venerdì 7 ottobre 2011

FRANCESCO PATIERNO: UN DOCUMENTARIO SU FIORAVANTI

Di Diego Del Pozzo
(Il Mattino - 7 ottobre 2011)

La chiusura di Venezia a Napoli: il cinema esteso, la rassegna gratuita organizzata dal Comune di Napoli e dalla Biennale di Venezia, è affidata a una selezione di documentari all’Astra (dalle 20) e, soprattutto, a Francesco Patierno (qui sotto, in una foto sul set), il quarantasettenne regista napoletano del quale è appena uscito in libreria il bel documentario Giusva - La vera storia di Valerio Fioravanti, sulla controversa figura del terrorista nero dei Nuclei armati rivoluzionari condannato per la strage alla stazione di Bologna (edito da Sperling & Kupfer, cofanetto con dvd e libro di 120 pagine a 19 euro). Patierno presenta all’auditorium di Scampia, alle 19, il suo Cose dell’altro mondo, film che già ieri sera è stato proiettato con grande successo al cinema Pierrot di Ponticelli.Che valore hanno per lei, Patierno, queste proiezioni in periferia a Ponticelli e Scampia?
“Sono molto importanti. La cosa alla quale tengo di più, infatti, è comunicare col pubblico. E mi sembra che in questi contesti, spesso molto più giovani rispetto ai quartieri del centro, vi sia maggiore capacità e possibilità di attivare forme di comunicazione. Per questo, anche stasera a Scampia mi aspetto osservazioni geniali da parte dei tanti ragazzi che mi auguro di vedere in sala”.
Anche perché il suo film, che affronta un tema come il razzismo in maniera originalissima, si presta a essere interpretato dal pubblico.
“Con Cose dell’altro mondo mi sono posto una domanda paradossale: cosa succederebbe se una mattina, di punto in bianco, tutti gli extracomunitari svanissero dall’Italia? E, attraverso una commedia non convenzionale, ho provato a sviluppare questo spunto surreale nel contesto realistico della cittadina veneta dove interagiscono i protagonisti Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini. Tuttavia, poiché non amo indirizzare lo spettatore, ho pensato a un finale che lo lasciasse libero di risolvere a modo suo il paradosso di partenza”.
Come sono i risultati al box office?
“Sono particolarmente contento, perché pur essendo uscito a inizio settembre e di sabato invece che di venerdì e nonostante una contrazione complessiva degli incassi in sala pari al 40 per cento, finora abbiamo incassato più di un milione e mezzo di euro, con gradimento altissimo da parte degli spettatori. Tra l’altro, il film continua a girare per festival e, a fine ottobre, sarà in concorso a Tokyo, in quella che è la più importante rassegna asiatica”.
Da qualche giorno è in libreria il cofanetto col suo documentario su Fioravanti. Di che si tratta?
“E’ un progetto al quale tengo tantissimo e che cercavo di realizzare da anni. Per un periodo, ho anche provato a fare un film di finzione su Valerio Fioravanti, ma senza successo. Comunque, credo di aver affrontato questo pezzo di storia italiana in maniera equilibrata, senza edulcorare il passato ma cercando di inserire i personaggi nel contesto di estrema violenza degli anni Settanta italiani: un periodo di particolare ferocia che i ragazzini di oggi quasi non conoscono”.
In che modo ha strutturato il racconto?
“Sono partito dalla consapevolezza di come Valerio Fioravanti fosse il terrorista più noto d’Italia, grazie anche ai suoi trascorsi da attore bambino in un popolare sceneggiato Rai come La famiglia Benvenuti. Così, ho deciso di utilizzare proprio alcuni spezzoni di questa serie del 1969, inserendoli in un contesto che rimandasse a ciò che Fioravanti sarebbe diventato dieci anni dopo. E, addirittura, ho montato alcune sequenze contenenti i dialoghi di quel bambino bello e perfettino usandole come se la famiglia Benvenuti della tv fosse la vera famiglia di Fioravanti. Il libro allegato al dvd contiene un mio saggio e altri tre di Andrea Colombo, Nicola Rao e Luca Telese. Oltre all’uscita in libreria, il documentario sarà proiettato in alcuni festival e poi approderà in televisione: all’estero lo hanno già richiesto la Bbc e in Norvegia e Danimarca”.
I suoi film successivi al folgorante esordio Pater familias sono girati lontano da Napoli. Pensa mai di tornare a fare cinema nella sua città?
“Ci penso spesso e, anzi, sto concretamente lavorando per un mio prossimo ritorno a Napoli molto forte”.

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