martedì 29 marzo 2011

DA DOMANI A NAPOLI RITORNA 'O CURT...

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lunedì 28 marzo 2011

SMASCHERATA LA TRUFFA DELLA FINTA TERREMOTATA

Siamo arrivati, ormai, al punto di non ritorno della propaganda berlusconiana: la finta terremotata - in realtà, un'attrice pagata - che interviene durante una trasmissione popolare (per quel che riguarda il target di riferimento) come Forum - naturalmente, in onda su una rete Mediaset - per tessere le lodi dell'azione governativa a favore delle vittime del sisma dell'Aquila. Per fortuna, stavolta la tele-truffa è stata smascherata, ma chissà in quante altre occasioni questo subdolo marketing virale è andato a segno senza che nessuno se ne accorgesse. E pensare che c'è ancora qualcuno che non capisce come il Berluska sia riuscito a cambiare la testa degli italiani da trent'anni a questa parte... (d.d.p.)

domenica 27 marzo 2011

ARRIVANO I TAMARRI! LA NUOVA FRONTIERA DELLA TRASH TV

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 27 marzo 2011)

Chissà cosa ne pensa Tony Tammaro, che tra fine anni Ottanta e inizio Novanta sdoganò la figura antropologica del tamarro grazie ai suoi show radiofonici di successo e a hit immortali come Patrizia, Torregaveta o, appunto, Il rock dei tamarri. Certo è che oggi, soprattutto dopo il clamoroso boom mediatico di Checco Zalone (nome d'arte di Luca Medici, coniato dall'espressione barese "Che cozzalone!", cioè "Che tamarro!"), i truzzi o coatti o burini o tamarri sembrano diventati davvero la nuova frontiera dell'intrattenimento catodico (estremamente) popolare.
Su questa scia si colloca Tamarreide, la nuova docu-fiction che andrà in onda a giugno in prima serata su Italia Uno e che è in corso di realizzazione in queste settimane lungo la Penisola. Prodotto da MadDoll per Endemol e condotto dalla bionda Fiammetta Cicogna, lo show è imperniato sulle (dis)avventure di otto autentici tamarroni, quattro ragazzi e quattro ragazze, in viaggio attraverso l'Italia a bordo di un mega-camper "attamarrato" che fa loro da casa e da mezzo di locomozione, tra interni rosa shocking o leopardati e accessori non propriamente sobri. Lo spunto di partenza di Tamarreide - che, per inciso, porta lo stesso titolo di un libro della napoletana Floriana Tursi, edito quale mese fa da Boopen Led (Tamarreide. Un tamarro è per sempre; 100 pagine, 10 euro) - deriva dal reality show di Mtv Jersey Shore, che dopo il clamoroso successo statunitense va in onda anche in Italia: lì, però, gli otto rozzi personaggi (peraltro italo-americani) danno il meglio di sé su una spiaggia assolata, mentre in questo caso i protagonisti sono filmati mentre viaggiano da Roma a Napoli e Capri, da Firenze a Lido di Camaiore, fino a Torino e Milano, alla ricerca dei loro simili. Nelle intenzioni degli autori, l'approccio diretto e naif degli otto coatti servirà anche per mettere alla berlina, naturalmente dal loro punto di vista, i vizi e le virtù del Belpaese.
Del "tamarr-cast", ancora non rivelato ufficialmente, fanno parte la bionda cubista Christiane, l'esuberante Marika (autoproclamatasi "la Megan Fox italiana"), la dj Ketty (laureata in sociologia e, per questo, soprannominata dagli amici "la filosofa tamarra"); e ancora, tra gli altri, tali Angelica, Manuel, Claudio. Il loro viaggio è iniziato il 15 marzo a Roma, mentre all'inizio della settimana sono stati in giro per il centro di Napoli a cantare 'O sole mio assieme a tamarri partenopei conosciuti in loco, prima di recarsi a Capri dove hanno messo a soqquadro la celebre piazzetta con la loro sola presenza. In questi giorni, infine, il viaggio è proseguito a Firenze, dove hanno visitato anche palazzo della Signoria e gli Uffizi, con esiti inimmaginabili. L'itinerario tamarro si concluderà tra un paio di settimane a Milano ma, dal momento della messa in onda a giugno, il pubblico vorrà certamente osservare, durante le varie puntate, anche le interazioni tra gli otto personaggi, con la probabile nascita di amori e le inevitabili turbolenze dovute alla vicinanza forzata in stile Grande Fratello. Ad aumentare l'eccentricità del tutto contribuirà l'approccio snob (con tanto di naturale erre moscia) della conduttrice Fiammetta Cicogna, proveniente da un altro bizzarro show di Italia Uno come Wild - Oltrenatura. Sarà lei, infatti, a interagire con i tamarri e a spiegare agli spettatori i "comandamenti" della loro originale "filosofia di vita".

