Tornando alla serie ragnesca del 1977, va ricordato che ne è protagonista l’attore Nicholas Hammond, nei panni di Peter Parker, studente e fotoreporter che, dopo essere stato morso da un ragno radioattivo, ne acquisisce i poteri, grazie ai quali riesce ad arrampicarsi su qualunque superficie, ha forza e agilità sovrumane, è dotato di un “senso di ragno” che gli permette di sentire in anticipo i pericoli; a tutto ciò aggiunge la speciale ragnatela sintetica che crea grazie alle proprie conoscenze scientifiche. Anche sul piccolo schermo, Peter/Spiderman decide di utilizzare questi suoi poteri nella lotta contro il crimine. Nella serie, la “mitica” Zia May è interpretata da Irene Tedrow, mentre lo scorbutico direttore del quotidiano Daily Bugle (al quale Peter collabora) è Robert F. Simon. La versione televisiva delle avventure dell’Arrampicamuri, però, è davvero deludente, come detto, tanto da far dissociare subito il creatore del personaggio, Stan Lee, che la definì “troppo adolescenziale e priva di cattivi interessanti”. Alle critiche di Lee, vanno aggiunte anche quelle, non trascurabili, riferite all’assenza del ritmo tipico del fumetto di riferimento, al totale fraintendimento della sua ironia, alla “limatura” degli aspetti più problematici della personalità del protagonista e, dulcis in fundo, alla presenza di elementi davvero indifendibili come l’epocale corda (quasi da marinaio) utilizzata per simulare visivamente la ragnatela e la ridicola tutina rosso-blu del protagonista. Un altro personaggio marvelliano che arriva in televisione quasi contemporaneamente, con esiti senz’altro meno disastrosi rispetto a quelli del telefilm sull’Uomo Ragno, è il gigantesco mostro verde Hulk, protagonista della serie L’incredibile Hulk (The Incredible Hulk), in onda ancora sulla CBS dal 4 novembre 1977 al 12 maggio 1982 per 85 episodi. Hulk nacque nel 1962 sempre dalla fervida fantasia di Stan Lee, che assieme al grande disegnatore Jack Kirby realizzò una variazione sul tema di Jekyll e Hyde, “riletto” alla luce delle nuove inquietudini dell’era atomica: il gigante di giada, infatti, altri non è che lo scienziato Bruce Banner, accidentalmente investito dall’esplosione della bomba gamma (inventata proprio da lui), che lo trasforma in un mostro fortissimo ma poco intelligente; ogni volta che il pacifico dottore perde la pazienza si trasforma in Hulk che, quindi, ne incarna il lato selvaggio e irrazionale. Nel telefilm, Bill Bixby ha il ruolo di David Bruce Banner, mentre il culturista sordomuto Lou Ferrigno (di origini italiane) è Hulk. Rispetto al fumetto spariscono tutti i personaggi di contorno della serie e la trama si articola in tanti episodi slegati tra loro e ambientati in punti sempre diversi degli Stati Uniti, con Banner/Hulk in perenne fuga dopo l’ennesimo disastro provocato dai suoi scatti di rabbia. Anche in questo caso, pur con l’indiscutibile fascino tipico di un “road movie”, il telefilm si mantiene ben lontano dal livello del fumetto Marvel di riferimento, soprattutto dalla versione più matura che ne darà lo sceneggiatore Peter David durante gli anni Ottanta e Novanta, quando estremizzerà i presupposti di base dello storico personaggio. Anche se rispetto alla serie sull’Uomo Ragno quella su Hulk è quasi un capolavoro, dunque, in realtà pure questo telefilm deluse le attese, facendosi ricordare unicamente per l’effetto speciale della trasformazione Banner/Hulk e per l’affascinante malinconia di fondo. A differenza della serie ragnesca, comunque, quella dedicata a Hulk ha goduto di grande successo anche in Italia, dove la si ricorda come uno dei prodotti televisivi più caratteristici degli anni Ottanta e dove, in tempi più recenti, ha potuto godere di versioni in dvd facilmente reperibili dagli appassionati.
