(Calciopassioni - 4 dicembre 2009)
Dopo il successo dei mesi scorsi al Festival di Cannes, è uscito ieri nelle sale italiane, infatti, il nuovo film diretto da Ken Loach, intitolato Il mio amico Eric (in originale Looking for Eric). E proprio Cantona vi appare nei suoi stessi panni e, contemporaneamente, come originalissimo deus ex machina capace di risollevare lo scoraggiato protagonista - l'altro Eric, quello del titolo, interpretato dal bravo attore Steve Evets - dalla depressione alla quale pareva destinato. Come un novello genio della lampada, Cantona si materializza nella stanza di questo suo fan sfegatato, tifosissimo dello United, prendendo letteralmente vita dal suo poster affisso alla parete: e, pian piano, grazie alla contagiosa e beffarda voglia di vivere e a quell'allegria un po' guascona che ne ha caratterizzato pure la carriera calcistica, il nostro Eric saprà restituire autostima all'altro Eric e gli darà la forza, anzitutto morale, per affrontare al meglio le difficoltà della vita quotidiana (qui sotto, una scena di dialogo tra i due protagonisti). Durante il film ci si diverte e, spesso, proprio grazie alla debordante presenza di un Cantona perfettamente a suo agio, si ride persino di vero gusto. "Non so perché ci si sia stupiti; in tanti dei miei film si ride...", sottolinea proprio Ken Loach in questa bella intervista realizzata, nella sua casa di Soho, dalla giornalista Fulvia Caprara per il quotidiano La Stampa. E il regista di Riff Raff e Piovono pietre aggiunge: "Parlo spesso di amicizia, di solidarietà, di senso di comunità. E lo faccio anche qui, perché, intorno al calciatore Cantona, ci sono i compagni di lavoro che lo aiutano e lo sostengono. La cosa più importante è che un attore sia giusto per il ruolo, Cantona lo era e soprattutto, in quanto calciatore, è abituato al gioco di squadra, a lavorare in gruppo. Fare un film vuol dire esattamente questo".
Nel finale della stessa intervista, il regista inglese si sofferma, poi, anche sul suo amore per il calcio, che appare evidente a chiunque vedrà questo film, attraversato interamente da un senso di fascinazione sincero e derivante non soltanto dalla presenza di Eric Cantona: "Il calcio è un gioco magnifico, perché è importante, dopo una settimana dura, avere un appuntamento con la squadra del cuore, con qualcosa in cui si crede profondamente. Io sono stato allo stadio - conclude Loach - per la prima volta a cinque anni, con mio padre... E ricordo soprattutto gli uomini che fumavano intorno a me".
Insomma, gli appassionati di calcio e del buon cinema non perdano questa divertita ma lucida riflessione cinematografica sul senso della vita...
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