sabato 26 marzo 2011

I NUOVI MOSTRI: "LA MEGAN FOX ITALIANA"

Di Diego Del Pozzo

In attesa di vederla all'opera nella nuova docu-fiction trash che approderà prossimamente nella prima serata di Italia Uno (lo show s'intitola Tamarreide: domani un mio articolo sul quotidiano Il Mattino), può essere molto istruttivo dare un'occhiata al video presente qui sotto, tratto da una puntata del 2009 del programma Rai La vita in diretta. Protagonista dell'allucinante servizio è tale Marika Baldini, cubista romana molto amata dai tifosi della "Maggica" e autoproclamatasi "la Megan Fox italiana".
L'esuberante Marika - inserita, appunto, nel cast di Tamarreide - è un esempio perfetto di come tre decenni di televisione commerciale abbiano modificato per sempre la testa di almeno due generazioni di ragazze italiane, trasformandole (si spera con qualche eccezione) in perfette veline-escort già pronte per l'uso, perennemente alla ricerca del politico settantenne o dell'impresario maneggione che le aiuti a "fare carriera".
Per quanto è illuminante, il video merita di essere guardato senza ulteriori commenti.
Buona visione (si fa per dire...)!


venerdì 25 marzo 2011

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL'ASSISTENTE DI KUBRICK

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 25 marzo 2011)

Quello tra Stanley Kubrick ed Emilio D'Alessandro è stato un rapporto profondo, sviluppatosi fin dal 1970, quando l'allora trentenne autista fuggito dieci anni prima da Cassino a Londra per evitare il servizio militare iniziò a lavorare per il già celebre regista durante le riprese di Arancia meccanica. Da quel momento, D'Alessandro è rimasto accanto a Kubrick quasi ogni giorno dei successivi trent'anni, fino al momento della scomparsa avvenuta il 7 marzo 1999 al termine della lavorazione di Eyes Wide Shut. E, in tutti questi anni, gli ha fatto da indispensabile assistente personale tuttofare, offrendogli però soprattutto il conforto di un'amicizia sincera, peraltro pienamente ricambiata dal grande cineasta americano inglese d'adozione. Stasera (alle 20.30), Emilio D'Alessandro sarà al Mav, il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano diretto da Ciro Cacciola, per introdurre la proiezione proprio di Arancia meccanica e per raccontare il Kubrick pubblico e privato nell'ambito di Carta Kubrick, l'interessante esposizione curata da Emanuele Donadio e formata da oltre 400 pezzi inediti tra locandine, manifesti, libri, foto, riviste e altri materiali promozionali dei film di un cineasta davvero unico e inimitabile.
Per D'Alessandro, che oggi ha settant'anni ed è tornato a vivere in campagna vicino alla sua Cassino, quella di Kubrick resta ancora una presenza costante. "Ogni anno - racconta - mi reco a deporre un fiore sulla sua tomba, perché per me è stato un amico indimenticabile. Anzi, da un certo punto di vista posso dire che è stato persino più importante di mio padre".
Le sue parole smentiscono decisamente l'immagine pubblica di un Kubrick chiuso, solitario, geloso della propria privacy.
"Perché con gli amici e i familiari era molto diverso: gentile, pieno di attenzioni, leale. E, poi, agli amici veri non teneva segreto nulla, neppure sul suo lavoro. Ricordo, per esempio, quando una volta mi chiese di portare tutta la famiglia sul blindatissimo set di Shining, per farci assistere alle riprese della scena del ragazzo inseguito nel labirinto da Jack Nicholson armato di accetta. "Vi divertirete", ci disse ridendo".
Come lo conobbe?
"Veramente, fu lui a conoscere me, perché mi fece contattare per fargli da autista dopo aver letto alcuni articoli sui miei trascorsi da pilota. Io per un paio di mesi non mi resi nemmeno conto di chi fosse quel signore famoso per il quale stavo lavorando. La prima volta che ci parlammo, durante quello che fu un vero e proprio colloquio di lavoro, mi chiese a che velocità massima guidavo, perché da uomo prudente e meticoloso qual era non amava correre rischi in auto".
Poi, nel corso degli anni, tra di voi si è sviluppata una vera e propria amicizia.
"Ha capito che di me si poteva fidare e, pian piano, mi ha fatto avvicinare sempre di più a lui e al suo mondo. Sono stato un buon amico e un assistente sempre presente. Quando a metà anni Novanta gli comunicai che avevo deciso di tornare a vivere in Italia, lui mi chiese di pazientare ancora un po', perché aveva bisogno di una mano per Eyes Wide Shut, che poi sarebbe stato il suo ultimo film. In quella pellicola, tra l'altro, Kubrick mi ha concesso un piccolo cameo: sono l'edicolante dal quale Tom Cruise compra il giornale. Ho accettato con entusiasmo, anche perché lui ti chiedeva le cose sempre con grande dolcezza".
Dove si trovava il giorno della scomparsa del regista?
"Ero passato da lui alle dieci del mattino, per lasciargli la posta sotto la porta, come facevo sempre. Nel primo pomeriggio lo aspettavo allo studio, dove avrebbe dovuto visionare i materiali di Eyes Wide Shut. Purtroppo, però, alle quattro mi arrivò quella maledetta telefonata del produttore Jan Harlan, che mi comunicava la terribile notizia. E' bello, comunque, che i suoi film sopravvivano per sempre e che gli si continuino a dedicare iniziative intelligenti e originali come questa di Ercolano".
Qual è il suo film kubrickiano preferito?
"Mi sono sempre piaciuti molto Spartacus e Barry Lyndon. Di quest'ultimo, in particolare, amo le location irlandesi, che mi ricordano i dintorni della mia Cassino".
Ma, in definitiva, chi è per lei Stanley Kubrick?
"Un grandissimo amico, che mi ha certamente cambiato la vita in meglio. Come regista, poi, credo che non ci sarà mai più nessuno come lui".

