(Il Mattino - 8 settembre 2011)
“Ma il mio - anticipa Spagnoli -

Tra gli inediti più sorprendenti ce n’è uno ambientato a Napoli: il lungo filmato televisivo a colori della visita in città del presidente americano John Fitzgerald Kennedy il 2 luglio 1963. “Quando l’ho visto - spiega Spagnoli - sono sobbalzato sulla sedia, perché sembravano le immagini di quattro mesi più tardi a Dallas, quando Kennedy fu assassinato. Naturalmente, però, lo sfondo del centro di Napoli è inconfondibile, come dimostrano i minuti del corteo tra piazza Plebiscito e piazza Garibaldi montati nel film. Queste immagini, tra l’altro, hanno anche un valore storico, perché Napoli fu l’ultima tappa dell’ultimo viaggio europeo di Kennedy prima della morte”. Ma quando si parla di rapporti tra l’Italia e Hollywood negli anni Sessanta, il primo nome che viene in mente è quello di una star globale di origini napoletane come Sophia Loren, non a caso effigiata sul manifesto di Hollywood Invasion. “Nel film - conferma Spagnoli - lei compare ben tre volte. In particolare, risulteranno sorprendenti le immagini tratte da una biografia televisiva della Nbc, con la Loren intervistata nel 1962 sul set parigino del film di Anatole Litvak Il coltello nella piaga, dove appare simpaticissima e, come gran parte degli artisti italiani ed europei dell’epoca, in possesso di un inglese fluente”. E Sophia è protagonista anche di un altro momento emblematico dell’ammirazione nutrita da Hollywood verso gli artisti europei, quando un annoiato inviato della Nbc a Cannes si esalta definendola “Queen of movies”, aggiungendo che senza di lei i film non sarebbero altro che semplice celluloide. “Più in generale, comunque, lo sguardo degli americani su noi italiani ed europei - aggiunge Spagnoli - risulta più accurato e intelligente rispetto ai tanti cliché presenti oggi nelle produzioni hollywoodiane”.
Dopo Venezia, Marco Spagnoli sarà presente probabilmente anche al Festival di Roma con un altro suo documentario, che si preannuncia interessante fin dal titolo: Saviano racconta Scarface. “Avevo intervistato lo scrittore per gli extra di una nuova edizione in dvd, ma la conversazione di quasi 90 minuti era talmente densa e sorprendente da meritare un film autonomo. E anche qui - conclude - le sorprese non mancheranno, come quando Saviano racconta di aver scritto Gomorra col poster di Scarface appeso alle spalle, perché quel film è stato decisivo per la sua crescita culturale”.
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