domenica 10 luglio 2011

MORTO L'UOMO CHE ISPIRO' BENIGNI PER "LA VITA E' BELLA"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 10 luglio 2011)

C’è un uomo dietro La vita è bella, il celebre film col quale Roberto Benigni conquistò ben tre Oscar nel 1999, dopo aver fatto incetta di premi e incassi in Italia e nel mondo fin dalla prima uscita in sala nel dicembre 1997. Si tratta di un uomo reale, non di un personaggio da film: un uomo che, con la sua storia, ha ispirato il regista e attore toscano fino a convincerlo a trasformare proprio quella storia, tra le tante possibili, in una fiaba tragica sull’Olocausto entrata di diritto negli annali del cinema mondiale. Ebbene, quest’uomo, Rubino Romeo Salmonì, è morto ieri mattina a Roma all’età di 91 anni.
Nel campo di sterminio di Auschwitz, Salmonì giunse appena diciottenne, dopo essere stato catturato dalla polizia fascista nell’aprile 1944, nonostante pochi mesi prima, il 16 ottobre 1943, fosse riuscito a sfuggire alle retate naziste che svuotarono letteralmente il Ghetto di Roma. In seguito all’arresto, l’uomo fu deportato prima a Fossoli e poi nel terribile campo di sterminio aperto dai nazisti nella Polonia occupata. Dalla sua terribile esperienza Salmonì ha tratto un libro di testimonianze e ricordi, intitolato Ho ucciso Hitler e presentato pochi mesi fa in occasione della Giornata della Memoria. “Ad Auschwitz – scrive in quelle pagine – non ero più Rubino Romeo Salmoni, ma l’ebreo A 15810 da eliminare”. Prima del suo libro, però, ha avuto modo di ricordare le sue esperienze nel campo di sterminio tante altre volte nel corso della sua vita, anche con gli studenti delle scuole, di fronte ai quali non ha mai esitato a definire quell’esperienza “il mio lungo viaggio verso la morte”, mentre ricostruiva minuziosamente l’inferno quotidiano vissuto in un luogo fatto unicamente di morte e sofferenza. Da quel luogo, però, Rubino Romeo Salmonì riuscì a tornare indietro nel 1945, tra i pochi ebrei romani sopravvissuti ad Auschwitz-Dachau. Quando mise nuovamente piede nella sua città, però, non trovò più i fratelli, Angelo e Davide, che a loro volta erano stati catturati, ma uccisi, dai nazisti.
A chi gli chiedeva di spiegare il titolo paradossale del suo libro di ricordi, Salmonì amava rispondere, con un misto di orgoglio e soddisfazione: “Io sono ancora qui sano e salvo. Ho fatto i miei conti: sono uscito vivo dal campo di sterminio di Auschwitz, ho una bella famiglia, ho festeggiato le nozze d’oro, ho dodici splendidi nipoti. Dunque, credo di aver sconfitto il disegno di Hitler”.

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