sabato 30 gennaio 2010

MUCCINO E IL SENTIMENTALISMO FUORI CONTROLLO

Di Diego Del Pozzo

Ieri pomeriggio ho avuto modo di intervistare, per Il Mattino, Stefano Accorsi e Vittoria Puccini, i due protagonisti del nuovo film di Gabriele Muccino, Baciami ancora. La lunga doppia intervista, pubblicata sul quotidiano in edicola oggi, può essere letta cliccando qui (soltanto per i prossimi sette giorni, come al solito).
Stamattina, poi, ho visto il film che, devo dire, non mi ha sorpreso più di tanto: ansiogeno e inutilmente sovraeccitato fin dalle primissime sequenze, con una colonna sonora (di Paolo Buonvino) onnipresente e stordente, composto unicamente da scene madri che ne compromettono la tenuta drammaturgica. A salvarsi, devo dire, sono proprio gli attori, tutti piuttosto bravi, anche se pure loro troppo spesso sopra le righe (ma, in questo, coerenti col tono generale del film). E, personalmente, salverei anche il modo delicato e sincero nel quale Muccino riesce a descrivere il rapporto padri-figli: qui, infatti, i sentimenti prevalgono sul sentimentalismo.
Per il resto, Baciami ancora è come un maglio che colpisce alle parti basse degli spettatori, punta unicamente alle loro viscere e budella, fino a tramortirli con un eccesso di sentimentalismo fuori controllo. Se l'intento del regista era commuovere il proprio pubblico, l'obiettivo è stato centrato in pieno, anche perché appariva inevitabile: chiunque, infatti, lungo le ridondanti due ore e venti della pellicola, è destinato a trovare qualcuno o qualcosa che lo faccia piangere, perché Baciami ancora è stato programmaticamente concepito per tale scopo. Per le sfumature e per una reale capacità di introspezione psicologica, però, si prega di ripassare...

venerdì 29 gennaio 2010

"ROCK AROUND THE SCREEN": L'INDICE IN ANTEPRIMA

Di Diego Del Pozzo

Direttamente dal blog omonimo che abbiamo aperto qualche giorno fa, ecco in anteprima l'indice del libro Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop, in uscita lunedì 1 febbraio.
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Suoni nel buio: un'introduzione (di Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito)
Prima parte: Storia e storie
Teen-rock movies: la rivoluzione di Elvis e del rock 'n' roll (di Diego Del Pozzo)
Dalla Terra alla Luna. Cinema, musica e controcultura: i documentari sui megaraduni pop, da Monterey all'isola di Wight (di Vincenzo Esposito)
Seconda parte: Temi e generi
Rockumentary: uno sguardo sul genere (di Simone Arcagni)
Rock & Mock: quando il duro si fa gioco. L'immagine comica del rock su grande e piccolo schermo (di Rosario Gallone)
Sguardi sul palco: il rockumentary d'autore (di Alberto Castellano)
Appunti sull'Opera-rock cinematografica (di Giacomo Fabbrocino)
Tutto il cinema in un clip. Forme e modi della citazione filmica nel video musicale (di Bruno Di Marino)
Terza parte: Sguardi e corpi d'autore
Dylan, Alias, Judas e la canzone-film (di Antonio Tricomi)
Campi di celluloide per sempre: il cinema dei Beatles (di Michelangelo Iossa)
I Pink Floyd: la musica, il palco, la vita, il cinema, il muro (di Giandomenico Curi)
The Men Who Fell to Earth. Ascesa e caduta del corpo della rock star (di Corrado Morra)
Quarta parte: Testimonianze
Intervista a Julien Temple (a cura di Fabio Maiello)
Intervista a Carlo Verdone (a cura di Fabio Maiello)
Intervista a Gaetano Curreri (Stadio) (a cura di Fabio Maiello)
Intervista a Fabio Liberatori (a cura di Fabio Maiello)
Bibliografia
Gli autori
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giovedì 28 gennaio 2010

