Nel corso della grande festa di martedì sera, con la quale sono stati inaugurati i Giardini Aldobrandini, è stato illustrato il programma completo delle attività, alla presenza dei tanti artisti coinvolti in un progetto ambizioso che unisce teatro, musica, danza, cinema, grandi eventi, laboratori del gusto, festival tematici. L’area laboratoriale è divisa in varie sezioni, curate da Valerio Virzo per la musica jazz, Mario Insenga per il blues, Mauro Squillante e Leonardo Massa per la tradizione mandolinistica, Antonello Paliotti con Pietro Ricci e Arnaldo Vacca per le musiche popolari, Ilie Ionescu e Mariana Muresanu per la Master Class di preparazione ai concorsi classici (violino, viola, violoncello, contrabbasso, musica d’insieme, canto lirico); e ancora, Vincenzo Maria Saggese per il teatro, Gigi Savoia per le arti comiche tradizionali, Alina Narciso per la scrittura teatrale al femminile, Alessandra Borgia per le “Voci del teatro”; e Milena Acconcia per la tammurriata e pizzica, Irene Catuogno e Marzia Ottaviano per i musical dedicati ai bambini, Matilde Coral per la danza del ventre, Luisa Loyo per il flamenco e la Escuela de tango per l’omonimo ballo. A queste attività si affiancheranno i laboratori del gusto e una serie di eventi, a cura di Maria Varriale de Curtis, che saranno aperti dalla rassegna “Sfizi di agosto”, in programma dal 21 al 30 del prossimo mese.
giovedì 30 luglio 2009
A NAPOLI UN NUOVO POLO PER LA CULTURA
Nel corso della grande festa di martedì sera, con la quale sono stati inaugurati i Giardini Aldobrandini, è stato illustrato il programma completo delle attività, alla presenza dei tanti artisti coinvolti in un progetto ambizioso che unisce teatro, musica, danza, cinema, grandi eventi, laboratori del gusto, festival tematici. L’area laboratoriale è divisa in varie sezioni, curate da Valerio Virzo per la musica jazz, Mario Insenga per il blues, Mauro Squillante e Leonardo Massa per la tradizione mandolinistica, Antonello Paliotti con Pietro Ricci e Arnaldo Vacca per le musiche popolari, Ilie Ionescu e Mariana Muresanu per la Master Class di preparazione ai concorsi classici (violino, viola, violoncello, contrabbasso, musica d’insieme, canto lirico); e ancora, Vincenzo Maria Saggese per il teatro, Gigi Savoia per le arti comiche tradizionali, Alina Narciso per la scrittura teatrale al femminile, Alessandra Borgia per le “Voci del teatro”; e Milena Acconcia per la tammurriata e pizzica, Irene Catuogno e Marzia Ottaviano per i musical dedicati ai bambini, Matilde Coral per la danza del ventre, Luisa Loyo per il flamenco e la Escuela de tango per l’omonimo ballo. A queste attività si affiancheranno i laboratori del gusto e una serie di eventi, a cura di Maria Varriale de Curtis, che saranno aperti dalla rassegna “Sfizi di agosto”, in programma dal 21 al 30 del prossimo mese.
martedì 28 luglio 2009
ACCORDO TRA MGM E CENTRO SPERIMENTALE
lunedì 27 luglio 2009
SERIE TV: BATMAN NEGLI ANNI '60 (E OLTRE)
Col tempo, intanto, l’originale versione fumettistica cambia parecchio rispetto agli esordi; e in particolare nel corso degli anni Cinquanta, le sue storie - dopo gli inizi quasi gotici - diventano persino strampalate e piene di spunti derivanti dalla fantascienza più dozzinale, con trame dai toni sempre più “leggeri”. Il Batman di questi anni è proprio quello che servirà da fonte d’ispirazione per la celebre serie tv del 1966 (qui sotto, i due protagonisti): la cosa strana è che, nel frattempo, già dal 1963, l’arrivo del supervisore Julius Schwartz alla DC Comics consente di ridare ossigeno a un “character” ormai ridotto a caricatura di se stesso.
La serie tv degli anni Sessanta, in ogni caso, è un tradimento dello spirito più autentico del personaggio; spirito che viene recuperato - nelle testate a fumetti - prima attraverso il tratto allucinato del grande Neal Adams e poi, nel 1986, grazie al lavoro di un giovane e rivoluzionario autore, Frank Miller. Con il suo capolavoro Il ritorno del cavaliere oscuro (The Dark Knight Returns), infatti, Miller rivitalizza il mito di Batman devastandolo: il suo è un eroe invecchiato e incattivito, quasi preda del suo lato oscuro; calato in un mondo impazzito dove combatte la violenza con altra violenza; un eroe, insomma, che scende quasi sullo stesso piano dei criminali combattuti.