domenica 20 marzo 2011

GRANDE SUCCESSO PER "NESSUNO MI PUO' GIUDICARE"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 19 marzo 2011)

A cavallo della festività nazionale per i 150 anni dell'Unità d'Italia, gli spettatori delle sale cinematografiche hanno premiato con convinzione la commedia sentimentale Nessuno mi può giudicare, esordio alla regia di Massimiliano Bruno e primo ruolo da protagonista per Paola Cortellesi sul grande schermo. Il film interpretato anche da Raoul Bova e Rocco Papaleo, infatti, è stato il più visto durante il giorno festivo infrasettimanale, a ulteriore conferma del recuperato appeal della commedia all'italiana nei confronti di un pubblico che è tornato ad apprezzarne caratteri, situazioni e capacità di scandagliare - più o meno bonariamente - la realtà circostante. E ieri il regista Bruno e i protagonisti Cortellesi, Bova e Papaleo hanno presentato la pellicola agli spettatori napoletani, prima delle proiezioni serali nei multicinema Med The Space e Happy, raccogliendo il caloroso applauso di un pubblico che ha gradito le vicissitudini dolce-amare dell'imbranata Alice, il personaggio di Paola Cortellesi, costretta a lavorare come escort per pagare un debito che avrebbe potuto portarla in prigione e farle perdere la custodia del figlio. La protagonista, trasferitasi nel popolare rione romano del Quarticciolo, si trova impelagata in una problematica storia d'amore col coatto progressista interpretato da Raoul Bova, mentre intorno a loro si muovono personaggi colorati ed eccessivi come il rozzo reazionario portiere col volto di Rocco Papaleo, l'altra escort Eva (Anna Foglietta) e i chiassosi vicini interpretati da Greg e Lucia Ocone. "Questo film - spiega il regista Massimiliano Bruno - nasce dalla mia voglia di fare cinema con Paola, rinsaldando la nostra collaborazione teatrale che va avanti da quindici anni. Scrivere per lei un ruolo da protagonista cinematografica, infatti, è stata una vera e propria gioia".
Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per IIF e distribuito in quasi 500 copie da 01 Distribution, Nessuno mi può giudicare - che nasce da un soggetto di Fausto Brizzi (e si vede) - ha permesso anche a Raoul Bova di misurarsi nuovamente con la commedia. "Mi fa piacere - sottolinea Bova - che anche in Italia ci sia più spazio per commedie basate sugli attori a tutto tondo e non più soltanto sui comici; come avviene a Hollywood, d'altra parte, dove divi come De Niro possono passare da Taxi Driver a Ti presento i miei senza contraccolpi". Dopo aver evidenziato come lo spunto di partenza del film, quello delle escort, sia precedente all'attualità di questi mesi, il regista e sceneggiatore Massimiliano Bruno, però, ci tiene a ricordare l'appena scomparso Enzo Cannavale nella sua città: "Lo conoscevo molto bene e ne ho sempre apprezzato le doti e la professionalità. Tra l'altro, ricordo con affetto di aver visto assieme a lui la partita dell'ultimo scudetto della Roma, mentre entrambi lavoravamo nella fiction Non ho l'età, scritta da me e ottimamente interpretata da lui".