CINEMA: A NAPOLI LE DIVE TEDESCHE DI IERI E DI OGGI

Di Diego Del Pozzo

Inizia oggi pomeriggio (ore 18.30), al multicinema Modernissimo di Napoli, una interessante rassegna organizzata dalla sede partenopea del Goethe Institut: Le Dive! Da Marlene alle nuove protagoniste del cinema tedesco.
Di particolare rilievo sono i primi due film in cartellone: il capolavoro di Josef von Sternberg, L'angelo azzurro (1930), interpretato da Marlene Dietrich (qui sopra); e il torbido La peccatrice (1950) di Willi Forst, con Hildegard Knef nel ruolo della scandalosa prostituta Martina, in una pellicola (qui sotto) che all'epoca destò scandalo anche per le scene di nudo della protagonista.
Sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi c'è un mio articolo di presentazione della rassegna. Chi volesse leggerlo può cliccare qui, con la consueta avvertenza che gli articoli restano leggibili soltanto per i sette giorni successivi alla data di pubblicazione. Ecco, invece, qui sotto, i manifesti originali dei due film e un bellissimo primo piano di Hildegard Knef.

mercoledì 27 gennaio 2010

GIORNO DELLA MEMORIA: UN LIBRO PER NON DIMENTICARE

Di Diego Del Pozzo

In occasione del Giorno della Memoria, voglio segnalare ai lettori di [OFF-TOPIC] un libro bellissimo e tremendamente utile, che mi è capitato di leggere qualche tempo fa. Si tratta di un volume che, secondo me, andrebbe proposto nelle scuole e fatto leggere ai più giovani, in modo da far loro comprendere fino in fondo, attraverso un argomento amato e tutto sommato quotidiano come il calcio, come la follia possa spazzar via la ragione e come il male assoluto possa concretamente distruggere, da un momento all'altro, le esistenze reali di ciascuno di noi.
Il libro si intitola Dallo scudetto ad Auschwitz, lo ha scritto l'attuale direttore del Guerin Sportivo, Matteo Marani, per l'editore Aliberti di Reggio Emilia.
In questo pregevole volume, Marani ricostruisce egregiamente la vicenda umana e professionale di Arpad Weisz, grandissimo e oggi semi-dimenticato allenatore ungherese, di origine ebraica, capace di vincere nell'Italia degli anni Trenta ben tre scudetti, sia con l'Inter (uno: il primo col campionato a girone unico, nel 1929-'30) sia col Bologna del "mitico" presidente Dall'Ara (due campionati, ma anche il trionfo del 1937 nel Trofeo delle Esposizioni a Parigi, in pratica una Champions League dell'epoca, sbalordendo l'Europa intera con un 4-1 ai maestri inglesi del Chelsea). Ma capace, soprattutto, attraverso il suo genio tecnico-tattico e grazie a un approccio scientifico rivoluzionario al mestiere di allenatore, di anticipare di decenni le innovazioni nel modo di affrontare questa professione, lasciando così una traccia profonda sul calcio italiano a venire, senza che, fino al libro di Marani, praticamente quasi nessuno gliene avesse reso esplicitamente merito.
Sì, perché Weisz, un bel giorno di fine ottobre 1938, si dimette da allenatore del Bologna e sparisce all'improvviso dalla città che lo venera per i risultati raggiunti dallo squadrone "che tremare il mondo fa"; sparisce senza lasciare traccia, assieme a sua moglie e ai suoi due bambini, come fossero stati inghiottiti dalla terra. Da allora, per quasi settant'anni, nessuno in Italia si interrogherà sul destino di quell'uomo che pure Vittorio Pozzo (il ct bicampione del mondo nel 1934 e nel 1938) aveva indicato come modello e punto di riferimento imprescindibile. Weisz sparisce, infatti, quando l'Italia diventa un Paese invivibile, soprattutto se sei ebreo: l'ignominia delle leggi razziali - delle quali è ricorso nel 2008 il settantesimo anniversario - toglie, infatti, l'aria intorno a lui e alla sua famiglia, lo priva del lavoro e della dignità e lo costringe alla fuga per cercare di salvare la pelle. Prima in Francia, poi in Olanda, dove purtroppo l'odissea sua e dei suoi familiari si concluderà, al momento dell'invasione nazista, con la deportazione nei campi di sterminio di Auschwitz, dove i Weisz troveranno la morte.
Nel suo libro, coinvolgente e avvincente anche per il bel ritmo e per la prosa estremamente scorrevole, Matteo Marani procede come in un'autentica inchiesta poliziesca, abbinando dunque l'acume del detective a quello del ricercatore storico quale evidentemente è per formazione e studi (azzardiamo, ma crediamo di essere nel giusto). Così, l'autore ricostruisce tassello per tassello la vita quotidiana dell'uomo, attraverso documenti inediti ed emozionanti interviste di prima mano. Bellissima e molto commovente, tra queste ultime, è in particolare quella all'anziano signore bolognese, Giovanni Savigni, che da bambino fu il migliore amico del figlio di Weisz (il piccolo Roberto) e che, a sua volta, aveva inseguito per tutta la vita le tracce perdute del compagno di giochi: è proprio da questo incontro struggente e decisivo che Marani trova nuova forza per procedere oltre nel suo lavoro di ricostruzione, soprattutto per quel che riguarda la totalmente sconosciuta parentesi olandese di Arpad Weisz come allenatore del piccolo Dordrecht.
La ricostruzione storica impeccabile e rigorosa si affianca a quella che lo stesso Marani sottolinea essere un'interpretazione plausibile dei pensieri e degli stati d'animo di un uomo che sente ogni giorno di più mancargli il terreno sotto i piedi. In particolare nella sua seconda parte, il libro diventa, infatti, un autentico viaggio nell'orrore: il lettore si trova quasi a vivere in prima persona, accanto alla famiglia Weisz, la loro fuga attraverso l'Europa; si trova a soffocare all'interno dei treni piombati, sporchi e senz'aria, diretti verso una destinazione dalla quale non si sarebbe fatto più ritorno; si trova col cuore sanguinante a soffrire il momento della separazione dalla propria moglie e dai propri figli, quando i prigionieri vengono divisi in vari gruppi dagli aguzzini senz'anima; si trova, infine, accanto ad Arpad nei suoi ultimi giorni di vita, segnati dal vuoto e dallo sgomento di fronte all'impazzimento che ha divorato il mondo.
Con Dallo scudetto ad Auschwitz, dunque, Matteo Marani ottiene due significativi risultati con un colpo solo: da un lato, infatti, colma una lacuna gravissima e quasi inspiegabile nella storiografia del calcio italiano, dando infine la giusta dignità a un allenatore di straordinaria rilevanza come Arpad Weisz (scopritore, tra l'altro, di Giuseppe Meazza); dall'altro lato, però, riesce a proporre ai lettori un esempio di saggistica civile autorevole e al tempo stesso commovente per la sua sincerità, di quelle che quando le leggi ti cambiano dentro e ti rendono migliore di com'eri prima.

