(Il Mattino - 5 agosto 2009)
Interamente girato a Milano, Sogno il mondo il venerdì getta uno sguardo quasi in presa diretta su un’Italia multiculturale, marginale, devastata dalla crisi economica. Nel film si parla di lavoro nero, sfruttamento, transessualità, extracomunitari e traffico d’armi. E con Domenico Balsamo sono protagonisti della pellicola anche Orsetta Borghero, Anis Garbi, Giovanni Brignola, Laura Ferrari, Elena Callegari.
Dunque, Domenico, che film è Sogno il mondo il venerdì?
“Certamente una pellicola spiazzante, molto cruda e non imbellettata, ma con tanta poesia pronta a scaturire proprio da questa crudezza. C’è molta sperimentazione, ma con ritmi serrati che non annoiano mai. Dal punto di vista stilistico, Marrazzo alterna uno sguardo iperrealistico e per nulla politicamente corretto sulla realtà circostante a improvvisi squarci lirici che emergono dai brani musicali che cantiamo noi attori”.
Sembra quasi un procedimento da musical…
“Ma in realtà non è così: le canzoni che io e gli altri attori interpretiamo renderanno, anzi, ancora più stridente il contrasto col resto del film. La cosa funziona in questo modo: ogni tanto, ci fermiamo e guardiamo verso la macchina da presa, cantando questi brani pop-rock molto ritmati scritti dallo stesso Marrazzo, con testi tutti in inglese. E proprio attraverso le canzoni emergono più nitidamente i sentimenti di ciascun personaggio. Un altro aspetto importante è quello linguistico, poiché ognuno parla nella propria lingua, senza doppiaggio ma con i dialoghi sottotitolati: nel film (nella foto qui sotto, una scena), ci sono almeno cinque-sei lingue differenti, dall’arabo al cinese, dal greco all’italiano fino all’indiano. E proprio il linguaggio è un altro elemento che caratterizza fortemente i personaggi”. A proposito di personaggi, ci parla di quello che interpreta lei?
“Si tratta di un giovane napoletano che vive da qualche tempo a Milano, dov’è perfettamente integrato, ha moglie e figlia, lavora in banca e apparentemente non ha nulla da temere. Ma dietro la superficiale sicurezza, emergerà ben presto una fragilità enorme che, durante il film, aumenterà sempre di più”.
C’è un elemento specifico che contribuisce a far emergere la fragilità del personaggio?
“Il vizio del gioco d’azzardo, che lo porterà a perdere tutto ciò che ha e a sottostare alla richiesta di un boss della malavita milanese, che lo obbliga a vendere droga e armi per rientrare del debito di gioco. In seguito a questa sua disavventura, il mio personaggio entrerà in contatto con le altre anime disperate che attraversano il film di Marrazzo, a partire dal transessuale col quale inizia una relazione erotico-sentimentale”.
Com’è stata l’esperienza su un set così particolare come quello di Pasquale Marrazzo?
“Mi è piaciuta molto, soprattutto per le forme non canoniche di narrazione che ho potuto sperimentare. Marrazzo, infatti, ha dato molto spazio a ciascuno di noi, in fase di riprese, consentendoci di integrare la sceneggiatura e di affidarci, in parte all’istinto. Poi, Pasquale ha una sua poetica molto personale, che per esempio lo portava a farci arrivare sul set anche un paio d’ore prima delle riprese per farci correre e sudare, poiché secondo lui soltanto attraverso la fatica emerge la verità: io durante le riprese ho perso cinque chili, grazie a questo metodo così originale. Ho notato molte similitudini col primo Patierno, quello di Pater familias, anche per il rapporto instaurato con noi attori, molto vero e senza compromessi”.
Dopo l’anteprima mondiale in programma sabato a Locarno, Sogno il mondo il venerdì uscirà nelle sale italiane in una decina di copie alla fine di agosto.