sabato 25 aprile 2009

INCONTRO AL COMICON CON TANINO LIBERATORE

Di Diego Del Pozzo

La seconda giornata di Napoli Comicon è stata caratterizzata dagli incontri pubblici con tanti grossi nomi del fumetto italiano e internazionale, dal britannico Alan Davis ai "nostrani" - al tempo stesso, però, molto noti e amati pure all'estero - Massimo Carnevale, Leo Ortolani e Tanino Liberatore (qui nella foto).
In particolare, quest'ultimo - da ospite d'onore della manifestazione napoletana - ha voluto spiegare genesi e significati del manifesto ufficiale di Comicon 2009, da lui realizzato. "Ho pensato a come visualizzare al meglio il giallo, che è il colore-tema - ha sottolineato - di questa edizione del festival. Al tempo stesso, ho cercato di catturare quello che per me è il senso stesso di Napoli, città che mi piace sempre di più, ogni volta che la visito: e, da questo punto di vista, il giallo per me rappresenta il colore della pietra di tufo. Al centro del manifesto, però, mi è piaciuto mettere un personaggio femminile che incarnasse, in qualche modo, la mia idea delle donne napoletane".
A Liberatore è dedicata la mostra principale del Comicon, "Un Michelangelo post-moderno", che come le altre esposizioni del salone resterà allestita nel carcere alto di Castel Sant'Elmo fino a venerdì 1 giugno, ben oltre la chiusura della manifestazione vera e propria, dunque. "Questa mostra - ha aggiunto Liberatore - descrive abbastanza bene il mio lungo percorso di illustratore e fumettista. Devo dire, anzi, che pensavo sarebbe stato più difficile raccogliere abbastanza materiale d'archivio per allestirla, invece alla fine abbiamo dovuto persino scartare qualcosa".
Interessanti, poi, le cose che Tanino Liberatore ha detto nel corso dell'incontro con la stampa tenuto assieme a Leo Ortolani. "Per me realizzare fumetti è davvero stancante, perché io ho un tipo di disegno troppo dettagliato e minuzioso. Per questo motivo, come forma di espressione - ha concluso - continuo a preferire l'illustrazione pura, basata su un'unica immagine: racchiudere tutto in quell'immagine continua a essere il modo di narrare che amo di più".