(Il Mattino - 2 settembre 2009)
Nel corso di Ci vuole coraggio ad essere folli…, Celestini e Picco saranno accompagnati anche da una banda musicale, che contribuirà a definire ulteriormente l’incontro tra coraggio e follia. “E anche la scelta di interagire con una vera banda di paese – prosegue l’attore e drammaturgo – va senz’altro considerata un po’ folle. Ma si tratta di una follia che valeva la pena di portare avanti, anche perché quel tipo di sonorità rappresenta l’anello di congiunzione perfetto tra musica colta e popolare: un po’ come i santi nella religione cattolica, dove fanno da raccordo tra Dio e i credenti. D’altra parte, anche Verdi e Mozart hanno usato la banda per portare la loro musica al popolo che non andava a teatro”. Ma cosa sono il coraggio e la follia per Ascanio Celestini? “Sono indefinibili, anche perché appena si tenta di descriverli diventano retorici o naif. Si pensi, per esempio, al coraggio di un soldato che si fa sparare in guerra e che muore: magari, un attimo prima di chiudere gli occhi, pensa che avrebbe volentieri rinunciato a essere coraggioso per restare ancora vivo. E questa, per tornare all’intreccio del titolo, potrebbe essere la follia dell’essere coraggiosi”. Assieme a Celestini, sarà sul palco di Villa Rufolo anche il pianista Cesare Picco (qui sopra, nella foto), che preferisce utilizzare un’altra metafora: “Cercheremo di costruire un ponte ideale tra coraggio e follia, partendo dalle nostre specifiche esperienze artistiche: Ascanio attraverso le affabulazioni e i mondi paralleli e onirici, ma comunque assolutamente attuali, che riesce sempre a evocare; io – aggiunge – mediante la mia personale forma di improvvisazione pianistica, che magari arricchirò suonando, a sorpresa, anche altri strumenti, per godermi l’espressione di sorpresa sul volto del mio partner. Insomma, proveremo a far ragionare e divertire il pubblico, grazie a quella libertà assoluta che oggi, forse, è possibile trovare soltanto esibendosi su un palco”.