Tutto riparte, quindi, dalla pietra miliare milleriana, tenuta nel giusto conto, in seguito, anche da Tim Burton quando, nel 1989 e nel 1992, dirige due cupissimi film sul personaggio: Batman (id.) e Batman - Il ritorno (Batman Returns): l’eroe di Burton ha il volto di Michael Keaton ed è reso ancora più vulnerabile e nevrotico, quasi uno psicopatico solitario, con gli eterni temi della maschera e del doppio trattati con intelligenza dal regista californiano. Straordinaria è anche la Gotham City dei due film, neo-gotica e al tempo stesso post-moderna, grazie alle impressionanti scenografie di Anton Furst e Peter Young. Anche qui sono i “cattivi”, però, a catturare l’attenzione, ben più del protagonista: il Joker di Jack Nicholson, il Pinguino di Danny De Vito e la Catwoman di Michelle Pfeiffer non si dimenticano facilmente. Burton lascia il testimone a Joel Schumacher, regista dei due onesti ma chiaramente inferiori Batman Forever (id., 1995) e Batman & Robin (id., 1997), dove l’uomo pipistrello ha il volto, rispettivamente, di Val Kilmer e George Clooney. Nuova linfa al mito cinematografico dell’uomo pipistrello, però, arriva in anni più recenti grazie al regista e sceneggiatore inglese Christopher Nolan, che si riallaccia ancora una volta alla rilettura milleriana, stavolta degli esordi batmaniani, per realizzare una coppia di film di notevole livello qualitativo: Batman Begins (id., 2005) e Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, 2008). Il secondo, in particolare, resta nella memoria per l’inquietante interpretazione del Joker da parte di Heath Ledger (qui sopra, nella foto), il giovane attore che si suicida quasi al termine delle riprese. E chiunque abbia visto come Ledger è riuscito a calarsi nella psiche malata dell’assassino più terribile del DC Universe, cogliendone anche le più sottili sfumature psicologiche, non può che aver provato autentico terrore nel pensare ai tragici esiti della sua immedesimazione. Il Premio Oscar 2009 come miglior attore non protagonista, ritirato dai familiari di Heath, è il giusto riconoscimento per questa “performance attoriale assoluta”.
domenica 26 luglio 2009
SET A NAPOLI PER SERVILLO E IMPARATO
Nello scenario post-industriale dell'ex insediamento militare, la coppia di protagonisti è impegnata nelle sequenze con le quali la trama del film giunge a compimento: in particolare, la scena più elaborata della giornata è quella di una sparatoria nel covo di un boss della camorra, con gli attori che, al ciak, fuggono in tutte le direzioni mentre la macchina da presa li segue con una vertiginosa carrellata all'indietro e, tutt'intorno, impazzano le assordanti esplosioni a salve dei finti proiettili.
A dispetto della sequenza apparentemente cruenta, Il fodero è, però, una commedia esilarante, basata soprattutto sull'interazione tra Imparato e Servillo nonché sulla particolare scelta stilistica dell'autrice. "Ho voluto fare un esperimento – spiega Paola Livia Randi – mettendo assieme l'umanità e l'attenzione alla realtà circostante tipiche della commedia all'italiana con uno stile minimale e quasi astratto da cinema nord-europeo: certo che due attori bravissimi come Gianfelice e Peppe hanno reso tutto più semplice".
E in effetti si capisce immediatamente come la relazione artistica tra i due protagonisti sia il vero e proprio "cuore" del film. "Abbiamo cercato – racconta Gianfelice Imparato (nella foto di scena, qui in alto, a sinistra) – di far affacciare nella storia differenti dimensioni e sfumature, parlando di temi seri e attuali con grande leggerezza". Il fodero, infatti, tratta di criminalità e politica collusa, di immigrazione e integrazione, ma anche di crisi economica e disoccupazione. "Sì, perché – aggiunge Imparato – il mio personaggio, Alfonso, è un ricercatore universitario precario che, perso il lavoro, chiede una raccomandazione a un imprenditore che ha deciso di scendere in politica e candidarsi alle elezioni provinciali. Questo torbido personaggio, però, ha strani legami e, in cambio del favore, obbliga Alfonso a fare una misteriosa consegna: è così che la trama, molto divertente, si mette in moto".
"Da parte mia, nel personaggio di Vincenzo Cacace – spiega Peppe Servillo (nella foto di scena, qui a sinistra) – ho messo cinismo e umorismo in dosi eguali, anche perché li considero come binari che viaggiano paralleli. Questo politico-imprenditore è il classico tipo che, quando gli parli, ti guarda come se ti stesse ascoltando, ma in realtà sta pensando ai fatti suoi". Accanto ai due protagonisti, ha un ruolo importante anche il personaggio di un ex campione di cricket, Gayan Perera, interpretato da Saman Anthony, selezionato all'interno della folta comunità napoletana di immigrati dallo Sri Lanka. "Gianfelice, io e lui – sottolinea Servillo – mettiamo in contatto tre mondi diversi: un attore di formazione teatrale, un musicista che occasionalmente recita e un non professionista, proveniente da un'altra cultura. Il confronto continuo tra noi tre, asserragliati su di un tetto del centro storico, fa procedere la trama, anche con gag spesso esilaranti". La milanese Paola Livia Randi (qui sopra, in una foto sul set assieme ai due protagonisti) ha girato Il fodero interamente a Napoli, nelle ultime cinque settimane, con riprese in esterni nella zona popolare del Cavone, dove risiede una tra le principali comunità cingalesi d'Italia; e poi, negli spazi dell'Acquario "Anton Dohrn" e nei capannoni ex Nato di Agnano. "Vengo spesso a Napoli – racconta la regista – e, durante un mio soggiorno in città, c'è stata una scena precisa che mi ha fatto scattare nella testa l'idea del film: ero in piazza Dante e, a un certo punto, ho visto da un lato un gruppo di scugnizzi giocare a pallone, dall'altro alcuni ragazzini cingalesi praticare il cricket. E' stato allora che ho pensato a una commedia che parlasse anche di immigrazione e confronto tra culture differenti". "In effetti – sottolinea Gianfelice Imparato – credo proprio che quello della cooperazione tra le varie etnie sia un messaggio centrale del film. Anche se, come è giusto che sia in una commedia, abbiamo cercato di dire cose importanti in maniera divertente". "E questa leggerezza – aggiunge Peppe Servillo – la regista è riuscita a darla anche allo stile e al linguaggio del film, con mitezza ma anche determinazione".
