venerdì 18 marzo 2011

UNA INTERESSANTE MOSTRA SULLE "CARTE" DI KUBRICK

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 18 marzo 2011)

Il paradosso che accompagna l'opera cinematografica (nonché la parabola esistenziale) di un genio della Settima Arte come Stanley Kubrick è indagato da prospettive inedite nell'ambito di una interessante iniziativa culturale che s'inaugura stasera (alle 20) presso il Mav, il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Carta Kubrick - questo il titolo della manifestazione - affronta, infatti, il corpo a corpo col cinema e la vita del compianto autore di Lolita e Full Metal Jacket attraverso l'analisi dei materiali promozionali cartacei legati al lancio e alla diffusione commerciale dei suoi film: materiali sempre concepiti e rifiniti direttamente, in ossequio alla cura maniacale dei dettagli e all’esigenza di controllo assoluto che ne caratterizzava il modo di lavorare. Dunque, manifesti, locandine, press-book, fotobuste, pagine pubblicitarie e altri supporti iconografici saranno esposti al Mav - per un totale di oltre quattrocento pezzi, provenienti da collezioni private di tutto il mondo - fino a domenica 1 maggio, in quello che si propone come il primo allestimento sistematico legato a questo aspetto poco indagato della produzione kubrickiana.
A inaugurare Carta Kubrick, stasera sarà presente al Mav anche il critico cinematografico Enrico Ghezzi, che già nel 1977 scrisse la prima monografia in italiano dedicata al regista statunitense, nell'ambito della storica collana Il Castoro Cinema. Assieme a Ghezzi, ci saranno anche il direttore del Mav Ciro Cacciola, il collezionista Umberto Cantone e il curatore della manifestazione Emanuele Donadio. "Questa mostra - sottolinea Cacciola - fa parte di un progetto più ampio, che punta allo sviluppo del Mav come centro di produzione culturale basato sulla sperimentazione di nuovi linguaggi e sull'innovazione dello stesso concetto di museo". Da parte sua, Donadio evidenzia un elemento specifico di Carta Kubrick: "Attraverso questi materiali – spiega – emerge con ulteriore forza la spasmodica attenzione dell'autore alla chiusura filologica del proprio testo filmico, che si manifesta, dunque, non soltanto nelle fasi di lavorazione sul set, ma anche nella cura estrema riposta proprio nell'ideazione e nella creazione dei vari materiali promozionali, capaci di assumere a loro volta la dimensione e il valore di opere kubrickiane a tutti gli effetti". Ogni venerdì, alla mostra saranno abbinati incontri e proiezioni (tutti a ingresso gratuito), con inizio sempre alle 20.30: la settimana prossima (25 marzo), l'assistente personale di Kubrick, Emilio D'Alessandro, presenterà Arancia meccanica (1971); il 1 aprile, incontro col produttore Angelo Curti e proiezione di Orizzonti di gloria (1957); l'8, il regista Antonio Capuano introdurrà alla visione di 2001: Odissea nello spazio (1968); il 15, risonorizzazione live di Shining (1980) a cura della band romana RanestRane; il 29, interverranno i registi Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri, prima della proiezione di Barry Lyndon (1975).
Nato a New York nel 1928, Stanley Kubrick ha agito dentro i confini dell'industria cinematografica come un autentico virus: apparentemente coerente con le sue logiche produttive e contenutistiche, infatti, al tempo stesso le ha regolarmente sabotate grazie all'assoluto controllo ben presto ottenuto sui propri film - nonostante da Arancia meccanica in poi siano prodotti e distribuiti dal colosso hollywoodiano Warner Bros. - e all'intransigenza verso qualunque forma di compromesso: basti pensare ai tempi biblici di lavorazione, impensabili per l'industria cinematografica; oppure all'assoluta invisibilità mediatica personale, ben presto trasformata abilmente in marchio riconoscibile su scala globale; e ancora, al lavorare sempre con lo stesso gruppo ristretto di persone fidate, spesso di famiglia; alla trasformazione della propria casa fuori Londra nel proprio luogo di lavoro; alla fermezza nel non mostrare a nessuno i pre-montati dei suoi film o nel distruggere il girato non incluso nelle versioni definitive. In queste e altre caratteristiche risiede il paradosso kubrickiano citato all'inizio, capace di azzerare la dicotomia tra autorialità e industria, anche nel modo in cui Kubrick ha piegato alle proprie esigenze comunicative i materiali promozionali tipicamente commerciali raccolti nella mostra del Mav: materiali che, in mano a lui, sono diventati a loro volta qualcosa di inedito e inimitabile.

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