mercoledì 15 aprile 2009

ROSSELLINI SECONDO GODARD

Di Diego Del Pozzo

Ho riletto in questi giorni alcune lucide riflessioni di Jean-Luc Godard su Roberto Rossellini. Le ho ritrovate in quell'interessante e provocatorio volume godardiano intitolato Introduzione alla vera storia del cinema, pubblicato in Italia dagli Editori Riuniti nel 1982.
Ecco, dunque, qui di seguito alcuni stralci, nei quali Godard si sofferma su tre celebri capolavori rosselliniani come Roma Città Aperta, Germania Anno Zero ed Europa '51.
"Roberto Rossellini mi ha certamente influenzato - scrive Godard - perché aveva uno stile didattico che a quell'epoca a me piaceva molto. […] Però attenzione, occorre sfatare una certa leggenda su Roma Città Aperta e sul neorealismo italiano, e cioè che sarebbero dei film fatti con dei pezzettini di stracci. Sono film fatti con dei mezzi. Basterebbe far vedere le foto di lavorazione, dove ci sono le gru, i carrelli, la troupe… Roma Città Aperta era un film ricco. E' stato girato sia per la strada che in teatro. E sono film tecnicamente molto forti. Roberto era un tecnico notevolissimo; ha anche inventato certi apparecchi tecnici come un certo zoom che adoperava lui, per pigrizia, ma che gli permetteva di restar seduto sulla sedia e di azionare lo zoom guardando… E' il modo come lavora oggi la televisione, e lui l'aveva inventato per il cinema. […] In Germania Anno Zero, che è un film assolutamente fantastico - nel puro senso del termine - vediamo la fine dei mostri, vediamo - prosegue Godard - cosa sta nascendo e vediamo come uno, che è un po' un bambino e non vuole essere un mostro, finisca con lo sparire anche lui. […] All'epoca, certo, mi era piaciuto molto; ma soprattutto perché ammiravo Roberto… Ma a rivederlo oggi… Sono assolutamente sbalordito… Mica avevo visto, mica avevo capito. E oggi solo capisco, perché ho fatto uno o due film con dei bambini - non perché ne abbia, al contrario perché non ne ho - e lì ho capito di colpo, ho capito che a questo bambino gli stavano rimpinzando la testa, il corpo, tutto, con roba troppo grande per lui… E nel momento in cui lui se ne rende conto… La cosa non poteva più andare; lui vendeva sigarette, faceva… faceva solo cose che fanno i grandi, che fanno i genitori… e in realtà… beh, la città aveva un bell'essere stata distrutta, lui era un mostro che non voleva essere un mostro. […] Penso che Europa '51 sia un esempio più pertinente di Viaggio in Italia perché Rossellini era già passato ad un periodo un po' diverso. Filmava sempre molto l'ambiente in cui il personaggio si muove, ma in quest'altro film era già più la storia di una coppia ad avere importanza, che non la storia del mondo in cui essa si trova, e dove i personaggi e i tipi sono collocati - conclude Godard - come una delle tante particelle, uno dei tanti pezzi di quel tale mondo".