venerdì 24 luglio 2009
DA SETTEMBRE RITORNA "LA NUOVA SQUADRA"
Nella nuova stagione, che sarà caratterizzata dall'uscita del personaggio di Pietro Taricone dopo pochi episodi, accanto a Rolando Ravello (il duro e impulsivo "falco" Sergio Vitale) ci sarà pure un nuovo protagonista maschile, Marco Giallini (in alto, in una foto di scena), che vestirà i panni del vicequestore Andrea Lopez, alla guida del Commissariato al posto proprio di Paola Ricci. Giallini l'anno scorso ha interpretato il "Terribile" nella versione televisiva di Romanzo criminale, mentre nei prossimi mesi si vedrà nell'attesa serie di Fox Crime sul "mostro di Firenze" e, soprattutto, sarà il fratello di Carlo Verdone nel suo nuovo film Io, loro e Lara, mentre Anna Bonaiuto sarà la sorella. "Con Marco – spiega ancora Irene Ferri (qui nella foto) – ho già lavorato in Grandi domani, una fiction molto diversa da questa. Ed è stato bello ritrovarci in un contesto così differente. Abbiamo fatto un'esperienza bellissima e molto formativa: tutti noi, infatti, abbiamo dovuto concentrarci al massimo e offrire un totale coinvolgimento emotivo e fisico. Io, per esempio, ho avuto anche un incidente sul set, battendo la nuca in modo violento durante una scena d'azione, proprio perché ero completamente "presa" dal personaggio e dalla trama". E per Irene Ferri, sarà davvero un autunno all'insegna dell'azione, poiché l'attrice è anche nel cast di Intelligence, la nuova serie di spionaggio con Raoul Bova, in onda dal 7 settembre su Canale 5: "Ma si tratta – precisa Irene – di due progetti molto diversi, perché Intelligence è un autentico kolossal, anche per il budget a disposizione, mentre La nuova squadra si propone più come una serie "di nicchia", che va sostenuta e, direi, persino protetta".
E a proposito di "protezione", magari da parte dei vertici Rai, i ventidue episodi della seconda stagione del poliziesco serviranno anche per capire se, con le modifiche apportate ai contenuti e al cast, La nuova squadra potrà essere confermata o, invece, sarà poi definitivamente sospesa.
UN POSSIBILE CAPOLAVORO
martedì 21 luglio 2009
THE BOSS: ONE NIGHT IN ROME / 3
Poi arrivano le richieste del pubblico: il Boss "si bagna" nella folla (fonte inesauribile della sua energia), raccoglie cartelli con i titoli delle sue canzoni. Che bella idea! Semplice e geniale: solo a lui poteva venire in mente di trasformarsi in una sorta di jukebox vivente. Sale la febbre, vorresti che le suonasse tutte; purtroppo ne deve scegliere solo alcune. Preme il tasto e parte Hungry Heart: la cantano tutti, anche se gli italiani non hanno mai imparato a memoria la prima strofa, e ripetono solo un verso del chorus, "everybody’s got a hungry heart". Ma che importa, va bene anche così, il messaggio è chiaro: abbiamo un cuore affamato di musica, emozioni, e sogni che magari svaniscono in fretta e poi diventano incubi (ma in quel momento sono reali e ti danno ossigeno). Il jukebox continua a sfornare canzoni, l'Olimpico si trasforma in un bagnasciuga anni Sessanta, e noi, improvvisati "beach boys", ce le godiamo: Pink Cadillac, I'm on Fire, Surprise Surprise (quest'ultima, forse, se la poteva risparmiare, ma gliela chiede una coppia di "promessi sposi", e Bruce, si sa, non sa dire di no alla sua grande "famiglia allargata").
Il finale si avvicina, parte Born to Run. C'è qualche pazzo in tribuna che pensa di potersene stare seduto immobile, mentre sul palco Springsteen & The E Street Band suonano la sua vita (sì, proprio la vita del folle che se ne sta seduto pensando, forse, di non essere "nato per correre"). Alla fine si alzano e cantano anche i morti!
NASTASSJA KINSKI: UN'INTERVISTA...