venerdì 18 marzo 2011

UNA INTERESSANTE MOSTRA SULLE "CARTE" DI KUBRICK

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 18 marzo 2011)

Il paradosso che accompagna l'opera cinematografica (nonché la parabola esistenziale) di un genio della Settima Arte come Stanley Kubrick è indagato da prospettive inedite nell'ambito di una interessante iniziativa culturale che s'inaugura stasera (alle 20) presso il Mav, il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Carta Kubrick - questo il titolo della manifestazione - affronta, infatti, il corpo a corpo col cinema e la vita del compianto autore di Lolita e Full Metal Jacket attraverso l'analisi dei materiali promozionali cartacei legati al lancio e alla diffusione commerciale dei suoi film: materiali sempre concepiti e rifiniti direttamente, in ossequio alla cura maniacale dei dettagli e all’esigenza di controllo assoluto che ne caratterizzava il modo di lavorare. Dunque, manifesti, locandine, press-book, fotobuste, pagine pubblicitarie e altri supporti iconografici saranno esposti al Mav - per un totale di oltre quattrocento pezzi, provenienti da collezioni private di tutto il mondo - fino a domenica 1 maggio, in quello che si propone come il primo allestimento sistematico legato a questo aspetto poco indagato della produzione kubrickiana.
A inaugurare Carta Kubrick, stasera sarà presente al Mav anche il critico cinematografico Enrico Ghezzi, che già nel 1977 scrisse la prima monografia in italiano dedicata al regista statunitense, nell'ambito della storica collana Il Castoro Cinema. Assieme a Ghezzi, ci saranno anche il direttore del Mav Ciro Cacciola, il collezionista Umberto Cantone e il curatore della manifestazione Emanuele Donadio. "Questa mostra - sottolinea Cacciola - fa parte di un progetto più ampio, che punta allo sviluppo del Mav come centro di produzione culturale basato sulla sperimentazione di nuovi linguaggi e sull'innovazione dello stesso concetto di museo". Da parte sua, Donadio evidenzia un elemento specifico di Carta Kubrick: "Attraverso questi materiali – spiega – emerge con ulteriore forza la spasmodica attenzione dell'autore alla chiusura filologica del proprio testo filmico, che si manifesta, dunque, non soltanto nelle fasi di lavorazione sul set, ma anche nella cura estrema riposta proprio nell'ideazione e nella creazione dei vari materiali promozionali, capaci di assumere a loro volta la dimensione e il valore di opere kubrickiane a tutti gli effetti". Ogni venerdì, alla mostra saranno abbinati incontri e proiezioni (tutti a ingresso gratuito), con inizio sempre alle 20.30: la settimana prossima (25 marzo), l'assistente personale di Kubrick, Emilio D'Alessandro, presenterà Arancia meccanica (1971); il 1 aprile, incontro col produttore Angelo Curti e proiezione di Orizzonti di gloria (1957); l'8, il regista Antonio Capuano introdurrà alla visione di 2001: Odissea nello spazio (1968); il 15, risonorizzazione live di Shining (1980) a cura della band romana RanestRane; il 29, interverranno i registi Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri, prima della proiezione di Barry Lyndon (1975).
Nato a New York nel 1928, Stanley Kubrick ha agito dentro i confini dell'industria cinematografica come un autentico virus: apparentemente coerente con le sue logiche produttive e contenutistiche, infatti, al tempo stesso le ha regolarmente sabotate grazie all'assoluto controllo ben presto ottenuto sui propri film - nonostante da Arancia meccanica in poi siano prodotti e distribuiti dal colosso hollywoodiano Warner Bros. - e all'intransigenza verso qualunque forma di compromesso: basti pensare ai tempi biblici di lavorazione, impensabili per l'industria cinematografica; oppure all'assoluta invisibilità mediatica personale, ben presto trasformata abilmente in marchio riconoscibile su scala globale; e ancora, al lavorare sempre con lo stesso gruppo ristretto di persone fidate, spesso di famiglia; alla trasformazione della propria casa fuori Londra nel proprio luogo di lavoro; alla fermezza nel non mostrare a nessuno i pre-montati dei suoi film o nel distruggere il girato non incluso nelle versioni definitive. In queste e altre caratteristiche risiede il paradosso kubrickiano citato all'inizio, capace di azzerare la dicotomia tra autorialità e industria, anche nel modo in cui Kubrick ha piegato alle proprie esigenze comunicative i materiali promozionali tipicamente commerciali raccolti nella mostra del Mav: materiali che, in mano a lui, sono diventati a loro volta qualcosa di inedito e inimitabile.

