domenica 26 luglio 2009

SET A NAPOLI PER SERVILLO E IMPARATO

Di Diego Del Pozzo


Si concludono oggi, nei capannoni diroccati dell'ex base Nato napoletana di Agnano, le riprese del lungometraggio d'esordio della regista e sceneggiatrice Paola Livia Randi, con Gianfelice Imparato e Peppe Servillo nei due ruoli principali (qui sotto, in una foto di scena).
Il fodero - così s'intitola il film, riconosciuto di interesse culturale nazionale - è prodotto dalla Acaba di Fabrizio Mosca e sarà distribuito nelle sale dall'Istituto Luce. Servillo collabora anche alla colonna sonora, composta da Fausto Mesolella degli Avion Travel.
Nello scenario post-industriale dell'ex insediamento militare, la coppia di protagonisti è impegnata nelle sequenze con le quali la trama del film giunge a compimento: in particolare, la scena più elaborata della giornata è quella di una sparatoria nel covo di un boss della camorra, con gli attori che, al ciak, fuggono in tutte le direzioni mentre la macchina da presa li segue con una vertiginosa carrellata all'indietro e, tutt'intorno, impazzano le assordanti esplosioni a salve dei finti proiettili.
A dispetto della sequenza apparentemente cruenta, Il fodero è, però, una commedia esilarante, basata soprattutto sull'interazione tra Imparato e Servillo nonché sulla particolare scelta stilistica dell'autrice. "Ho voluto fare un esperimento – spiega Paola Livia Randi – mettendo assieme l'umanità e l'attenzione alla realtà circostante tipiche della commedia all'italiana con uno stile minimale e quasi astratto da cinema nord-europeo: certo che due attori bravissimi come Gianfelice e Peppe hanno reso tutto più semplice".
E in effetti si capisce immediatamente come la relazione artistica tra i due protagonisti sia il vero e proprio "cuore" del film. "Abbiamo cercato – racconta Gianfelice Imparato (nella foto di scena, qui in alto, a sinistra)di far affacciare nella storia differenti dimensioni e sfumature, parlando di temi seri e attuali con grande leggerezza". Il fodero, infatti, tratta di criminalità e politica collusa, di immigrazione e integrazione, ma anche di crisi economica e disoccupazione. "Sì, perché – aggiunge Imparato – il mio personaggio, Alfonso, è un ricercatore universitario precario che, perso il lavoro, chiede una raccomandazione a un imprenditore che ha deciso di scendere in politica e candidarsi alle elezioni provinciali. Questo torbido personaggio, però, ha strani legami e, in cambio del favore, obbliga Alfonso a fare una misteriosa consegna: è così che la trama, molto divertente, si mette in moto".
"Da parte mia, nel personaggio di Vincenzo Cacace – spiega Peppe Servillo (nella foto di scena, qui a sinistra)ho messo cinismo e umorismo in dosi eguali, anche perché li considero come binari che viaggiano paralleli. Questo politico-imprenditore è il classico tipo che, quando gli parli, ti guarda come se ti stesse ascoltando, ma in realtà sta pensando ai fatti suoi". Accanto ai due protagonisti, ha un ruolo importante anche il personaggio di un ex campione di cricket, Gayan Perera, interpretato da Saman Anthony, selezionato all'interno della folta comunità napoletana di immigrati dallo Sri Lanka. "Gianfelice, io e lui – sottolinea Servillo – mettiamo in contatto tre mondi diversi: un attore di formazione teatrale, un musicista che occasionalmente recita e un non professionista, proveniente da un'altra cultura. Il confronto continuo tra noi tre, asserragliati su di un tetto del centro storico, fa procedere la trama, anche con gag spesso esilaranti". La milanese Paola Livia Randi (qui sopra, in una foto sul set assieme ai due protagonisti) ha girato Il fodero interamente a Napoli, nelle ultime cinque settimane, con riprese in esterni nella zona popolare del Cavone, dove risiede una tra le principali comunità cingalesi d'Italia; e poi, negli spazi dell'Acquario "Anton Dohrn" e nei capannoni ex Nato di Agnano. "Vengo spesso a Napoli – racconta la regista – e, durante un mio soggiorno in città, c'è stata una scena precisa che mi ha fatto scattare nella testa l'idea del film: ero in piazza Dante e, a un certo punto, ho visto da un lato un gruppo di scugnizzi giocare a pallone, dall'altro alcuni ragazzini cingalesi praticare il cricket. E' stato allora che ho pensato a una commedia che parlasse anche di immigrazione e confronto tra culture differenti". "In effetti – sottolinea Gianfelice Imparato – credo proprio che quello della cooperazione tra le varie etnie sia un messaggio centrale del film. Anche se, come è giusto che sia in una commedia, abbiamo cercato di dire cose importanti in maniera divertente". "E questa leggerezza – aggiunge Peppe Servillo – la regista è riuscita a darla anche allo stile e al linguaggio del film, con mitezza ma anche determinazione".