Matteo Marani, Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo, Aliberti editore, 2007 - 208 pagine, 14 euro

lunedì 25 gennaio 2010

DISPONIBILE L'E-BOOK DI "ROCK AROUND THE SCREEN"

Di Diego Del Pozzo

In attesa dell'uscita ufficiale in libreria, prevista per lunedì 1 febbraio, è già possibile acquistare il libro Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop (curato da Diego Del Pozzo - che sarei io - e da Vincenzo Esposito) in formato e-book, direttamente sul sito dell'editore Liguori.
Chi fosse interessato, dunque, può cliccare qui e togliersi subito la soddisfazione.
Naturalmente, però, il formato cartaceo è tutta un'altra cosa...

venerdì 22 gennaio 2010

PAOLO VIRZI' PARLA DEL SUO NUOVO FILM E DI... CALCIO

Di Diego Del Pozzo

Ieri pomeriggio, mi è capitato di dover intervistare il regista Paolo Virzì, a Napoli per promuovere il suo nuovo film, il bellissimo La prima cosa bella. Chi fosse interessato, può leggere - con accesso assicurato soltanto per i prossimi sette giorni - i due articoletti che ne sono usciti fuori, pubblicati entrambi sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi: il primo nelle pagine di spettacoli, il secondo in quelle di sport.

mercoledì 20 gennaio 2010

QUANDO L'ORRORE COSTA POCO (MA RENDE TANTO)