lunedì 14 settembre 2009
SERIE TV: SPIDERMAN & HULK
Di Diego Del Pozzo
Il rapporto tra fumetto supereroistico e serie televisive non ha mai prodotto capolavori capaci di segnare un’epoca: non lo è stato, infatti, il serial anni Cinquanta di Superman, né quello di Batman del decennio successivo. E certamente non lo sono stati i due progetti catodici dedicati a personaggi di punta della Marvel Comics come l’Uomo Ragno - che, dal film di Sam Raimi in poi, si chiama Spiderman anche in Italia (potere del marketing globalizzato…) - e Hulk. Anzi, va detto subito che, rispetto a quelle classiche dedicate ai due “mostri sacri” della DC Comics, le serie televisive su questi due personaggi marvelliani appaiono ancora meno convincenti, da tutti i punti di vista. In particolare, quella dell’Uomo Ragno può essere considerata come un piccolo campione di trash televisivo. Prodotto dalla Columbia Pictures e andato in onda sul network CBS dal 19 aprile 1977 al 6 luglio 1979, per soli 13 episodi più il pilot di lunghezza doppia, l’agghiacciante telefilm The Amazing Spiderman è, per fortuna, inedito nel nostro Paese, tranne il succitato pilot e due film realizzati montando assieme due episodi alla volta, distribuiti anche nei cinema italiani. L’Uomo Ragno è una tra le più fortunate e durature creature fumettistiche di Stan Lee, che utilizzò proprio questo personaggio come emblema stesso della “poetica” marvelliana - sintetizzata nell’ormai mitica definizione “Supereroi con superproblemi” - che rivoluzionò letteralmente il fumetto supereroistico statunitense all’inizio degli anni Sessanta, dando il via alla cosiddetta “Silver Age of Comics”, basata sulla modernizzazione dei vari personaggi, resi più vulnerabili e, quindi, più interessanti (si pensi, a tale proposito, ad altri famosissimi esempi “Made in Marvel”, come Devil, Hulk e/o supergruppi come i Fantastici Quattro e gli X-Men).
Tornando alla serie ragnesca del 1977, va ricordato che ne è protagonista l’attore Nicholas Hammond, nei panni di Peter Parker, studente e fotoreporter che, dopo essere stato morso da un ragno radioattivo, ne acquisisce i poteri, grazie ai quali riesce ad arrampicarsi su qualunque superficie, ha forza e agilità sovrumane, è dotato di un “senso di ragno” che gli permette di sentire in anticipo i pericoli; a tutto ciò aggiunge la speciale ragnatela sintetica che crea grazie alle proprie conoscenze scientifiche. Anche sul piccolo schermo, Peter/Spiderman decide di utilizzare questi suoi poteri nella lotta contro il crimine. Nella serie, la “mitica” Zia May è interpretata da Irene Tedrow, mentre lo scorbutico direttore del quotidiano Daily Bugle (al quale Peter collabora) è Robert F. Simon. La versione televisiva delle avventure dell’Arrampicamuri, però, è davvero deludente, come detto, tanto da far dissociare subito il creatore del personaggio, Stan Lee, che la definì “troppo adolescenziale e priva di cattivi interessanti”. Alle critiche di Lee, vanno aggiunte anche quelle, non trascurabili, riferite all’assenza del ritmo tipico del fumetto di riferimento, al totale fraintendimento della sua ironia, alla “limatura” degli aspetti più problematici della personalità del protagonista e, dulcis in fundo, alla presenza di elementi davvero indifendibili come l’epocale corda (quasi da marinaio) utilizzata per simulare visivamente la ragnatela e la ridicola tutina rosso-blu del protagonista. Un altro personaggio marvelliano che arriva in televisione quasi contemporaneamente, con esiti senz’altro meno disastrosi rispetto a quelli del telefilm sull’Uomo Ragno, è il gigantesco mostro verde Hulk, protagonista della serie L’incredibile Hulk (The Incredible Hulk), in onda ancora sulla CBS dal 4 novembre 1977 al 12 maggio 1982 per 85 episodi. Hulk nacque nel 1962 sempre dalla fervida fantasia di Stan Lee, che assieme al grande disegnatore Jack Kirby realizzò una variazione sul tema di Jekyll e Hyde, “riletto” alla luce delle nuove inquietudini dell’era atomica: il gigante di giada, infatti, altri non è che lo scienziato Bruce Banner, accidentalmente investito dall’esplosione della bomba gamma (inventata proprio da lui), che lo trasforma in un mostro fortissimo ma poco intelligente; ogni volta che il pacifico dottore perde la pazienza si trasforma in Hulk che, quindi, ne incarna il lato selvaggio e irrazionale. Nel telefilm, Bill Bixby ha il ruolo di David Bruce Banner, mentre il culturista sordomuto Lou Ferrigno (di origini italiane) è Hulk. Rispetto al fumetto spariscono tutti i personaggi di contorno della serie e la trama si articola in tanti episodi slegati tra loro e ambientati in punti sempre diversi degli Stati Uniti, con Banner/Hulk in perenne fuga dopo l’ennesimo disastro provocato dai suoi scatti di rabbia. Anche in questo caso, pur con l’indiscutibile fascino tipico di un “road movie”, il telefilm si mantiene ben lontano dal livello del fumetto Marvel di riferimento, soprattutto dalla versione più matura che ne darà lo sceneggiatore Peter David durante gli anni Ottanta e Novanta, quando estremizzerà i presupposti di base dello storico personaggio. Anche se rispetto alla serie sull’Uomo Ragno quella su Hulk è quasi un capolavoro, dunque, in realtà pure questo telefilm deluse le attese, facendosi ricordare unicamente per l’effetto speciale della trasformazione Banner/Hulk e per l’affascinante malinconia di fondo. A differenza della serie ragnesca, comunque, quella dedicata a Hulk ha goduto di grande successo anche in Italia, dove la si ricorda come uno dei prodotti televisivi più caratteristici degli anni Ottanta e dove, in tempi più recenti, ha potuto godere di versioni in dvd facilmente reperibili dagli appassionati.