(Il Mattino - 19 luglio 2009)
Col suo fascino ancora intatto, la raffinata attrice illumina la giornata dell'Ischia Global Film & Music Fest, accompagnata dalla figlia sedicenne Kenya, nata dal rapporto col musicista e produttore statunitense Quincy Jones. E proprio il ruolo di mamma dei suoi tre figli è quello che Nastassja privilegia attualmente, senza perdersi troppo nei ricordi dei film girati con grandi registi quali Wenders, Coppola, Polanski, Lattuada, Schrader, Fellini, Konchalovski; bensì assaporando la ricchezza di esperienze artistiche che hanno, comunque, segnato la storia del cinema degli ultimi trent'anni. "Sono convinta – spiega Nastassja – che la cosa più importante per un essere umano sia far capire bene a coloro che ami quanto li ami: per questo motivo, io mi dedico totalmente ai miei figli. Sono presente, apprensiva e, se c'è bisogno, voglio essere un punto di riferimento certo". E, quasi a conferma delle sue parole, la quarantottenne attrice berlinese non perde di vista per un solo istante la giovane figlia, che scherza con altri ospiti del festival sul bordo della piscina del Regina Isabella: così, il suo amore materno diventa un elemento tangibile, concreto. Non a caso fa capolino spesso nel corso della chiacchierata.
Ma il cinema? Cosa rappresenta oggi per Nastassja Kinski? "Non mi manca più di tanto, anche perché, da un certo punto di vista, l'ho sempre considerato come un elemento che tende ad allontanare dalla vita reale, a creare una separazione con le persone comuni. Certo, mi piacerebbe tornare a lavorare, anche se non ne faccio affatto un'ossessione. Però, la mia è un'età un po' strana, alla quale registi e produttori spesso tendono a non dare troppo spazio. Non sono più tanto giovane da fare la ragazza, ma nemmeno così in avanti con l'età. Certo, potrei sempre fare la mamma anche sul grande schermo: ne sarei felicissima". Al cinema, però, Nastassja tornerebbe più volentieri in altra veste: "Vorrei raccontare storie di vita reale, magari partendo dalle biografie delle tante persone straordinarie che ho conosciuto nel corso della mia carriera. Per esempio, Liz Taylor. Sto scrivendo alcuni documentari, che mi piacerebbe realizzare. Da tedesca, ne ho anche parlato, in un paio di occasioni, con la cancelliera Angela Merkel, che m'ha incoraggiato ad andare avanti. Tra l'altro, potrebbe essere interessante raccontare proprio la vita della Merkel, anche perché io sono molto orgogliosa di essere tedesca. Più in là, poi, vorrei anche sperimentarmi nella regia, ma ho ancora tanto da imparare". Il mondo del cinema Nastassja Kinski ha iniziato a frequentarlo ancora adolescente. Forse, persino troppo presto. "Io a sedici anni ero già adulta, perché ho iniziato a lavorare prestissimo. Oggi alla mia Kenya direi di aspettare e di godersi la sua età. Poi, una volta cresciuta e dopo aver studiato, se volesse fare cinema non la ostacolerei: a patto che sia una cosa che la rende davvero felice". Con i ricordi di Nastassja si potrebbe scrivere un libro, tanto ricca di episodi e illustri frequentazioni artistiche è la sua carriera: “Alcuni errori, però, non li rifarei. Per esempio, quando ero ancora troppo giovane lavorai con Alberto Lattuada in Così come sei, accanto a Marcello Mastroianni. E, pur serbando un ricordo bellissimo di entrambi, su quel set mi sentii come una bambina usata dagli adulti. Oggi, che sono molto più consapevole, non farei vedere quel film ai miei figli, pur riconoscendone la qualità, proprio per il mio ruolo di allora un po' controverso". Sono tanti, comunque, i film visti assieme ai figli: "Andiamo spesso al cinema insieme. Attualmente, non ho un autore preferito, anche perché credo che il panorama odierno sia ricchissimo. E nei confronti dei registi preferisco mantenere un approccio entusiasta, da fan, senza pensare a quelli con i quali mi piacerebbe o meno lavorare".
A proposito di registi, la mente di Nastassja ritorna ai grandi con i quali ha lavorato: "Sono tanti e ciascuno mi ha lasciato qualcosa di bello. A Wenders, per esempio, devo il fatto di avermi convinta a fare cinema, col suo carattere calmo. Io, infatti, non ne volevo assolutamente sapere, anche perché avevo il turbolento esempio di mio padre davanti agli occhi". E ancora oggi, quando questa donna sicura e consapevole parla del padre, Klaus Kinski, non si può fare a meno di notare in lei un naturale irrigidimento, quasi una forma di autodifesa: "Di mio padre non ho molti ricordi positivi – ricorda, senza false reticenze – anche perché è stato spesso assente". E conclude, amara: "Quando ero una ragazzina, a volte mi capitava di pensare ai momenti di tenerezza tra lui e mia mamma: dopo un po', però, mi rendevo conto che si trattava soltanto di mie fantasie".
lunedì 20 luglio 2009
THE BOSS: ONE NIGHT IN ROME / 2
THE BOSS: ONE NIGHT IN ROME / 1
(Ansa - 20 luglio 2009)
domenica 19 luglio 2009
IN ATTESA DEL "BOSS": LA "SET LIST" IDEALE
17) Jersey Girl (ovviamente Tom si ferma anche per questa canzone, visto che è sua).
sabato 18 luglio 2009
IL MONDO DEL CINEMA IN RIVOLTA
(Il Mattino - 18 luglio 2009)
E le voci di De Laurentiis e Lucisano si levano forti, a difesa di un cinema italiano che rischia di essere travolto dai tagli. “Spero che alla fine possa prevalere il buon senso – spiega Fulvio Lucisano – anche perché, altrimenti, corriamo il rischio di mettere la parola fine al cinema italiano. Ed è paradossale che un simile taglio arrivi da un Esecutivo guidato da un uomo di comunicazione come Silvio Berlusconi”. Per Aurelio De Laurentiis, poi, “il problema vero è l’assenza di regole certe: non è possibile – prosegue il patròn della Filmauro – che ogni anno si debba aspettare un taglio, senza sapere su quante risorse contare per un settore che, invece, andrebbe considerato come un’eccellenza dell’italianità del mondo. Il taglio del Fus è una boiata”.