Di Diego Del Pozzo

Venerdì 5 febbraio arriverà nei cinema italiani un film che, negli Stati Uniti, è diventato un autentico "caso", conquistandosi il titolo di pellicola più remunerativa dell'intera storia del cinema, forte dei suoi 108 milioni di dollari d'incasso a fronte di un costo di soli 15.000 dollari.
Il film, un piccolo horror diretto dall'esordiente Oren Peli con stile da finto documentario amatoriale, s'intitola Paranormal Activity ed è stato capace di far fare brutta figura persino a un fenomeno mondiale come The Blair Witch Project, che nel 1999 incassò 140 milioni di dollari nei soli Stati Uniti (248 in tutto il mondo), ma che costò ai suoi giovani realizzatori ben quattro volte la cifra investita da Peli nel suo progetto: 60.000 dollari contro i già citati 15.000.
Su Paranormal Activity ho scritto un lungo articolo pubblicato oggi sul quotidiano Il Mattino. Per leggerlo, così com'è nella versione cartacea del giornale, basta cliccare qui entro i prossimi sette giorni e procedere all'ingrandimento. Altrimenti, è possibile leggere lo stesso articolo anche sul sito web del quotidiano, stavolta senza limitazioni temporali, cliccando qui.

martedì 19 gennaio 2010

DOPO I GOLDEN GLOBES, ARRIVA "GLEE" ANCHE IN ITALIA

Di Diego Del Pozzo

Sul quotidiano Il Mattino di oggi c'è un mio articolo dedicato alla serie tv Glee, premiata domenica notte ai Golden Globes nella categoria "best comedy/musical". Glee, creata dal Ryan Murphy già responsabile di Nip/Tuck, debutta in prima italiana giovedì sera su Fox (canale 110 di Sky) alle ore 21.10, con un doppio appuntamento: prima la replica del pilot andato già in onda la sera di Natale, a seguire il primo episodio inedito.
Tra l'altro, l'episodio pilota può essere visto anche on line fino alla mezzanotte di domani, sul sito italiano di Fox, cliccando qui.
Per leggere il mio articolo, invece, basta cliccare qui entro i prossimi sette giorni e poi procedere all'ingrandimento.

lunedì 18 gennaio 2010

UN BELLISSIMO NUOVO BLOG: NASCE "DUE LUNE"...

Di Diego Del Pozzo

Senza dilungarmi troppo, ho il piacere di segnalarvi la nascita del nuovo blog del mio amico Vincenzo Esposito, di professione validissimo storico del cinema e per diletto notevole (e rigoroso) critico rock. Vincenzo ha curato assieme a me il libro Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop, in libreria dal 1 febbraio.
Ah, dimenticavo... Il bellissimo nuovo blog di Vincenzo si chiama Due Lune: buon divertimento!

sabato 16 gennaio 2010

"ROCK AROUND THE SCREEN" E' ANCHE UN BLOG!

Di Diego Del Pozzo e Vincenzo Esposito

Ciao a tutti! Da oggi è on line il nostro nuovo blog, Rock Around the Screen, dedicato - come recita il sottotitolo - alle "storie passate, presenti e future di cinema e popular music".
Il blog anticipa di qualche giorno l'uscita in libreria (dal 1 febbraio) del volume omonimo, curato sempre da noi due per l'editore Liguori e incluso nella sua collana "Cinema e storia".

venerdì 15 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN: LA COPERTINA DEL LIBRO



Diego Del Pozzo, Vincenzo Esposito
(a cura di)

Rock Around the Screen
Storie di cinema e musica pop

Liguori Editore, Napoli

294 pagine, 24.50 euro

In libreria da lunedì 1 febbraio 2009

giovedì 14 gennaio 2010

BEST SONG OF 2009: PEARL JAM, "GOT SOME"

Di Diego Del Pozzo

Per me la canzone rock più bella del 2009 è Got Some, secondo brano contenuto nell'ottimo Backspacer, l'album che ha segnato il grande ritorno dei Pearl Jam: niente fronzoli, solo tanta energia, velocità e adrenalina!!!
Qui sotto, oltre a una esplosiva versione live del brano (ripresa dal concerto del 31 ottobre allo Spectrum di Philadelphia), godetevi anche il Making of... dell'intero album: si tratta di un vero e proprio cortometraggio (lungo circa dieci minuti), diretto da quel Danny Clinch che ha già avuto modo di riprendere i Pearl Jam in diverse occasioni, dal vivo e in studio. Il filmato si apre proprio con una take di Got Some, risalente ai primi giorni di registrazione di Backspacer...


martedì 12 gennaio 2010

COMICDOME: THE BEST OF 2009

Di Raffaele De Fazio e Luca Silvestre

Ecco le nostre personalissime top ten dei migliori fumetti usciti in Italia nel corso del 2009. La prima classifica è dedicata alle storie di nuova pubblicazione, senza distinzione di formati né generi né nazionalità, mentre nella seconda proponiamo le ristampe più meritevoli (seguendo i medesimi criteri).
Buon divertimento!