giovedì 10 marzo 2011

PRESENTATO A NAPOLI IL PREQUEL DI "AMICI MIEI"

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sabato 5 marzo 2011

NAPOLI RENDE OMAGGIO A TROISI E "RICOMINCIO DA TRE"

Di Diego Del Pozzo

Era il 5 marzo 1981, quando Ricomincio da tre fece la sua comparsa nelle sale italiane, lanciando in maniera fragorosa l'esordiente Massimo Troisi - reduce dai successi teatrali e televisivi con la Smorfia - tra i nomi di punta del nuovo cinema italiano. Addirittura, dopo l'exploit di 13 miliardi di lire incassati dalla pellicola, autorevoli commentatori parlarono di industria cinematografica nazionale (allora in profonda crisi economica) salvata dall'attore e regista napoletano, che avrebbe poi confermato le sue doti artistiche anche negli anni successivi, fino alla prematura scomparsa del 1994 appena terminate le riprese di quel Il postino che lo portò alle soglie dell'Oscar.
Trent'anni dopo, Napoli rende omaggio alla straordinaria figura di Massimo Troisi e a quel film indimenticabile che, assieme a quelli di pochi altri autori (da Piscicelli a Verdone), contribuì a dividere la storia del cinema italiano in un "prima" e un "dopo". L'appuntamento è per le ore 21 di lunedì, al multiplex Martos Metropolitan, dove l'associazione Napolibuona ha organizzato una serata a inviti intitolata Ricomincio da tre…nta, nel corso della quale sarà proiettata la copia restaurata del film e sarà ricordata la personalità unica di Troisi attraverso i racconti di chi lo conosceva fin da bambino. Tra questi, ci sarà l'amico del cuore Alfredo Cozzolino, che in Ricomincio da tre interpreta il cognato del protagonista Gaetano, il napoletano timido e insicuro che arriva a Firenze non da emigrante (come recita una tra le battute cult del film) ma per rifarsi una vita fuori dalle opprimenti mura domestiche. "Massimo era un genio - ricorda commosso Cozzolino - che aveva valori sani e si comportava nella vita di tutti i giorni proprio come poi era sul grande schermo. Anche il fatto di aver voluto nei suoi film tanti amici d'infanzia, come me, ne denotava la spontaneità e l'umanità. Quando lavoravamo, c'era una cosa, però, che di lui mi ha sempre colpito: tra una ripresa e l'altra ci faceva piegare in due dalle risate, ma appena si iniziava a girare diventava di una serietà e professionalità assolute. Manca moltissimo a noi amici, così come, credo, a tutto il cinema italiano".