Tornando alla serie ragnesca del 1977, va ricordato che ne è protagonista l’attore Nicholas Hammond, nei panni di Peter Parker, studente e fotoreporter che, dopo essere stato morso da un ragno radioattivo, ne acquisisce i poteri, grazie ai quali riesce ad arrampicarsi su qualunque superficie, ha forza e agilità sovrumane, è dotato di un “senso di ragno” che gli permette di sentire in anticipo i pericoli; a tutto ciò aggiunge la speciale ragnatela sintetica che crea grazie alle proprie conoscenze scientifiche. Anche sul piccolo schermo, Peter/Spiderman decide di utilizzare questi suoi poteri nella lotta contro il crimine. Nella serie, la “mitica” Zia May è interpretata da Irene Tedrow, mentre lo scorbutico direttore del quotidiano Daily Bugle (al quale Peter collabora) è Robert F. Simon. La versione televisiva delle avventure dell’Arrampicamuri, però, è davvero deludente, come detto, tanto da far dissociare subito il creatore del personaggio, Stan Lee, che la definì “troppo adolescenziale e priva di cattivi interessanti”. Alle critiche di Lee, vanno aggiunte anche quelle, non trascurabili, riferite all’assenza del ritmo tipico del fumetto di riferimento, al totale fraintendimento della sua ironia, alla “limatura” degli aspetti più problematici della personalità del protagonista e, dulcis in fundo, alla presenza di elementi davvero indifendibili come l’epocale corda (quasi da marinaio) utilizzata per simulare visivamente la ragnatela e la ridicola tutina rosso-blu del protagonista. Un altro personaggio marvelliano che arriva in televisione quasi contemporaneamente, con esiti senz’altro meno disastrosi rispetto a quelli del telefilm sull’Uomo Ragno, è il gigantesco mostro verde Hulk, protagonista della serie L’incredibile Hulk (The Incredible Hulk), in onda ancora sulla CBS dal 4 novembre 1977 al 12 maggio 1982 per 85 episodi. Hulk nacque nel 1962 sempre dalla fervida fantasia di Stan Lee, che assieme al grande disegnatore Jack Kirby realizzò una variazione sul tema di Jekyll e Hyde, “riletto” alla luce delle nuove inquietudini dell’era atomica: il gigante di giada, infatti, altri non è che lo scienziato Bruce Banner, accidentalmente investito dall’esplosione della bomba gamma (inventata proprio da lui), che lo trasforma in un mostro fortissimo ma poco intelligente; ogni volta che il pacifico dottore perde la pazienza si trasforma in Hulk che, quindi, ne incarna il lato selvaggio e irrazionale. Nel telefilm, Bill Bixby ha il ruolo di David Bruce Banner, mentre il culturista sordomuto Lou Ferrigno (di origini italiane) è Hulk. Rispetto al fumetto spariscono tutti i personaggi di contorno della serie e la trama si articola in tanti episodi slegati tra loro e ambientati in punti sempre diversi degli Stati Uniti, con Banner/Hulk in perenne fuga dopo l’ennesimo disastro provocato dai suoi scatti di rabbia. Anche in questo caso, pur con l’indiscutibile fascino tipico di un “road movie”, il telefilm si mantiene ben lontano dal livello del fumetto Marvel di riferimento, soprattutto dalla versione più matura che ne darà lo sceneggiatore Peter David durante gli anni Ottanta e Novanta, quando estremizzerà i presupposti di base dello storico personaggio. Anche se rispetto alla serie sull’Uomo Ragno quella su Hulk è quasi un capolavoro, dunque, in realtà pure questo telefilm deluse le attese, facendosi ricordare unicamente per l’effetto speciale della trasformazione Banner/Hulk e per l’affascinante malinconia di fondo. A differenza della serie ragnesca, comunque, quella dedicata a Hulk ha goduto di grande successo anche in Italia, dove la si ricorda come uno dei prodotti televisivi più caratteristici degli anni Ottanta e dove, in tempi più recenti, ha potuto godere di versioni in dvd facilmente reperibili dagli appassionati.