(Il Mattino - 11 luglio 2011)
Com’è stato, dunque, lavorare con un autore come Polanski?
“Un’esperienza davvero straordinaria, perché ho avuto la fortuna di conoscere un maestro assoluto della storia del cinema e un uomo dotato di grande personalità nonché, cosa che non guasta, di notevole senso dell’umorismo. La caratteristica che mi ha più colpito, però, è stato il suo perfezionismo: nei mesi in cui abbiamo lavorato insieme, infatti, credo di aver imparato cos’è la vera precisione”.
Nel cast di Carnage lei è affiancato da Jodie Foster, Kate Winslet e John C. Reilly. Com’è stata l’atmosfera durante la lavorazione?
“Assolutamente serena e rilassata. Abbiamo girato all’inizio dell’anno, per dodici settimane, a Parigi. E durante l’intera lavorazione non s’è verificata mai nessuna tensione tra noi. Il merito è stato soprattutto di Polanski, che ha saputo creare un magnifico clima, tenendo fuori tutto ciò che poteva disturbarci. Persino le sue recenti disavventure giudiziarie sono apparse a tutti noi lontanissime”.
Di che parla Carnage?
“Noi quattro protagonisti interpretiamo due coppie di genitori che si conoscono in occasione di un litigio al parco giochi tra i loro figli. Il problema, però, è che ben presto saremo trascinati in una disputa che, all’inizio, sembrava soltanto un gioco da bambini. Per me e per gli altri attori, il film è innanzitutto una commedia, seppur amara. Ma, come sempre, quando si ha a che fare con una commedia, basta scavare un po’ per imbattersi in contenuti ben più seri. Il testo di riferimento, scritto da Yasmina Reza, è già stato adattato diverse volte anche al teatro. Nella sua trasposizione, però, Roman è stato molto attento a evitare espedienti troppo teatrali, attenendosi anzi alle specificità del linguaggio cinematografico”.
Avendo lavorato con entrambi, se la sentirebbe di fare un paragone tra Polanski e Tarantino?
“No, perché sono diversissimi come cineasti e come uomini. E, poi, sono impossibili da paragonare anche perché entrambi sono esemplari unici”.
A proposito di Tarantino, in autunno tornerà a lavorare con lui, dopo il trionfo di Bastardi senza gloria.
“Sì, sarò tra i protagonisti di Django Unchained, l’omaggio di Quentin alla gloriosa stagione del western all’italiana. Il mio personaggio, però, dovrebbe essere meno negativo di quello che ho interpretato nel suo film precedente. Il protagonista sarà Jamie Foxx, mentre il resto del cast è ancora in via di composizione. Inizieremo a girare a novembre in New Mexico e altre località interne degli Stati Uniti”.
Il nuovo Django Unchained è l’ennesimo atto d’amore di Tarantino verso un certo cinema italiano del passato. Anche lei condivide questa stessa passione?
“In effetti, anche a me piacciono molto i film italiani del passato. Diciamo fino agli anni Settanta. Però, i miei gusti sono più classici rispetto a Quentin: basti pensare che il mio titolo di culto è 8 ½ di Fellini. Apprezzo, poi, anche le maschere italiane della grande commedia dell’arte, tra le quali pure quella napoletana di Pulcinella. E anche nella musica ho gusti abbastanza classici, perché le sinfonie immortali del passato ti sembrano diverse ogni volta che le riascolti, dato che in realtà sei tu a essere cambiato”.
Lei ha lavorato recentemente anche in una nuova versione in 3D dei Tre moschettieri. Cosa pensa della nuova frontiera digitale?
“A me questo nuovo 3D non piace molto e non mi interessa. Insomma, capisco le ragioni del mercato, ma non penso che possa essere un elemento decisivo per il futuro dell’industria cinematografica. Per quanto riguarda i Tre moschettieri, invece, è stato un lavoro come tanti, divertente ma nulla più. Comunque, ho avuto la soddisfazione di interpretare Richelieu”.
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