mercoledì 6 luglio 2011

RISCOPERTE PER CINEFILI COL "PROGETTO NAPOLI"

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 3 luglio 2011)

Ci sono personaggi che sembrano fatti apposta per finire nelle note a margine della storia del cinema, in attesa di essere riscoperti e riproposti all’attenzione dei cinefili di tutto il mondo. Tra di loro c’è anche il napoletano Michael Ruggieri, emigrato dalla Campania alla volta degli Stati Uniti all’inizio del Novecento con un sogno: tener viva la memoria della terra lontana attraverso le immagini in movimento del cinematografo, che aveva imparato ad apprezzare proprio nella sua Napoli. La figura di Michael Ruggieri è al centro della sezione “Progetto Napoli” che, per il secondo anno consecutivo, il festival Il Cinema Ritrovato (la cui venticinquesima edizione s’è chiusa ieri a Bologna) ha proposto agli appassionati, arricchita di materiali rari recuperati negli archivi di alcune importanti cineteche internazionali.
Sbarcato all’ombra della Statua della Libertà, Ruggieri si stabilì un po’ più all’interno, a Rochester, dove costruì negli anni una fiorente attività di distributore cinematografico, caratterizzata, però, dalla predilezione per un tipo di produzione esplicitamente rivolta alla fiorente platea italo-americana. All’apice dell’emigrazione italiana del secolo scorso, tra il 1906 e il 1910, gli italiani rappresentavano addirittura il 7 per cento della popolazione complessiva di New York e costituivano un mercato appetibile. Perciò, si dimostrò vincente l’intuizione di Ruggieri di distribuire nell’area della Grande Mela una serie di film perfetti per alleviare la loro nostalgia di casa. Una parte consistente di questa produzione giungeva proprio dalla città d’origine del distributore partenopeo che, in quegli anni, riuscì a trasformare in clamorosi successi di pubblico titoli classici del cinema “strappacore” come A’ santanotte, Terra madre, Piccola mamma, I figli di nessuno, circa metà dei quali andati perduti nel corso dei decenni. Ciò che rimane e che i curatori del “Progetto Napoli” Elena Correra e Luigi Virgolin hanno mostrato in questi giorni a Bologna, comunque, è più sufficiente “per comprendere - spiegano - le scelte distributive di Ruggieri, chiaramente orientate a un pubblico italo-americano, peraltro composto in larga parte proprio da napoletani”.
La collezione Michael Ruggieri è molto ricca. Acquisita anni fa dalla George Eastman House di Rochester, comprende oltre 2.200 elementi tra fotografie, poster, programmi e corrispondenza varia, oltre ai film. Tra le chicche provenienti da questo sterminato archivio hanno destato particolare sensazione a Bologna anche alcune pellicole realizzate direttamente negli Stati Uniti, con registi americani ma contenuti e spesso interpreti squisitamente napoletani. Di uno di questi film, Senza mamma e ‘nnammurato, girato nel 1932 da Harold Godsoe, sono sopravvissuti due sorprendenti trailer, nei quali s’intravede un giovane Nino Taranto, che partecipò al film nel corso della sua tournée americana d’inizio anni Trenta, dalla quale - come racconta lui stesso - tornò con “una pianola e mille dollari”, utilizzati per finanziare la sua prima compagnia di varietà. La presenza del comico napoletano nel film di Godsoe è particolarmente rilevante, perché finora si faceva iniziare la filmografia tarantiana addirittura sei anni dopo, nel 1938, con Nonna Felicita di Mario Mattoli. Un altro film interessante, proveniente dal fondo della George Eastman House e visto durante Il Cinema Ritrovato, è The Man in Blue, girato da Edward Laemmle nel 1925 a Little Italy. “Al suo interno, infatti, spiccano tanti elementi - sottolineano Elena Correra e Luigi Virgolin - che rimandano alla Napoli lontana, come il canto e il ballo su melodie tradizionali partenopee, l’accenno a figure malavitose simili a quelle dei guappi e dei camorristi e, soprattutto, la presenza del comico napoletano Cesare Gravina in un ruolo particolarmente stereotipato di emigrato”. Proprio Gravina, interprete e capocomico del teatro d’operetta d’inizio Novecento, partecipò ad altri film simili, anche se nei suoi anni americani tra il 1915 e il 1929 ebbe pure il merito di lavorare, seppur in ruoli secondari, con un maestro assoluto come Erich von Stroheim nei capolavori Femmine folli (1922) e Greed - Rapacità (1923).

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