(Il Mattino - 23 agosto 2011)
La polemica esplode quando prende la p
Il “j’accuse” di Enzo Gragnaniello si sofferma su un aspetto, a suo dire determinante: “Napoli è stata governata troppo a lungo da amministratori provenienti dalla provincia: da tanti assessori, per esempio, che non sapevano quasi nulla di questa città e che per anni hanno badato a sistemare i propri amici e parenti”. Il paragone con la fresca amministrazione di Luigi de Magistris, quindi, scatta automatico: “Per ora, il nuovo sindaco mi sta convincendo, soprattutto perché sta parlando in maniera efficace anche alla parte più irrazionale ed emotiva dei napoletani, che per troppo tempo, invece, sono stati letteralmente robotizzati dalle precedenti amministrazioni. Io penso che i napoletani siano un popolo fondamentalmente anarchico: e questa cosa non è stata compresa fino in fondo”. L’irrazionale e il magico sono elementi centrali in Radici, il bel documentario che Carlo Luglio ha costruito come un itinerario ondivago quasi interamente musicale nel quale proprio Gragnaniello fa da custode della memoria e da “genius loci” di una Partenope mistica e viscerale, antichissima e sospesa nel tempo, incarnata in autentici luoghi dell’anima come l’Antro della Sibilla a Cuma, il Castello di Baia, la Casina vanvitelliana del Fusaro, la Solfatara, il Tempio di Mercurio, la Piscina Mirabilis, l’Arenile di Bagnoli, i Quartieri spagnoli, il Maschio Angioino.
Sempre in tema di polemiche, poi, Gragnaniello sottolinea, piuttosto sconsolato, come nessuna amministrazione locale campana abbia voluto finanziare Radici: “Addirittura, i tremila euro per andare alla presentazione di Venezia li metterò io. Peccato, che in questi anni la Regione abbia finanziato persino una montagna di sale messa in piazza del Plebiscito, mentre per un film culturale come il nostro finora nessuno ha dato nulla”. Nel cast del documentario di Luglio, oltre a Gragnaniello, ci sono anche Maria Luisa Santella, Ida Di Benedetto, Tony Cercola, James Senese, Riccardo Veno, Enzo Moscato e Franco Del Prete.
Atmosfere diversissime, invece, quelle di Là-Bas, il lungometraggio d’esordio di Guido Lombardi, che ha deciso di raccontare una storia di immigrazione, camorra, degrado e speranza nella Castelvolturno d’inizio millennio popolata da quasi 20mila immigrati africani. Il film, unico titolo italiano in concorso alla Settimana della critica, condivide con Radici, oltre alla produzione di Figli del Bronx, anche la giovane ed estremamente dotata direttrice della fotografia Francesca Amitrano. Nei ruoli principali, assieme agli attori Salvatore Ruocco ed Esther Elisha, recitano soltanto non professionisti, a partire dal bravissimo protagonista Abdou Kader Alassane.
Nessun commento:
Posta un commento