Anche all’Ischia Global riemergono con forza le voci di un possibile boicottaggio della Mostra del Cinema di Venezia, come forma di protesta. “Ci stiamo pensando con convinzione, anche perché passare da 34 a 10 milioni di euro vorrebbe dire poter contare soltanto sulle briciole”, sottolinea Marco Risi, anche lui ospite al festival ischitano. “Quella del boicottaggio veneziano è una proposta nata in sede Anica – aggiunge ancora Lucisano – e raccolta anche dall’associazione degli autori. Però, bisogna fare attenzione, perché potrebbe essere autolesionistico”. Più netta è la posizione di De Laurentiis: “Per me la Mostra di Venezia è un’entità inutile. Chiudendola si risparmierebbero tanti soldi, che potrebbero andare alla produzione di nuovi film italiani. Comunque, un boicottaggio non mi sembra la soluzione migliore: abbiamo bisogno, invece, di proporci come interlocutori cortesi ma fermi. Non è che le Istituzioni si possono ricordare del cinema italiano soltanto quando “Gomorra” o Benigni hanno successo all’estero”.
Intanto, sempre da Ischia Citto Maselli annuncia per martedì una manifestazione del mondo del cinema e dello spettacolo davanti a Montecitorio. “Per ora – aggiunge Maselli – abbiamo avuto qualche incontro con Gianni Letta, proficuo unicamente dal punto di vista dialettico, ma che non ha ancora portato a novità concrete. Da parte sua, infatti, Tremonti sembra irremovibile e a noi, dunque, non resta che lottare forte”. Così, dopo la manifestazione di martedì, sembra certo il boicottaggio della presentazione della Mostra di Venezia, in programma il 30 luglio; in attesa di capire cosa succederà al Lido. E sull’argomento interviene anche Raoul Bova, che accompagna all’Ischia Global “Sbirri” di Roberto Burchielli: “Di fronte a simili provvedimenti, bisognerebbe avere il coraggio di fermare per un po’ l’intera filiera del cinema italiano, come hanno fatto gli sceneggiatori negli Stati Uniti”.
DE LAURENTIIS E IL "BIGLIETTO VIRTUALE"
Proprio col racconto dell’idea del “Virtual Ticket”, a Ischia De Laurentiis anticipa, in qualche modo, l’atmosfera dei match di alta classifica che attendono il Napoli durante la prossima stagione. Lo fa durante un summit con alcuni importanti produttori hollywoodiani, quando utilizza questo esempio calcistico. “Nel nostro Paese – spiega il presidente azzurro – c’è una totale prevenzione nei confronti di ciò che non si conosce. E questo frena la crescita e l’innovazione, in tutti i settori. Invece, col Napoli io mi sono inventato il “Biglietto virtuale” e ho fatto scoppiare la rivoluzione”.
De Laurentiis entra nel vivo del discorso: “Quando l’anno scorso sono stato per la prima volta al sorteggio delle coppe europee, a Nyon e poi a Montecarlo, ho avvicinato i dirigenti di Inter e Juventus e, poiché volevo capire, gli ho chiesto a che cifre vendessero le partite di un preliminare di Champions League. Quando mi sono sentito rispondere che stavamo parlando di 100-150mila euro gli ho chiesto, un po’ provocatoriamente, se volevano venderle a me”. Con questa premessa, l’attenzione della platea è tutta per lui. E Aurelio De Laurentiis passa a illustrare la “ricetta” innovativa che ha seguito per il suo Napoli: “Di fronte a cifre così esigue, ho pensato che per i diritti televisivi della partita di Intertoto contro il Panionios dovevo comportarmi in modo diverso. Prima ho provato con Rai e Mediaset, ricevendo soltanto rifiuti. Poi, d’accordo con i vertici di Sky, mi sono inventato la rivoluzione del “Virtual Ticket”, che ha posto il Napoli all’avanguardia rispetto alle grandi del calcio italiano”. De Laurentiis rievoca i dettagli: “Ho detto a Tom Mockridge di Sky che non volevo un euro per i diritti televisivi della partita, ma che doveva far gestire direttamente a me tutta la pubblicità sui tanti canali satellitari della loro piattaforma. Poi, gli ho proposto di mandare in onda la partita soltanto in “pay per view”, facendo pagare allo spettatore, quindi, un vero e proprio biglietto virtuale. In questo modo, alla fine ho fatturato un milione e 200mila euro per una semplice partita di Intertoto contro una piccola squadra greca. E’ così che si innova, senza appiattirsi sull’esistente, ma guardando al futuro”.
