Di Raffaele De Fazio
Credo di poter affermare, senza temere di essere smentito, che settembre 2009 verrà ricordato come il mese nel quale si è deciso il futuro del fumetto americano per i prossimi decenni. Come anche le pietre ormai sanno, infatti, la Casa delle Idee è stata acquistata dal più grosso colosso multimediale del mondo, la Walt Disney Company (per i dettagli dell'operazione, vedi il
precedente articolo di Diego Del Pozzo). Ebbene sì, cari lettori, il sorridente Stan ed il sorridente Walt cammineranno a braccetto per i prossimi anni.
Dopo aver cercato di farsi comprare da chiunque si trovasse a passare nelle vicinanze di una loro licenza la Marvel becca il "cinghialone" e si accasa presso il colosso di Burbank che, tra una Hanna Montana ed un High School Musical si riappropria di un settore nel quale latitava ormai da diversi decenni, almeno in America, ovvero il fumetto per adolescenti. Per farlo, piuttosto che rilanciare una divisione fumettistica che pure ha sfornato dei veri e propri maestri quali Carl Barks, Don Rosa, Al Taliaferro e Floyd Gottfredson, decide di acquistare direttamente l'editore con il più alto numero di vendite d'America.
Cosa comporterà tutto ciò per il futuro dei personaggi Marvel? Solo il tempo ce lo dirà, ma quello di cui possiamo essere certi è che la Disney difficilmente sbaglia un colpo. Dopo essersi sbarazzata dell'ingombrante Michael Eisner, unico CEO Disney ad essere attaccato dagli stessi eredi del grande Walt (indimenticabile il sito SaveDisney.com del nipote Roy Disney) e responsabile della chiusura di tutte le divisioni animazione 2D, dall'avvento della gestione Bob Iger la casa di Topolino ha portato a casa l'accordo di esclusiva con Pixar Animation e Steve "Apple" Jobs, un contratto di distribuzione esclusiva dei lungometraggi non animati della concorrente Dreamworks (primo fra tutti il film su TinTin prodotto da Spielberg), il potenziamento delle consociate ABC Television e Disney Interactive grazie anche all'accordo con Square Enix che ha portato alla nascita della serie Kingdom Hearts. Insomma, se per mesi ho parlato della necessità da parte della Casa delle Idee di dover, al contrario della Distinta Concorrenza, incassare nel più breve tempo possibile, adesso la situazione si modifica radicalmente.
Molti fan dell'Uomo Ragno temono la "bambinizzazione" (ulteriore, aggiungerei io) del Marvel Universe e temono incursioni di topi e paperi tra i loro beniamini. Io credo che non hanno nulla da temere: dopotutto, se Disney ha comprato Marvel è solo perché ritiene che quest'ultima sia la migliore in quello che fa, vale a dire fumetti per ragazzi tra i dodici e i diciassette anni. Senza tralasciare l'enorme bagaglio di personaggi, e quindi di licenze, sfruttabili in tutti i settori coperti dalla Disney, che spazia dal cinema alla televisione, dai parchi dei divertimenti al merchandising più estremo. Insomma, la Marvel potrebbe avviarsi, secondo me, verso un futuro abbastanza radioso, sperando, a questo punto, che la rinnovata sicurezza economica porti l'editore newyorkese a
d osare un pò di più in termini di qualità delle sue storie a fumetti.
Ma, intanto, cosa succede giù a Broadway negli uffici della DC? Se credevate che la Warner Bros., proprietaria di Superman & Co., restasse a guardare i ragazzi di Walt fare il bello e cattivo tempo tra Wall Street e l'assolata California, allora avete preso un granchio. Dopotutto, le due storiche
majors del cinema americano si pestano i piedi da più di ottanta anni, peggio di Paperino e Duffy Duck in
Chi ha incastrato Roger Rabbit?.
Per meglio valorizzare l'enorme parco-personaggi, dunque, la Warner si inventa DC Entertainment, una nuova sussidiaria, che ingloba DC Comics e porta sotto lo stesso "tetto" tutte le produzioni collegate agli storici personaggi dell'editore. Quindi, da oggi tutto ciò che riguarda gli eroi DC (fumetti, cartoon o serial televisivi e, soprattutto, film per il cinema) passa interamente sotto il controllo di una sola persona: Diane Nelson, già dirigente Warner da diversi anni e a capo della divisione
direct-to-video, produttrice degli ottimi lungometraggi animati dedicati agli eroi DC e diretti da Bruce Timm e Darwyn Cooke. La Nelson prende il posto di Paul Levitz, che torna a fare quello che sa fare meglio, ovvero scrivere la
Legione dei Supereroi; anche perché voci di corridoio dicono che alla proprietà non sia piaciuto il modo di condurre la casa editrice da parte dello storico scrittore ed editor, colpevole, a loro giudizio, di non aver saputo interagire con gli altri gruppi facenti parte della Warner. Dopo tutto, non si può regalare una testata come
The Boys di Garth Ennis alla Dynamite, che poi lo piazza alla Columbia Pictures/Sony, e passarla liscia...
Cosa ci aspetta per il futuro? Credo che sia ancora presto per dirlo, poiché tutte le opzioni sono ancora sul tavolo. Se da un lato, infatti, la sicurezza economica dei due editori potrebbe spingerli ad una maggiore spregiudicatezza in fatto di qualità ed investimenti sugli autori, dall'altro lato la ormai inarrestabile sinergia tra cinema e fumetto, così ben esemplificata dalle azioni di Disney e Warner, potrebbe portare il fumetto americano verso territori non sempre piacevoli, costringendo gli autori a prediligere, magari inconsapevolmente, scelte dettate più dal desiderio di accattivarsi il "visionary-director" di turno piuttosto che a creare una storia decente. Inoltre, ora che i soldi in ballo sono molti di più, grazie al cinema ed alle sue produzioni multi-milionarie, cominciano a farsi vedere i pretendenti ai copyright dei personaggi dei due editori, come si evince dalle cause intentate alla DC per Superman da parte degli eredi di Siegel e Shuster e ultimamente da quelli di Jack Kirby alla Marvel per praticamente qualsiasi cosa uscita tra il 1961 e il 1970. Si tratta di un casino di soldi e fanno gola a tutti...