TOP TEN FUMETTI DELL'ANNO:

1) Manu Larcenet, Lo scontro quotidiano, Coconino Press;
2) Grant Morrison e Frank Quitely, All Star Superman, Planeta DeAgostini;
3) Darwyn Cooke, Richard Stark's Parker: Il cacciatore, BD Edizioni;
4) Régis Loisel, Peter Pan, BD Edizioni;
5) Shaun Tan, L'approdo, Elliot;
6) Jason Aaron e R.M. Guéra, Scalped, Planeta DeAgostini;
7) Alan Moore e J.H. Williams III, Promethea, Magic Press;
8) Brian Azzarello ed Eduardo Risso, 100 Bullets, Magic Press;
9) Naoki Urakawa, Pluto, Planet Manga - Panini Comics;
10) Gianluca Maconi, Viaggio verso Occidente: Monkey Business, Lavieri.

TOP TEN RISTAMPE DELL'ANNO:

1) Brad Meltzer e Rags Morales, Crisi d'identità, Planeta DeAgostini;
2) Brian Talbot, Le avventure di Luther Arkwright, Comma 22;
3) Alan Moore e Brian Bolland, Batman: The Killing Joke (Absolute Edition), Planeta DeAgostini;
4) Leo Ortolani, 299 + 1, Panini Comics;
5) Charles Vess, Ballate, Comma 22;
6) Frank Miller e David Mazzucchelli, Devil: Rinascita, Marvel Italia;
7) Chris Claremont, Dave Cockrum e John Byrne, Gli incredibili X-Men (Omnibus Edition), Marvel Italia;
8) Will Eisner, Life, in Pictures, Einaudi;
9) Mike Mignola e John Byrne, La biblioteca di Hellboy: volume 1, Magic Press;
10) Grazia Nidasio, Valentina Mela Verde, Coniglio Editore.

lunedì 11 gennaio 2010

RINO GAETANO "RIVIVE" IN UN BEL VOLUME A FUMETTI

Di Diego Del Pozzo

(Mega n.° 151 - Gennaio 2010)

Comics e popular music si sono incontrati numerose volte, nel corso del Novecento. Sotto varie forme e con esiti differenti: copertine di dischi di maggiore o minore rango affidate a fumettisti, biografie disegnate di artisti musicali, originali abbinamenti disco-albo, trasposizioni incrociate e così via.
Dal mese scorso è nelle fumetterie e nelle librerie un bellissimo volume a fumetti, realizzato da un autore napoletano e dedicato all'originale universo poetico-musicale di Rino Gaetano, cantautore che ha saputo diventare un'autentica icona socio-culturale per chi è stato giovane negli anni Settanta. L'artista che ha scritto e disegnato questo libro si chiama Andrea Scoppetta, ha trentadue anni e già diverse rilevanti esperienze artistiche alle sue spalle. Scoppetta ha voluto rendere il proprio personale tributo al compianto cantautore di Gianna, Nuntereggae più e tanti altri classici moderni con Sereno su gran parte dell'Italia. Una favola per Rino Gaetano (112 pagine, 17 euro), un volume pubblicato dalla casa editrice padovana Becco Giallo, specializzatasi in libri a fumetti rigorosamente "d'autore" calati nella realtà italiana e internazionale del presente e del passato (sono loro, tra l'altro, anche le intense biografie disegnate di Luigi Tenco e Fabrizio De André)...

venerdì 8 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN: ELVIS 75...

