Allora, Terrence, com’è andata questa strana vicenda?
“Ancora non l’ho ben capito fino in fondo. L’esperienza nel primo film, dal mio punto di vista, è stata fantastica. E, ovviamente, mi sarebbe piaciuto partecipare anche al secondo, nonostante si parlasse di una possibile riduzione dello spazio dedicato al mio personaggio. Comunque, questo è il business…”.
Sì, ma una spiegazione te la avranno pur data…
“In realtà, no. La sostituzione con Don Cheadle è stata la sorpresa più grande della mia vita, anche se c’erano alcune divergenze e stavamo ancora discutendo per provare a superarle”.
C’è chi ha scritto che sarebbe dipeso dal tuo atteggiamento sul set.
“Guarda, io amo profondamente il cinema e sono un attore che lavora duro e che, quando deve interpretare un ruolo, ne diventa quasi ossessionato. Durante ogni mio film, ho sempre cercato di imparare qualcosa di nuovo da tutti i registi con i quali ho avuto la fortuna di lavorare. Ovviamente, è andata così anche per Iron Man, dove ho cercato di rendere il mio personaggio più umano possibile. Evidentemente, qualcuno non ha apprezzato”.
In effetti, pare che il regista Jon Favreau e lo sceneggiatore Justin Theroux non fossero completamente soddisfatti della prestazione di Howard, poiché hanno dichiarato più di una volta di avergli dovuto far rigirare diverse volte alcune scene, con dispendio di tempo e denaro. In realtà, Terrence Howard – che può vantare pure una nomination all’Oscar per Hustle & Flow – è stato il primo attore contrattualizzato, quando Iron Man venne messo in cantiere. E pare che il suo compenso dell’epoca fosse superiore persino a quello di Robert Downey jr., protagonista del film nei panni di Tony Stark / Iron Man. I contrasti sul set, in particolare col regista Favreau, avrebbero convinto i vertici dei Marvel Studios a ridurre notevolmente il ruolo di Rhodey nel sequel, con conseguente proposta di riduzione dell’ingaggio tra il cinquanta e l’ottanta per cento fatta pervenire a Howard. Dopo un primo rifiuto dell’attore, la sostituzione con Cheadle (nella foto qui sotto, i due attori a confronto) sarebbe stata decisa improvvisamente, mentre le parti erano ancora impegnate in trattativa. Il tutto con la “benedizione” del boss dei Marvel Studios, Avi Arad, che ha sentenziato lapidario: “Nessuno è insostituibile”. Purtroppo, invece, tra i fans c’è grande malcontento, poiché tutti pregustavano già di vedere Terrence Howard – che, comunque, nel primo film ha dato vita a un ottimo Rhodey – nell’armatura di War Machine. Comunque, Howard non resterà certamente senza lavoro.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ho appena finito di recitare nel nuovo film scritto e prodotto da George Lucas. S’intitola Red Tails e sarà diretto dal regista afroamericano Anthony Hemingway. Il film si rifà a un progetto che Lucas ha in cantiere da una trentina di anni e che all’inizio voleva anche dirigere personalmente. L’idea è originale: una sorta di Top Gun con attori prevalentemente afroamericani, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Io interpreto il personaggio principale, il colonnello A.J. Bullard, una specie di Martin Luther King dell’Aeronautica statunitense. E con me recitano anche Cuba Gooding jr., Tristan Wilds e Jesse Williams”.
Red Tails sarà uno dei titoli di punta dell’estate 2010, ma non è la sola grossa produzione nella quale sei coinvolto. So che ti stai contendendo il ruolo di Marvin Gaye con Will Smith nell’atteso biopic che lo specialista di “music movies” Cameron Crowe dedicherà al grande artista.
“Sì, è vero. Attualmente, Cameron sta terminando la sceneggiatura e, quindi, non ci sono ancora contratti firmati. Però, io ho già partecipato a diverse riunioni preliminari e, ovviamente, sono davvero interessato a ottenere questo ruolo, per il quale lotterò con passione con Will”. Il film più recente nel quale hai lavorato è stato Fighting di Dito Montiel, visto in anteprima italiana all’Ischia Global Film & Music Fest, dove lo hai presentato assieme al regista (nella foto qui sopra, Howard a Ischia).
“L’esperienza con Dito Montiel è stata straordinariamente positiva e mi ha reso un attore meno arrogante. Quando ho visto il primo film di questo regista, mentre ero in giuria al Sundance Festival, ho subito deciso che avrei lavorato con lui: il suo cinema, infatti, mi ricorda quello urbano del Coppola e dello Scorsese degli anni Settanta, con grande attenzione all’umanità dei personaggi e alle loro storie”.