martedì 2 giugno 2009

NAPOLI CITTA' VIOLENTA SECONDO MACINTYRE

Di Diego Del Pozzo

(Il Mattino - 2 giugno 2009)

Il volto più oscuro e violento di Napoli sarà esplorato nella nuova serie di documentari d'inchiesta realizzati da uno tra i più celebri giornalisti investigativi del mondo: l'irlandese Donal MacIntyre. La serie, intitolata Donal MacIntyre: città violente e dedicata agli scenari malavitosi di dieci importanti metropoli internazionali, si vedrà venerdì in prima italiana al Bellaria Film Festival - Anteprimadoc, il festival diretto da Fabrizio Grosoli in programma a Bellaria Igea Marina da oggi a sabato. E per l'anteprima italiana è stato scelto proprio l'episodio che MacIntyre ha realizzato a Napoli: la puntata, della durata di sessanta minuti come tutte le altre, sarà proiettata venerdì (alle 18, con i giornalisti Pino Corrias e Sandro Ruotolo come ospiti), in collaborazione con Discovery Channel (canali 401 e 420 di Sky) che, da venerdì 12 giugno, trasmetterà l'intera serie.
MacIntyre (qui nella foto), quarantatreenne dublinese, nel corso della sua spericolata carriera ha condotto numerose inchieste internazionali davvero "esplosive" sugli aspetti meno noti ed edificanti del mondo dello sport e di quello della moda, utilizzando ogni volta il suo "metodo" consistente nell'infiltrarsi sotto nome e professione falsi, con microtelecamere e microregistratori nascosti. Il suo show televisivo più celebre è stato finora la serie MacIntyre undercover trasmessa su Bbc1 e premiata da ottimi indici d'ascolto. Per questo suo nuovo programma, Donal MacIntyre: città violente (coprodotto da Zig Zag Productions per Discovery Networks Europe e Bravo Uk), il reporter irlandese ha investigato negli ambienti criminali di dieci città di tre continenti: Miami, Parigi, la sudafricana Cape Town, Napoli, Washington, la sua Dublino, Città del Messico, Praga, Istanbul e Odessa. L'ennesimo viaggio al termine della notte caratterizzato da non poche sequenze choc.
"Quando qualcuno mi chiede qual è stata, durante le riprese, la situazione nella quale ho sfiorato la morte più da vicino, non ho esitazioni a ricordare proprio un episodio napoletano", assicura MacIntyre. "Durante la lavorazione della puntata, mi sono trovato - prosegue - in sella a una moto della polizia, nel bel mezzo dell'inseguimento di alcuni camorristi in pieno centro cittadino. Eravamo lanciati a velocità elevatissima, intorno ai cento chilometri orari, in strade strette e molto affollate, con vecchie signore che ci spuntavano davanti all'improvviso. E, naturalmente, non avevamo il casco. Ecco, in quel frangente ho avuto davvero paura di morire".
In ogni puntata l’irlandese ha ascoltato le storie di chi lotta in prima linea contro il crimine, girando per le metropoli violente con le forze dell'ordine, mettendo a repentaglio anche la propria incolumità per avvicinarsi alle situazioni più calde. Il filo conduttore dell'episodio napoletano è rappresentato dal doppio volto della città: com'è possibile, si chiede l'autore, che un luogo tanto bello dal punto di vista storico-culturale da essere dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, possa ospitare, tra le sue strade, alcune tra le più ricche e pericolose organizzazioni criminali del mondo? Nel corso dell'episodio, il reporter cerca le risposte intervistando, tra gli altri, il capo della squadra mobile Vittorio Pisani e l'imprenditrice anti-camorra Silvana Fucito; per poi lanciarsi, quasi sulle orme di Roberto Saviano, in un reportage che dall'inferno delle Vele di Scampia arriva a Casal di Principe, nel Casertano, dove padre Franco Picone gli racconta, con rara intensità, l'atroce assassinio di don Peppe Diana.