Di Diego Del Pozzo

Se fosse ancora vivo, Elvis Presley avrebbe compiuto settantacinque anni proprio oggi. Nacque, infatti, l'8 gennaio 1935 a Tupelo nel Mississippi da Vernon e Gladys Smith.
Elvis è, senza ombra di dubbio, il mito più potente costruito dall'industria dello spettacolo a stelle e strisce durante l'intero Ventesimo secolo. Dal suo apparire sulla scena, intorno alla metà degli anni Cinquanta, divenne il principale punto di riferimento per l'immaginario collettivo giovanile statunitense e mondiale, restando tale almeno fino alla comparsa dei Beatles.
Oltre che un titano del rock 'n' roll, Elvis avrebbe potuto esserlo anche del cinema, se solo fosse stato guidato e consigliato diversamente. Il grande schermo, comunque, ha avuto modo di frequentarlo in occasione di decine di film, quasi tutti, però, di livello poco più che sufficiente. Quasi tutti, perché almeno Il delinquente del rock 'n' roll (Jailhouse Rock, 1957) di Richard Thorpe e La via del male (King Creole, 1958) di Michael Curtiz sono pellicole di grande interesse.
Elvis Presley, la sua musica e il suo cinema sono al centro di un mio lungo saggio pubblicato in apertura del libro Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop, che ho curato assieme allo storico del cinema Vincenzo Esposito per Liguori Editore. Il volume sarà in libreria dal 1 febbraio.

giovedì 7 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN: "GIMME SHELTER"

Di Alberto Crespi

(L'Unità - 7 gennaio 2010)

Gli snuff-movies sono quei film - clandestini e super-proibiti - dove viene mostrata, a scopi voyeuristici, l'autentica uccisione di un essere umano. Tecnicamente, Gimme Shelter è uno snuff-movie. Ma è anche uno dei più importanti documentari della storia del cinema, nonché uno dei film che meglio hanno mostrato la natura profonda del rock 'n' roll intercettando un gruppo come i Rolling Stones all'apice della loro creatività. Ed è un film maledetto: girato nel 1969, uscì negli Usa nel 1970 e fu presentato a Cannes nel 1971, poi sparì dalla circolazione. Qualche anno fa, chi scrive ebbe l'occasione di vederlo al Torino Film Festival, in una retrospettiva sul New American Cinema: i registi, Charlotte Zwerin e i fratelli David e Albert Maysles, erano esponenti importanti di quel movimento. Ora la Warner l'ha pubblicato in dvd, in una copia splendidamente restaurata.
Perché definiamo Gimme Shelter uno snuff-movie? Perché mostra l'uccisione di un uomo. Il delitto avvenne nel dicembre del '69 durante il raduno di Altamont, in California. Gli Stones erano l'attrazione principale di una "risposta californiana" a Woodstock (tenuto nell'agosto del medesimo anno) dove suonarono anche Jefferson Airplane e Grateful Dead. Il manager dei Dead ebbe la balzana idea di affidare il servizio d'ordine agli Hell's Angels, la gang di motociclisti nota per la dedizione alle moto, alla birra e alla violenza gratuita. La giornata fu segnata da continue risse fra gli Hell's Angels e gli spettatori, finché a notte fonda, mentre gli Stones eseguivano Under My Thumb, uno degli Angels - Alan Passaro, allora 21enne - accoltellò Meredith Hunter, un ragazzo di colore che stava sotto il palco (armato di pistola, va detto). Le macchine da presa dei fratelli Maysles e dei loro operatori (fra di loro, secondo una testimonianza di Albert Maysles mai del tutto confermata, anche un 25enne George Lucas) ripresero tutta la scena. Gli Stones, sul palco, non si accorsero dell'omicidio, ma era fin dall'inizio della loro esibizione che davanti a loro succedeva di tutto: risse, botte, spettatori strafatti, ragazze che cercavano di saltar loro addosso, e gli Angels che "controllavano" la situazione stando sul palco, gomito a gomito con i musicisti.
Si trattasse solo di questo, Gimme Shelter sarebbe solo una tragica candid-camera: un operatore riprende un musicista che suona, pochi metri più in là un uomo uccide un altro uomo, l'operatore lo inquadra per caso. Roba buona per il processo. Invece Gimme Shelter è un grande film e ora proviamo a spiegare perché.
Passo indietro. Nel '69 i Rolling Stones sono in fase di mutazione. Cambiano chitarrista: Mick Taylor, virtuoso adolescente innamorato del blues, sostituisce l'ormai inaffidabile Brian Jones. Quest'ultimo muore, il 3 luglio. Due giorni dopo gli Stones lo ricordano in un concerto gratuito a Hyde Park, Londra, e subito dopo partono per una tournée americana dove diventano, davvero, "la più grande rock band del mondo". Tra il '67 e il '69 gli Stones avevano pericolosamente imitato i Beatles inseguendo suoni psichedelici ai quali erano poco adatti e azzerando, o quasi, i concerti. In America, anche grazie a Taylor - che in coppia con Richards dà al gruppo un sound chitarristico formidabile - riscoprono il piacere di suonare dal vivo. A tour finito, vanno ad Altamont per segnare, idealmente, il climax della stagione dei grandi raduni. Ma lì, la morte è in agguato.
Gli Hell's Angels uccidono non solo Meredith Hunter, ma anche l'utopia dei giorni di "pace amore e musica" nata a Woodstock e durata pochi mesi. È la documentazione di quella morte - la morte dell'innocenza del rock, ammesso fosse mai nata - che rende Gimme Shelter straordinario. La bellezza del film, invece, è tutta nell'idea dei fratelli Maysles: partiti per documentare un trionfo, si trovano a registrare una catastrofe. Chiunque altro avrebbe buttato il film. Loro lo rivoltano. Girano, come fosse una seduta di autoanalisi, una "cornice" in cui gli Stones, assieme a loro, rivedono alla moviola il materiale girato: la tournée, la caotica organizzazione di Altamont, il bagno di folla, fino al vero climax: l'assassinio. Che osservato in moviola, analizzato nei dettagli ("vedi, Mick, ha un coltello" - "sì, e quell'altro ha in mano una pistola..."), non è più uno snuff-movie, ma una riflessione sulla morte al lavoro e su quanto il cinema possa essere un occhio indifferente, o empatico, su di essa. Poi, nel film, c'è anche grande musica. Ma vederlo è un'esperienza totale. Diversa da qualunque altro film abbiate mai visto.
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Ad Altamont e agli altri grandi raduni rock svoltisi tra il 1967 e il 1970 - da Monterey all'Isola di Wight, per intenderci... - è dedicato il bel saggio di Vincenzo Esposito incluso nel volume Rock Around the Screen. Storie di cinema e musica pop, curato da me e da lui per l'editore Liguori e in uscita lunedì 1 febbraio.