venerdì 17 luglio 2009
ISCHIA GLOBAL TRA HOLLYWOOD E VISCONTI
(Il Mattino - 17 luglio 2009)
Prima dell'incontro dedicato al grande maestro di Senso e Il gattopardo, però, l'atmosfera dell'Ischia Global si surriscalda grazie all'annuncio del fascinoso attore Terrence Howard (qui sotto, nella foto), al festival per accompagnare, col regista Dito Montiel, l'intenso Fighting che tanto successo ha riscosso nella consueta proiezione notturna nella baia del Regina Isabella: "Ho appena finito di recitare nel nuovo film scritto e prodotto da George Lucas. S'intitola Red Tails e sarà diretto dal regista afroamericano Anthony Hemingway. Il film si rifà a un progetto che Lucas ha in cantiere da una trentina di anni e che all'inizio voleva anche dirigere personalmente. L'idea è originale: una sorta di Top Gun con attori prevalentemente afroamericani, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Io interpreto il personaggio principale, il colonnello A.J. Bullard, una specie di Martin Luther King dell'Aeronautica statunitense. E con me recitano anche Cuba Gooding jr., Tristan Wilds e Jesse Williams". Red Tails sarà uno dei titoli di punta dell'estate 2010, ma non è la sola grossa produzione nella quale è coinvolto Terrence Howard, che infatti si sta contendendo il ruolo di Marvin Gaye con Will Smith nell'atteso biopic che lo specialista di "music movies" Cameron Crowe dedicherà al grande artista: "Attualmente, Cameron sta terminando la sceneggiatura e, quindi, non ci sono ancora contratti firmati. Però, io ho già partecipato a diverse riunioni preliminari e, ovviamente, sono davvero interessato a ottenere questo ruolo, per il quale lotterò con passione con Will". E se nell'immediato futuro dell'impegnatissimo Terrence c'è anche un Macbeth cinematografico del quale sarà pure produttore, il presente si chiama Fighting. "L'esperienza con Dito Montiel mi ha reso un attore meno arrogante", spiega l'interprete già apprezzato in Crash di Paul Haggis e nel kolossal Iron Man. "Quando ho visto il primo film di questo regista – aggiunge – ho subito deciso che avrei lavorato con lui: il suo cinema, infatti, mi ricorda quello urbano del Coppola e dello Scorsese degli anni Settanta, con grande attenzione all'umanità dei personaggi e alle loro storie". E in effetti, tra Terrence Howard e Dito Montiel l'intesa è totale, come conferma anche il regista: "Quando ho scritto Fighting, ho pensato innanzitutto al personaggio di Harvey interpretato da Terrence: tutto ruota intorno a lui, come se l'intero film fosse una passeggiata in sua compagnia".
Altro annuncio di giornata, è quello riguardante il rilancio della Fondazione La Colombaia che, a Forio d'Ischia, gestisce la storica villa appartenuta a Luchino Visconti, dove il grande regista è anche sepolto. Il rilancio sarà ratificato il 3 settembre, alla Mostra di Venezia, con la firma di un accordo di programma tra la stessa Fondazione e l'Alleanza Mondiale del Cinema presieduta da Joao Correa e che ha come massimo referente italiano il regista Citto Maselli. "Con 600mila euro di fondi europei – spiega Maselli – rilanceremo l'attività della Fondazione e, grazie a un innovativo progetto architettonico di Massimiliano Fuksas, la trasformeremo in un luogo di formazione per i giovani cineasti di tutto il mondo, i quali potranno venire alla Colombaia e incontrare i maestri del cinema". Durante l'incontro, Luchino Visconti è ricordato da chi l'ha conosciuto molto da vicino, come Marina Cicogna, che approfitta anche per rilanciare le attività benefiche del Premio Isabella Rizzoli (10mila euro per salvare la vita di un bimbo africano). Ma anche da un sincero appassionato del cinema viscontiano come il regista Joel Schumacher, premiato in serata, al Negombo, assieme allo stesso Maselli, a Marco Risi, Arturo Brachetti, Maria Grazia Cucinotta, Ficarra e Picone, Cristiano De André e Raoul Bova.
Intanto, il programma dell'Ischia Global s'arricchisce con l'anteprima mondiale a sorpresa di Brothers di Jim Sheridan, col regista che domani accompagnerà il film al festival, dove riceverà un premio speciale assieme a un'altra prestigiosa "aggiunta" dell'ultim'ora: la bellissima Nastassja Kinski.
giovedì 16 luglio 2009
ANGELA BASSETT ALL'ISCHIA GLOBAL
Le due star arricchiscono ulteriormente il già affollato parterre internazionale della manifestazione di Pascal Vicedomini, bravo a farle interagire con altri big statunitensi come lo sceneggiatore Steven Zaillian e il regista Marc Forster. Proprio lui girerà Disconnected, "un thriller – anticipa – sui rischi insiti nelle nuove tecnologie e nell'uso incontrollato dei social network". In quanto a Zaillian, a Ischia annuncia un progetto di grande interesse: "Sto finendo di scrivere il nuovo film di Martin Scorsese, una storia di gangster come quelle che l'hanno reso famoso". Angela Bassett (qui sopra, nella foto), premiata in serata assieme a Forster prima della proiezione di Fighting diretto da Dito Montiel, accompagna a Ischia l'atteso biopic Notorious (da domani nelle sale italiane in 100 copie), che il regista George Tillmann jr. ha dedicato alla vita breve ma intensa del gangsta rapper Christopher Wallace, alias The Notorious B.I.G., ucciso in una sparatoria nel 1997. "All'epoca – racconta Angela – vivevo a meno di due miglia dal luogo dell'omicidio e ne fui molto scossa, anche perché conoscevo e apprezzavo la musica di Notorious. Mi intristirono le immagini della mamma e le sue espressioni di dolore, poiché anche io ho due figli".
