sabato 6 giugno 2009

IL TEMPO AGGIUSTA TUTTO

Di Pippo Cascone

Marcel Proust, nel suo lungo viaggio alla ricerca del tempo perduto, dedica poche pagine all'attualità politica del suo tempo. La sua opera vola troppo in alto (o scava troppo in basso) per dedicare eccessive attenzioni alle mediocri cronache del potere pubblico. Quando decide di indugiarvi è per arricchire la sua spietata analisi della società francese a cavallo del Novecento o, soprattutto, per approfondire il suo scavo minuzioso nella mente e nei sentimenti umani, al di là dello Spazio e del Tempo.
Chi cercasse nella Recherche riflessioni politico-filosofiche, prese di posizione, dichiarazioni di appartenenza, resterà deluso. Troverà, in compenso, alcune illuminanti considerazioni sulla mobilità sociale, sulla parabola delle carriere dei potenti, sulla fragilità e volubilità della cosiddetta opinione pubblica. Il passo di seguito citato è tratto dall'ultimo capitolo della Recherche. Il narratore, invitato dopo molti anni a una festa in casa della Principessa Guermantes, è stupito e angosciato dai segni che il tempo ha lasciato sui volti e sui corpi di persone frequentate in passato nelle sue serate mondane. Tra gli altri incrocia anche un vecchio ministro condannato per problemi penali, ma ora di nuovo in carica, onorato e vezzeggiato dai salotti parigini.
Pensando alla recente storia italiana si è portati a credere che il trasformismo, la scarsa memoria del popolo e la faccia tosta di alcuni amministratori della cosa pubblica, siano caratteristiche peculiari del nostro paese e della decadenza dei nostri tempi. Si è portati, per tutelare un minimo di speranza, a immaginare che altrove le cose siano diverse, che in passato la dignità e la dirittura morale avessero la meglio. Leggendo questa mezza pagina di Proust (scritta nel 1921) non si può che lasciare spazio alla tristezza e al disincanto. Forse cambiare epoca, o cambiare paese, non servirebbe a nulla. Non servirebbe a cambiare la sostanza delle cose:
"[...] Quell'ex Presidente del Consiglio, oggi così ben accolto nel Faubourg Saint-Germain, era stato oggetto un tempo di procedimenti penali, esecrato dall'alta società e dal popolo. Ma grazie al rinnovarsi degli individui che compongono l'una e l'altro e grazie al rinnovarsi, negli individui superstiti, delle passioni e persino dei ricordi, nessuno più lo sapeva ed oggi era tenuto in gran conto. Non c'è umiliazione, per quanto grande, cui non ci si debba rassegnare, sapendo che nel giro di qualche anno i nostri errori, sepolti, non saranno che una polvere invisibile sulla quale sorriderà la pace sorridente e la fioritura della natura. L'individuo momentaneamente tarato si troverà, grazie ai giochi di equilibrio del tempo, in mezzo a due nuovi strati sociali che avranno per lui soltanto deferenza e ammirazione, e fra i quali potrà comodamente adagiarsi. Ma è affidato, questo lavoro, al tempo. Nel momento dei guai, invece, niente può consolare quell'individuo del fatto che la ragazza della latteria di fronte casa l'abbia sentito chiamare "ladro" dalla folla urlante che gli mostrava i pugni mentre lui saliva sul cellulare. Quella ragazza, tuttavia, non vede le cose nella prospettiva del tempo e ignora che gli uomini incensati dal giornale del mattino furono in altri tempi screditati, e che quello minacciato in questo momento di prigione sarà un giorno esaltato dalla stampa e conteso dai salotti delle duchesse…" (Marcel Proust, Il tempo ritrovato, Mondadori, Meridiani Collezione).

[Nell'immagine in alto, lo scrittore Marcel Proust ritratto in un quadro di Jacques-Emile Blanche esposto al Museo d'Orsay di Parigi]