martedì 14 aprile 2009

TELEVISIONE E SERIALITA'

Di Diego Del Pozzo

La serialità è diventata, sempre di più negli ultimi anni, la categoria dominante nell'universo delle immagini in movimento, tra cinema, televisione, Internet, videogames, dvd e nuove tecnologie. Sembra, anzi, essere ormai l'unica struttura in grado di fronteggiare la frantumazione delle opere e la loro sopravvivenza all'interno di media sempre differenti, assumendo, quindi, le caratteristiche tipiche di un vero e proprio "genere".
Tra i tanti media, comunque, proprio la televisione - attraversata, per sua stessa natura, da flussi ininterrotti di immagini ciclicamente (ri)proposte - resta ancora oggi il luogo privilegiato nel quale la serialità si dispiega, quello ideale per tutto ciò che non può e non deve avere mai fine. E, nell'ambito di questo medium, proprio il genere fiction si propone come il più adatto al pieno manifestarsi di caratteristiche seriali. Negli Stati Uniti, la fiction televisiva è fortemente connotata in senso seriale fin dagli anni Cinquanta, quando assume come suoi modelli di riferimento i radiodrammi a puntate, i racconti dei "pulp magazines" (a fumetti e non) e i serial cinematografici di Serie B. In Italia, invece, la tv dei primi decenni guarda in altre direzioni per allestire i propri "tele-romanzi", preferendo proporre testi narrativi unici e ben riconoscibili, spesso di derivazione teatrale o letteraria: è la tradizione del classico sceneggiato "all’italiana". Proprio il passaggio da questo tipo di prodotti di fiction a quelli seriali va considerato, qui da noi, come uno tra gli elementi decisivi nella transizione dalla cosiddetta "Veterotelevisione" alla "Neotelevisione".
Ci vuole poco, infatti, anche in Italia, perché i telespettatori si lascino catturare da questi prodotti televisivi "di nuova concezione", che invadono letteralmente i nostri palinsesti tra il 1980 e i 1983. Si tratta di serie televisive che propongono episodi "agganciati" l'uno all'altro, in una successione ininterrotta, senza che si possano stabilire né criteri di unicità e riconoscibilità del singolo testo né inizi e conclusioni definitivi. Tra l'altro, questi programmi ritornano tutti i giorni alla stessa ora e all'interno di una medesima sequenza, rifacendosi ai ritmi della giornata e determinando, in tale modo, una conseguente ritualità.
E' così che anche in Italia si realizza, dunque, quanto verificatosi negli Stati Uniti della seconda metà degli anni Cinquanta, col passaggio dalla tv in diretta realizzata a New York ai telefilm hollywoodiani preregistrati: la serialità conquista i teleschermi e la tv si avvicina sempre di più ai ritmi della vita quotidiana, ritualmente li "mima", vi si adatta e li adatta a sé e ai suoi programmi.