Le infinite vie del cinema hanno voluto che, a distanza di anni, proprio Angela Bassett sia stata scelta per interpretare Voletta Wallace, anche co-produttrice del film sul figlio assieme al produttore musicale – e suo scopritore – Sean Combs, noto all'epoca come Puff Daddy e ora come P. Diddy. "La cosa che più mi ha colpito durante la lavorazione – prosegue la Bassett – è stata la presenza costante di Voletta sul set: abbiamo trascorso tanto tempo insieme e, così, è nata un'intimità naturale tra noi, decisiva per farmi entrare totalmente nel suo personaggio. Da questo punto di vista, ho notato una differenza enorme rispetto a quando recitai nel biopic su Tina Turner, che non ha mai voluto essere coinvolta nel progetto".
Mamma e manager co-produttori, però, rendono Notorious un tantino agiografico, in particolar modo nella netta presa di posizione che è alla base della ricostruzione della "guerra" anni Novanta tra rappers ed etichette discografiche della Costa Est (la newyorkese Bad Boy di Combs e Wallace) e della Costa Ovest (la losangelina Death Row di Suge Knight e Tupac Shakur, altra vittima illustre del periodo).
Notorious e Tina non sono, comunque, le prime esperienze di Angela Bassett in biografie filmiche di star della musica, poiché nel 1992 ha interpretato persino la mamma di Michael Jackson nella miniserie televisiva The Jacksons: An American Dream di Karen Arthur. "E poco dopo – ricorda l'attrice – incontrai Michael a un party proprio assieme alla madre. Mi avvicinò e mi disse che vedendomi in tv si era sentito di nuovo un bimbo di dodici anni, come nel film. La sua morte mi ha davvero scioccato, perché la sua musica è stata la colonna sonora della mia vita". In questi mesi, la Bassett ha conosciuto anche il prestigioso set televisivo di E.R. – Medici in prima linea, durante la stagione finale della serie: "Ho fatto un’esperienza bellissima, soprattutto perché mi ha reso ancora più "elastica" mentalmente, avendo dovuto lavorare con una quindicina di sceneggiatori diversi, a seconda dell'episodio". Ora l'attrice è pronta all'esordio nella regia: "Ho acquistato i diritti di un libro, intitolato United States; e ho già scritto la sceneggiatura. Adesso sto cercando una produzione e poi dirigerò il mio primo film".
Anche la carriera di Rosario Dawson, altra protagonista di giornata all'Ischia Global, è a un punto di svolta, grazie pure ai tanti impegni umanitari che la vedono coinvolta. "Oggi scelgo i film con grande cura – spiega – e mi assicuro che abbiano una storia in grado di lasciare qualcosa allo spettatore e, magari, anche un messaggio importante, soprattutto se si tratta di lavori rivolti ai più giovani. Come il nuovo film di Chris Columbus, Percy Jackson and the Olympians, nel quale interpreto la dea Persefone accanto a Uma Thurman e Pierce Brosnan. In estate, poi, girerò a Boston un altro film per famiglie, The Zoo Keeper, con Sylvester Stallone". Un ultimo pensiero, l'affascinante attrice lanciata da Larry Clark in Kids e poi da Spike Lee ne La 25a ora, non può che rivolgerlo all'Italia: "Mi piacerebbe essere diretta di nuovo da Gabriele Muccino, col quale mi sono trovata benissimo in Sette anime. Magari, potrei partecipare a un suo film italiano, in modo da lavorare per un po' in questo meraviglioso Paese".
ARGENTO RIFARA' "PROFONDO ROSSO" IN 3D
A convincere Argento è stato anche il successo ottenuto dal film nella recente proiezione al Traffic Festival di Torino, con 15mila spettatori entusiasti per la versione musicata live da Claudio Simonetti and Daemonia.
mercoledì 15 luglio 2009
CHRISTOPH WALTZ, BASTARDO SENZA GLORIA
Parterre di gran lusso, si diceva, con lo sceneggiatore Steven Zaillian, Bille August (che ha annunciato il suo prossimo film, The Diary, le cui riprese inizieranno in inverno in Canada) e un Danny Glover in versione no global.
I ricordi del movimentato set tarantiniano sono ancora nitidi. "Era tutto speciale, con Quentin che riusciva a relazionarsi con ciascuno di noi in modo differente. A me, per esempio, ha lasciato briglia sciolta, anche perché mi vedeva già estremamente concentrato sul ruolo che dovevo interpretare. D'altra parte, io sono così: quando ho un lavoro da fare, mi ci dedico in modo assoluto. Per questo, sono rimasto un po' in disparte rispetto ai tanti scherzi che si facevano sul set. La cosa più piacevole è stata la presenza abbastanza continua della musica, grazie al "mitico" hard disk di Tarantino con le sue 400mila canzoni. E Quentin era davvero straordinario nello scegliere sempre il brano più adatto come sottofondo per ogni situazione: così allentava notevolmente la tensione di una lavorazione che è stata lunga e complicata".
