lunedì 22 agosto 2011

INTERVISTA A ESTHER ELISHA, ATTRICE DI "LA'-BAS"...

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 21 agosto 2011)

Nel cast di talentuosi interpreti non professionisti messo insieme dal regista Guido Lombardi e dal produttore Gaetano Di Vaio per Là-Bas, l’atteso film prodotto dalla factory partenopea Figli del Bronx selezionato nella Settimana della critica della prossima Mostra di Venezia, ci sono due artisti che, invece, fanno gli attori per mestiere e che sperano nel successo della pellicola già ribattezzata “Gomorra nera” per spiccare definitivamente il volo. Si tratta dell’emergente napoletano Salvatore Ruocco e di Esther Elisha, bresciana originaria del Benin, il cui coinvolgimento in un film ambientato nella comunità africana di Castelvolturno risulta ancora più interessante proprio per le sue origini. “Sono felicissima - racconta Esther - che, finalmente, anche il cinema italiano si sia accorto dei mutamenti in atto nella società e abbia aperto a un film con protagonisti africani. E’ stata una scelta coraggiosa, che spero possa fare da apripista”.
Com’è stata per lei l’esperienza sul set di un film così particolare?
“Bellissima, anche perché ho avuto modo di lavorare con tanti giovani di valore, sia nel cast che nella troupe, su una storia importante che mi aveva colpito fin da quando avevo letto la sceneggiatura. E poi, il fatto di aver potuto interagire con una serie di non professionisti, a partire dal talentuoso protagonista Abdou Kader Alassane, ha arricchito profondamente ciascuno di noi”.
Il film parla di camorra, immigrazione, degrado. Ma lascia aperto più di uno spiraglio di speranza. Come pensa che possa essere recepito dal pubblico?
“A me piacerebbe innanzitutto che Là-Bas potesse trovare una strada nelle sale e raggiungere un suo pubblico, che sono sicura esserci. In Italia, infatti, c’è tanto cinema indipendente di valore, che lotta per emergere e farsi guardare, ma non riesce ad arrivare concretamente in sala. E, invece, penso che puntare su progetti giovani e originali come questo potrebbe essere la vera ricchezza dalla quale far ripartire il cinema italiano”.
La ricchezza di Là-Bas, poi, è anche linguistica e, dunque, culturale…
“E per me proprio questo è stato un ulteriore elemento di straordinario interesse. Nel film, infatti, si alternano molte lingue diverse: nigeriano, inglese, senegalese, napoletano, italiano. E vanno a comporre un’autentica polifonia che arricchisce la narrazione. Da parte mia, ho vissuto una vera e propria sfida, perché ho dovuto fare un lavoro in profondità su un dialetto nigeriano che, essendo italiana originaria del Benin, non parlavo affatto”.
Che personaggio interpreta nel film?
“Io sono Suad, una prostituta della quale s’innamora il protagonista poco dopo il suo arrivo dall’Africa a Castelvolturno. Lui, però, all’inizio non sa cosa faccia davvero la ragazza per vivere. Poi, quando lo capisce, cerca in tutti i modi di trascinarla via da quella vita, fin quasi a farne un’ossessione”.
Com’è stato, sul set, il rapporto con un regista in pratica suo coetaneo come Guido Lombardi?
“Guido è stato da subito molto aperto e disponibile al confronto e alla collaborazione, per tentare di raggiungere un risultato che andasse il più possibile al di là dello stereotipo. Mi piacerebbe molto, anche in futuro, moltiplicare incontri artistici come questo, perché partecipare alla realizzazione del progetto di un regista della tua stessa età, se non più giovane, che è alla ricerca di un linguaggio nuovo, porta automaticamente una grande dose di energia e stimoli importanti”.
Lei ha lavorato anche in passato in film indipendenti, come Last Minute Marocco e il francese Les gardiens de l’ordre, ma anche in tv in Boris, Il commissario De Luca e Don Matteo 5. Cosa c’è nel suo futuro, dopo Là-Bas?
“In autunno, sarò nella fiction Una musica nel cuore, in onda in prima serata su Raiuno. Poi, recentemente ho iniziato a collaborare con una coppia di artisti contemporanei della scena berlinese, gli Ze Coeupel, cioè Ambra Pittoni e Paul-Flavien Enriquez-Sarano, nell’ambito di un progetto performativo itinerante creato tra Berlino e Milano. Lo porteremo in scena da settembre, al Festival de performances Préavis de Désordre Urbain di Marsiglia: è un progetto al quale tengo molto, perché mira a spingere il cittadino a interrogarsi sul rapporto che ha con la città nella quale vive”.

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