venerdì 25 marzo 2011

INTERVISTA ESCLUSIVA ALL'ASSISTENTE DI KUBRICK

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 25 marzo 2011)

Quello tra Stanley Kubrick ed Emilio D'Alessandro è stato un rapporto profondo, sviluppatosi fin dal 1970, quando l'allora trentenne autista fuggito dieci anni prima da Cassino a Londra per evitare il servizio militare iniziò a lavorare per il già celebre regista durante le riprese di Arancia meccanica. Da quel momento, D'Alessandro è rimasto accanto a Kubrick quasi ogni giorno dei successivi trent'anni, fino al momento della scomparsa avvenuta il 7 marzo 1999 al termine della lavorazione di Eyes Wide Shut. E, in tutti questi anni, gli ha fatto da indispensabile assistente personale tuttofare, offrendogli però soprattutto il conforto di un'amicizia sincera, peraltro pienamente ricambiata dal grande cineasta americano inglese d'adozione. Stasera (alle 20.30), Emilio D'Alessandro sarà al Mav, il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano diretto da Ciro Cacciola, per introdurre la proiezione proprio di Arancia meccanica e per raccontare il Kubrick pubblico e privato nell'ambito di Carta Kubrick, l'interessante esposizione curata da Emanuele Donadio e formata da oltre 400 pezzi inediti tra locandine, manifesti, libri, foto, riviste e altri materiali promozionali dei film di un cineasta davvero unico e inimitabile.
Per D'Alessandro, che oggi ha settant'anni ed è tornato a vivere in campagna vicino alla sua Cassino, quella di Kubrick resta ancora una presenza costante. "Ogni anno - racconta - mi reco a deporre un fiore sulla sua tomba, perché per me è stato un amico indimenticabile. Anzi, da un certo punto di vista posso dire che è stato persino più importante di mio padre".
Le sue parole smentiscono decisamente l'immagine pubblica di un Kubrick chiuso, solitario, geloso della propria privacy.
"Perché con gli amici e i familiari era molto diverso: gentile, pieno di attenzioni, leale. E, poi, agli amici veri non teneva segreto nulla, neppure sul suo lavoro. Ricordo, per esempio, quando una volta mi chiese di portare tutta la famiglia sul blindatissimo set di Shining, per farci assistere alle riprese della scena del ragazzo inseguito nel labirinto da Jack Nicholson armato di accetta. "Vi divertirete", ci disse ridendo".
Come lo conobbe?
"Veramente, fu lui a conoscere me, perché mi fece contattare per fargli da autista dopo aver letto alcuni articoli sui miei trascorsi da pilota. Io per un paio di mesi non mi resi nemmeno conto di chi fosse quel signore famoso per il quale stavo lavorando. La prima volta che ci parlammo, durante quello che fu un vero e proprio colloquio di lavoro, mi chiese a che velocità massima guidavo, perché da uomo prudente e meticoloso qual era non amava correre rischi in auto".
Poi, nel corso degli anni, tra di voi si è sviluppata una vera e propria amicizia.
"Ha capito che di me si poteva fidare e, pian piano, mi ha fatto avvicinare sempre di più a lui e al suo mondo. Sono stato un buon amico e un assistente sempre presente. Quando a metà anni Novanta gli comunicai che avevo deciso di tornare a vivere in Italia, lui mi chiese di pazientare ancora un po', perché aveva bisogno di una mano per Eyes Wide Shut, che poi sarebbe stato il suo ultimo film. In quella pellicola, tra l'altro, Kubrick mi ha concesso un piccolo cameo: sono l'edicolante dal quale Tom Cruise compra il giornale. Ho accettato con entusiasmo, anche perché lui ti chiedeva le cose sempre con grande dolcezza".
Dove si trovava il giorno della scomparsa del regista?
"Ero passato da lui alle dieci del mattino, per lasciargli la posta sotto la porta, come facevo sempre. Nel primo pomeriggio lo aspettavo allo studio, dove avrebbe dovuto visionare i materiali di Eyes Wide Shut. Purtroppo, però, alle quattro mi arrivò quella maledetta telefonata del produttore Jan Harlan, che mi comunicava la terribile notizia. E' bello, comunque, che i suoi film sopravvivano per sempre e che gli si continuino a dedicare iniziative intelligenti e originali come questa di Ercolano".
Qual è il suo film kubrickiano preferito?
"Mi sono sempre piaciuti molto Spartacus e Barry Lyndon. Di quest'ultimo, in particolare, amo le location irlandesi, che mi ricordano i dintorni della mia Cassino".
Ma, in definitiva, chi è per lei Stanley Kubrick?
"Un grandissimo amico, che mi ha certamente cambiato la vita in meglio. Come regista, poi, credo che non ci sarà mai più nessuno come lui".

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