Altrettanto viva, nella memoria di Christoph, è l'immagine del primo incontro con Tarantino. "E' stato in occasione del casting, con lui proprio di fronte a me, dietro una scrivania: mi ha dato un copione e abbiamo iniziato a recitare insieme, per trovarci ben presto a scherzare quasi come bambini. Già allora, dando una sbirciatina, ebbi modo di capire quanto dettagliata fosse la sceneggiatura scritta da Quentin. Perciò, io dico spesso di avergli fornito soltanto la "materia prima umana" con la quale dar forma alle sue visioni: il film e i suoi personaggi, infatti, appartengono in tutto e per tutto a lui". Però, è innegabile il contributo attoriale personalissimo fornito da Waltz. "Io ho cercato di lavorare direttamente sul copione scritto da Quentin, anche perché odio l'improvvisazione. Scherzando, potrei dire che ho contribuito studiando bene la sceneggiatura e arrivando puntuale sul set. In realtà, credo di essermi posto le domande giuste su quanto scritto da Quentin e di essere entrato bene in sintonia con lui".
Certo è che il personaggio del mellifluo colonnello nazista Hans Landa è di quelli che cambiano una carriera. "Infatti, credo che non sia possibile prepararsi appositamente per un simile ruolo: io vi sono entrato utilizzando tutte le esperienze dei miei precedenti trent'anni di carriera, anche teatrale. Per me, questo personaggio è paragonabile davvero a Riccardo III. Il successo ottenuto a Cannes è stato, comunque, superiore anche alle mie più rosee aspettative e già lì ho ricevuto parecchie altre offerte che attualmente sto valutando. Perciò, vedremo cosa accadrà in futuro".
Intanto, anche la serata di ieri è andata avanti all'insegna del grande cinema hollywoodiano, grazie all'anteprima di Notorious, l'atteso biopic di George Tillman jr. sul celebre rapper Christopher Wallace, The Notorious B.I.G., ucciso qualche anno fa; e grazie, soprattutto, alla presenza di due dive affascinanti e molto brave come Angela Bassett e Rosario Dawson, premiate dal governatore campano Antonio Bassolino assieme allo stesso Waltz e a Gina Gershon, Dario Argento, Jacqueline Bisset, Jimmy Iovine, Giuseppe Piccioni.
martedì 14 luglio 2009
DARIO ARGENTO PREMIATO A ISCHIA
(Il Mattino - Speciale, 11 luglio 2009)
Giallo racconta la storia di una hostess statunitense (Seigner) che, assieme a un investigatore italiano (Brody), segue le tracce della sorella scomparsa (Pataky), possibile vittima di un terribile serial killer. Per Dario Argento, il film rappresenta un ritorno alle atmosfere violente e morbose di un genere, il "giallo all'italiana", che proprio lui ha contribuito a codificare all'inizio degli anni Settanta con pellicole oggi "di culto" come L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e Il gatto a nove code (1971). Dunque, un nuovo ripensamento (auto)critico dei suoi esordi, proprio com'è stato il precedente La terza madre (2007), col quale il regista s'è ricollegato, invece, ai primi capitoli puramente horror della carriera, cioè Suspiria (1977) e Inferno (1980), chiudendo quella che è diventata una vera e propria trilogia.
domenica 12 luglio 2009
PARTONO OGGI I FESTIVAL DI ISCHIA E GIFFONI
Apertura "col botto" per entrambi i festival, con quello ischitano che punta sul tris d’assi Sting-Zucchero-Bocelli, mentre il Giffoni (ex Festival, oggi Experience) di Claudio Gubitosi risponde con la prestigiosa doppia anteprima italiana di Harry Potter e il principe mezzosangue, l'atteso nuovo capitolo della cine-saga del giovane mago più amato di sempre. I due festival proseguiranno, poi, all'insegna di una grandeur che li rende casi unici nel panorama festivaliero campano. Così, se l'Ischia Global punta sugli "oltre cento ospiti da tutto il mondo", Giffoni Experience risponde con i 2.800 giurati da 39 nazioni e i 145 film in programma.
sabato 11 luglio 2009
COMICS USA TRA "GEMME" E TANTE "MINKIATE"
giovedì 9 luglio 2009
PREMIATO IL DVD "DOC" DI VITTORIO DE SETA
Con qualche giorno di ritardo, voglio comunque segnalare una notizia estremamente piacevole per tutti i veri appassionati del cinema di qualità. Venerdì scorso, 3 luglio, nell'ambito del festival Il cinema ritrovato di Bologna, il dvd Il mondo perduto che raccoglie i cortometraggi, ormai introvabili, del grande maestro del cinema italiano Vittorio De Seta ha vinto il "Premio internazionale Il Cinema Ritrovato – Dvd Awards" nella categoria "Miglior riscoperta di un film dimenticato". Il dvd Il mondo perduto, edito da Feltrinelli, raccoglie i dieci preziosi lavori di De Seta realizzati tra il 1954 e il 1959, una serie di cortometraggi che si collocano stilisticamente tra Ejzenstein e Flaherty, nonché ai vertici qualitativi dell'intera storia del cinema italiano. Ecco la motivazione del premio: "Per aver messo a disposizione del grande pubblico, per la prima volta, i dieci documentari che Vittorio De Seta ha girato negli anni Cinquanta, capolavori assoluti di maestria cinematografica, sguardo antropologico e lezione di morale".
mercoledì 8 luglio 2009
UN FILM DAL ROMANZO DI DAVID PEACE
(Il Mattino - 8 luglio 2009)