mercoledì 2 marzo 2011

ADDIO AL SEX SYMBOL JANE RUSSELL

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 2 marzo 2011)

Per parafrasare il titolo italiano del suo film d'esordio, il torbido western di Howard Hughes Il mio corpo ti scalderà (in originale The Outlaw), la prorompente fisicità di Jane Russell ha scaldato i sogni di celluloide di un'intera generazione di appassionati della Hollywood classica che, tra i decenni Quaranta e Cinquanta, la consacrò tra i suoi sex symbol più ammirati e desiderati. L'attrice nata il 21 giugno 1921 a Bemidji nel Minnesota si è spenta ieri a 89 anni, nella casa californiana di Santa Barbara, in seguito a una crisi respiratoria. Si era ritirata da molti anni a vita privata, dopo aver abbandonato il cinema già intorno alla metà degli anni Sessanta e aver frequentato brevemente i palcoscenici di Broadway fino all'inizio del decennio seguente.
Dopo una rapida carriera da fotomodella, arricchita da lezioni di recitazione prese nel laboratorio teatrale di Max Reinhardt, Jane Russell fece il suo esordio sul grande schermo nel 1943, interpretando la sensuale amante del bandito Billy the Kid in Il mio corpo ti scalderà, clamoroso successo ai botteghini soprattutto grazie al fisico prepotente e all'estrema sensualità della focosa debuttante. Girato due anni prima, il film prodotto e diretto dall'eccentrico miliardario Howard Hughes - che "blindò" l'attrice con un contratto di sette anni - fu considerato talmente audace dalla censura dell'epoca da venire bloccato fino al 1943 (in Italia giunse soltanto nel 1949, tagliato di oltre dieci minuti). Pin-up per eccellenza durante il periodo della guerra (con i soldati americani che ne attaccavano foto e poster persino sulle carlinghe degli aerei), Jane Russell dominò l'immaginario erotico di quegli anni almeno fino all'avvento di Marilyn Monroe, incendiando le fantasie maschili assieme ad altre sensuali dive hollywoodiane come Lana Turner e Rita Hayworth. Sul grande schermo, intanto, continuò a interpretare il ruolo della bruna passionale e tentatrice fino ai limiti del cliché, in pellicole senza infamia né lode come Una giovane vedova (1946) o Viso pallido (1948).
Dopo le buone performance d'inizio anni Cinquanta in Il suo tipo di donna (1951) di John Farrow, La città del piacere (1952) di Robert Stevenson e, soprattutto, l'ottimo L'avventuriero di Macao (1952) del maestro Josef von Sternberg, la Russell fu scelta da Howard Hawks per il film che la consegnò definitivamente alla storia della Settima Arte: la scoppiettante commedia musicale Gli uomini preferiscono le bionde (1953), nella quale recitò, cantò e ballò fianco a fianco con colei che l'avrebbe di lì a poco sostituita come oggetto del desiderio "Made in Hollywood" per antonomasia, cioè la bionda Marilyn (nella foto, le due attrici in una scena indimenticabile). E, proprio con la Monroe, Jane Russell formò in quel film una coppia di caratteri assolutamente indimenticabili: la svampita e arrivista biondina Lorelei Lee e la bruna astuta ed esuberante Dorothy Shaw. Di loro, il maestro Hawks ebbe a dire: "Stavano talmente bene insieme che, ogni volta che non sapevo quale scena inventare, le facevo camminare avanti e indietro, cosa che il pubblico adorava, perché non si stancava mai di veder passeggiare queste due belle ragazze".
Prima di abbandonare le scene, Jane trovò ancora il tempo di distinguersi in due notevoli film diretti da Raoul Walsh, Gli implacabili (1955) e, soprattutto, Femmina ribelle (1956), che molti considerano la sua interpretazione più riuscita, peraltro arricchita da un'appassionata esecuzione del brano Keep Your Eyes on the Hands che ne confermò le doti canore già messe in evidenza diverse altre volte nel corso della carriera.

martedì 1 marzo 2011

RECUPERI DA OSCAR: "LOGORAMA"

In periodo di Oscar, mi piace riscoprire questo assoluto capolavoro che, l'anno scorso, ha vinto la statuetta come miglior cortometraggio animato: si tratta di un cartoon davvero geniale.
Buona visione! (d.d.p.)