggio di 18 anni fa a una tra le più importanti poetesse del Novecento alternava frammenti di video-intervista alla performance di Licia Maglietta nello spettacolo teatrale “Delirio amoroso”, per il suo ritorno alla Merini dopo quasi due decenni la regista napoletana ha deciso di recuperare, rielaborare, rimontare e riportare a nuova luce la quasi totalità dei materiali inediti girati durante la conversazione dell’epoca. “Furono due giorni intensissimi – ricorda Antonietta De Lillo – nei quali parlammo davvero di tutto. Ma, poi, nel realizzare “Ogni sedia ha il suo rumore”, montai parte di quel materiale con l’esibizione teatrale di Licia, tagliando inevitabilmente fuori una gran parte dell’intervista. Da allora, ho sempre avuto nel cuore l’idea di recuperare le immagini preziose rimaste nel cassetto, confluite oggi nel nuovo film, che in pratica restituisce integralmente il senso e i contenuti di quello straordinario incontro”.
“La pazza della porta accanto” è prodotto da marechiarofilm – la società fondata dalla De Lillo “con l’intento di favorire l’incontro e lo scambio tra generazioni diverse e tra cinema e rete, andando contro l’usa e getta e recuperando materiali filmici importanti per la nostra memoria” – assieme a Rai Cinema e riprende il titolo di una raccolta di prose che Alda Merini scrisse nel 1955. I filmati della conversazione ripresi dall’archivio Megaris sono intervallati con suggestive riprese di Milano realizzate da Luca Musella tra il centro e i navigli, caricate di ulteriore senso dal commento sonoro di Philippe Sarde (“La vie devant soi”) e, in alcuni casi, girate quasi come se fossero soggettive della poetessa. Durante la chiacchierata, informale e dai toni quasi intimi, la Merini si racconta oscillando tra pubblico e privato, soffermandosi sui periodi e i temi più significativi della propria esistenza: l’infanzia, la sua femminilità, gli amori, l’esperienza della maternità e il rapporto con i figli, naturalmente la follia e i tanti periodi di internamento negli ospedali psichiatrici (“Io ho fatto 27 ricoveri e per 26 volte mi sono innamorata”), fino a una lucida riflessione sul significato e il ruolo della poesia e dell’arte. Dopo la bellissima frase conclusiva (“Ci sono deliri di lettura che portano così in alto e valgono proprio un orgasmo fisico e vanno oltre…”), la chiusura è per la voce di Ascanio Celestini che, sui titoli di coda, canta una struggente “L’amore stupisce”.
Nel film, Antonietta De Lillo ha fatto confluire le recenti esperienze dei film partecipati realizzati in questi anni (“Il pranzo di Natale” e il nuovo “Oggi insieme, domani anche”, del quale saranno mostrate alcune clip sempre a Torino). “Ma stavolta è stato divertente – spiega – lavorare su materiali miei, trattandoli come se fossero filmati di archivio. Ciò mi ha permesso di pormi nei confronti di quelle immagini quasi da spettatrice esterna, per provare a farle parlare in maniera inedita. Per comporre il ritratto complesso di Alda Merini, poi, mi sono aiutata anche con i dettagli significanti del suo volto, degli occhi, delle mani, di un corpo capace di farsi a sua volta elemento narrativo”.
In un momento felice per il cinema italiano del reale, l’approccio di Antonietta De Lillo al documentario resta originale. “Credo nel concetto di “film partecipato” e – sottolinea la regista – proseguirò anche in futuro su questa strada, tra sguardo al futuro e recupero della memoria. E mi sembra che, anche da parte del pubblico italiano, vi sia voglia di un altro tipo di cinema. Però, al tempo stesso, 10 anni dopo “Il resto di niente” per me è anche giunto il momento per un nuovo film di finzione: terminerò presto la sceneggiatura e vorrei girarlo a Napoli nella seconda metà del prossimo anno”.
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