mercoledì 6 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN 2000-2009 / 2

Di Diego Del Pozzo

1) Quasi famosi - Almost Famous (Cameron Crowe, 2000);
2) Io non sono qui (Todd Haynes, 2007);
3) No Direction Home - Bob Dylan (Martin Scorsese, 2005);
4) Walk the Line (James Mangold, 2005);
5) School of Rock (Richard Linklater, 2003);
6) Shine a Light (Martin Scorsese, 2007);
7) Il futuro non è scritto - Joe Strummer (Julien Temple, 2007);
8) Moulin Rouge (Baz Luhrmann, 2001);
9) 24 Hour Party People (Michael Winterbottom, 2002);
10) I Love Radio Rock (Richard Curtis, 2009).

martedì 5 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN - IL LIBRO: - 27...

Diego Del Pozzo, Vincenzo Esposito (a cura di)
Rock Around the Screen
Storie di cinema e musica pop
Liguori Editore, Napoli
294 pagine, 24.50 euro
In libreria da lunedì 1 febbraio 2009

lunedì 4 gennaio 2010

sabato 2 gennaio 2010

ROCK AROUND THE SCREEN 2000-2009 / 1

Di Vincenzo Esposito

(Nursery Mind - 27 dicembre 2009)

Ecco i "miei" dieci migliori film rock del decennio 2000-2009.
Godetevi i trailer e... felice anno nuovo!

I'm Not There (Todd Haynes, 2007);
Joe Strummer: The Future Is Unwritten (Julien Temple, 2007);
Neil Young: Heart of Gold (Jonathan Demme, 2006);
Shine a Light (Martin Scorsese, 2007);
Moulin Rouge (Baz Luhrmann, 2001);
Dancer in the Dark (Lars von Trier, 2000);
Walk the Line (James Mangold, 2005);
Almost Famous (Cameron Crowe, 2000);
High Fidelity (Stephen Frears, 2000);
No Direction Home (Martin Scorsese, 2005).