lunedì 22 giugno 2009

TENZIN PALMO, VENERABILE MAESTRA BUDDISTA

Di Diego Del Pozzo

(Il Mattino - 22 giugno 2009)

Esistono donne e uomini che, attraverso la meditazione, hanno saputo prendere piena coscienza di sé per andare oltre i concetti stessi di speranza e di paura. Jetsunma Tenzin Palmo (qui sotto, nella foto) è una di loro. E la venerabile maestra («Jetsunma» significa proprio questo) della tradizione buddista tibetana sarà domani a Napoli, alle 17 all’Istituto italiano per gli Studi filosofici, per un seminario, organizzato in collaborazione con «L’arte della felicità», durante il quale parlerà della propria straordinaria esperienza di donna occidentale ordinata monaca buddista tibetana già negli anni Sessanta (una delle prime), fino al riconoscimento come venerabile maestra per i suoi sforzi a favore della pratica femminile nel Buddismo tibetano.
Tenzin Palmo diventa buddista tibetana negli anni dell’adolescenza e nel 1964, a vent’anni, decide di recarsi in India per proseguire nel suo cammino spirituale. Per sei anni, dopo l’incontro col suo guru, rimane nella regione indiana dell’Himachal Pradesh, prima in comunità e poi nel monastero di Lahaul. In seguito, per assecondare la propria esigenza di una pratica più intensa, trova una grotta ad alta quota e vi rimane in meditazione e ritiro per ben dodici anni. Dalla metà degli anni Novanta inizia ad adoperarsi per creare un monastero femminile in quella stessa regione del Nord dell’India, per offrire alle monache la possibilità di studiare e accedere agli insegnamenti superiori. Così, nel 2000 apre il monastero di Dongyu Gatsal Ling, che attualmente ospita quarantasei monache. Anche per questo, lo scorso anno le viene conferito il titolo di venerabile maestra.
Ma come nasce in una donna occidentale l’esigenza interiore di appartarsi in ritiro spirituale in una grotta per dodici anni?
«Quando divenni buddista, da adolescente, mi resi conto che quella era la cosa che mi importava di più. Da allora, non ho cercato più distrazioni e ho voluto dedicare tutta la vita al Buddismo. Così, dopo i primi anni in India, ho cercato un luogo nel quale praticare indisturbata e il passaggio dal piccolo monastero alla caverna c’è stato in modo naturale».
La sua concreta esperienza rappresenta un ponte tra cultura occidentale e orientale. Che ne pensa?
«Per me è utile che una disciplina orientale come il Buddismo venga spiegata da un punto di vista occidentale: avere un piede nei due mondi, infatti, consente di fa capire meglio che il Buddismo non è poi così alieno e remoto, ma è basato su elementi di semplice buon senso, che si possono tranquillamente integrare nella vita quotidiana di qualunque individuo, senza dover necessariamente aderire al pensiero buddista. Alle mie conferenze chiedo sempre quanti buddisti ci sono in sala e in genere metà del pubblico non lo è. Ma questo messaggio è interessante per chiunque, per i credenti di qualsiasi religione e per i non credenti, poiché parla delle qualità di base di un essere umano e di come svilupparle».
Come si sta evolvendo, anche grazie al suo impegno, la questione femminile nella tradizione buddista tibetana?
«Al di là del Buddismo, nella nostra società serve un maggiore equilibrio tra maschile e femminile. Solo così, infatti, uomini e donne procederanno davvero mano nella mano verso un mondo basato sull’essere umano completo, non soltanto maschile. Per quanto riguarda monache e monaci, siccome fino a poco tempo fa non esistevano monasteri femminili, le differenze erano concrete ed evidenti, nonostante la preparazione di molte donne. Con più monasteri femminili, però, la situazione è destinata a migliorare ancora».
In passato è già stata in Italia e a Napoli?
«Ho vissuto per qualche anno ad Assisi e l’Italia mi piace molto. Ho iniziato a venirci quando ho deciso di ri-sintonizzarmi con la cultura occidentale dopo aver vissuto per ventiquattro anni in India. A Napoli, però, non sono mai stata e non vedo l’ora di conoscerla. Anzi, questa è certamente una delle tappe che m’incuriosiscono di più tra quelle del mio tour di conferenze attraverso l’Europa».